Incendio alla Consolata di Rovereto: me che ne è dei progetti di costruzione? Tutto fermo da anni, e i proprietari chiedono l’aiuto della Provincia
I missionari vendettero a una società: in cordata la famiglia Cella, Roberto Miorelli e la finanziaria di Pedri. Doveva sorgere una Rsa con tanto di cremagliera per scendere a valle. Ma per ora l’unico affare sono le palazzine a Borgo Sacco
ROVERETO. Ci solo volute cinque ore per domare l'incendio che ha distrutto venerdì il tetto dell'edificio più piccolo del complesso ex Consolata, sulla collina di Rovereto. «Era l'ultima parte in legno che poteva bruciare. L'edificio principale è già da tempo solo cemento e vetri rotti».
L'architetto roveretano Fabio Cella è il presidente di Residenza al Sole srl, la società proprietaria del compendio di oltre tre ettari in via Bellavista II. Sabato mattina è andato sul terreno per fare il punto sui danni. «Eravamo preoccupati anche noi che il fuoco potesse attaccare gli alberi ma, a parte qualche foglia bruciata, per fortuna non è successo. I Vigili del fuoco hanno fatto un ottimo lavoro».
Ma perché l'area rimane in stato di degrado? «Il Piano regolatore vent'anni fa ha destinato l'area a funzioni di interesse pubblico, una struttura sanitaria, una Rsa, una struttura universitaria. Quindi sono gli enti pubblici che devono dirci cosa realizzare. Da tempo sollecitiamo il Comune, ma probabilmente servono le risorse della Provincia».
Perché un progetto di questo genere è caro: una casa di riposo o uno studentato possono costare dai 15 ai 20 milioni di euro.Residenza al Sole srl è la società che ha comprato l'area negli anni '90 dai Missionari della Consolata, che l'avevano lasciata. È partecipata dalla famiglia Cella, dall'imprenditore rivano Roberto Miorelli (Gardafin, gruppo Cosmi) e dalla Fir, ora in liquidazione, della famiglia Pedri. All'epoca fu messo in cantiere un progetto residenziale da 25mila metri cubi su 8.500 metri quadri, che prevedeva di realizzare per l'ente pubblico una cremagliera che collegasse l'area a corso Bettini. Tuttora, infatti, le strade di accesso sono strette, come hanno scoperto anche i Vigili che l'altra sera hanno domato le fiamme.
Dopo una lunga vertenza legale, il Comune decise di vincolare l'area a funzioni di interesse collettivo e in cambio consentì ai privati di realizzare il progetto immobiliare sul terreno ex Bossi Fedrigotti a Borgo Sacco.
L'iniziativa a Sacco va avanti, «non sulla fetta di terreno dell'ex vigneto, come è stato detto» precisa Cella. Sono state costruite tre delle quattro palazzine progettate dall'architetto Ruffo Wolf e tra un anno o poco più dovrebbe essere completato l'intero insediamento. All'ex Consolata, invece, non è successo più nulla.
Residenza al Sole, che ha i suoi costi fissi a mantenere l'area ferma, cerca di stimolare il Comune a decidere, ma «l'interesse negli anni si è affievolito» sostiene Cella. L'area però, afferma l'architetto, non è frequentata da senzatetto e sbandati. «Quando andiamo lì vediamo gente che fa trekking sui sentieri o ragazzini che fanno video».
Probabile che l'incendio sia scoppiato per un falò occasionale spento male. «Comunque dovremo rimettere mano a cancello e recinzioni».
Ma non sarebbe il caso intanto di demolire le vecchie strutture? «Anche in questo caso ci sarebbero i costi di demolizione e soprattutto di smaltimento - afferma Cella - Serve una comunità di intenti con l'ente pubblico».
Dopo questo incendio, materiali in legno e paglia praticamente non ce ne sono più, restano strutture in cemento e vetri rotti. Se si abbattesse tutto, potrebbe essere immaginata anche una destinazione a verde e bosco. «Sì, ma sarebbe un peccato» dice Cella.Perché lo spazio per una struttura di pubblica utilità c'è senza sacrificare il bosco. «Certo, bisognerebbe rimettere mano alla viabilità di accesso». Solo che strutture di questo tipo costano tanto, probabilmente al di là delle capacità finanziarie del Comune. A meno che non intervenga la Provincia.