«Con le sospensioni dei no vax l'ospedale di Rovereto è ormai al collasso»
I sindacati chiedono azioni immediate per garantire i servizi: «Ora ci troviamo ancora con mezza ortopedia e mezza chirurgia, mentre la riabilitazione neurologica è semplicemente chiusa»
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PROVINCIA L’appello ai dipendenti: organizzatevi per il green
ROVERETO. L'ospedale di Rovereto è in crisi. Una crisi strutturale che viene da ben prima del Covid, ma che la pandemia ha portato a livelli non più sostenibili.
Le sospensioni dei sanitari no vax hanno portato ben sotto il livello di guardia la cronica deficienza della pianta organica del Santa Maria del Carmine.
E, in vista delle ulteriori sospensioni in vista del 15 ottobre, quando anche i dipendenti non sanitari (amministrativi, custodi, manutentori e cuochi) saranno allontanati dall'ospedale se sprovvisti di Green Pass, i sindacati lanciano l'allarme: «L'epidemia non ha fatto altro che acuire alcune criticità strutturali» spiegano Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Fp, Silvano Parzian, Sandro Pilotti e Alfio Traverso che seguono il comparto per il sindacato di via Degasperi.
Per far fronte all'emergenza sanitaria nel corso dell'ultimo anno e mezzo, sostiene la Cisl, la direzione sanitaria ha riorganizzato il personale, mandando medici ed infermieri nei reparti Covid e riducendo i reparti classici.
«Ora ci troviamo ancora con mezza ortopedia, mezza chirurgia, mentre la riabilitazione neurologica è semplicemente chiusa. I vari direttori delle unità operative fanno il massimo ed anche di più per cercare di ridurre le liste d'attesa, ma resta il fatto che ora ortopedia è straripante, mentre osserviamo un aumento importante della libera professione, e anche questo solleva dei dubbi sul valore del servizio pubblico. Nell'ultimo incontro di una settimana fa l'azienda sanitaria ha ribadito che non chiuderà reparti ma ridurrà le prestazioni ai pazienti. Ci chiediamo se la politica non abbia nulla da dire».
I numeri che fotografano le condizioni del Santa Maria del Carmine sono impietosi, anche se non definitivi.
«Non riusciamo ad avere dall'azienda i numeri esatti di cosa sta accadendo» sottolineano i sindacalisti, «ma è certo che la situazione è critica, se il personale deve fare turni aggiuntivi e non prendere ferie».
Al momento in base ai dati in mano alla Cisl le sospensioni totali di sanitari no vax in tutta l'Apss sarebbero circa 400.
«200 sono già partite nei giorni scorsi, a seguire arriveranno le altre, man mano che i sanitari non rispetteranno il termine ultimo dato dall'azienda per vaccinarsi».
Di questi 400 irriducibili no vax, il 10%, circa 40 persone, lavora all'ospedale di Rovereto.
Quindi sui 650 sanitari in forza al nosocomio, il 6% circa è no vax. «I medici sono meno di cinque in tutto, il grosso è costituito da infermieri e oss (operatori socio sanitari, ndr). Una decina sono già stati sospesi, nei prossimi giorni saranno sospesi i restanti».
C'è poi il fronte dei lavoratori interinali.
In tutta l'Apss sono 240, e a Rovereto si occupano integralmente di servizi come le portinerie, magazzi economali e logistica.
«E per queste persone chiediamo una regolarizzazione. Invece vediamo uno stillicidio di personale. Solo nel reparto manutenzioni in cinque anni si è passati da 14 a 8 lavoratori».
Come detto, questa è, secondo la Cisl, la fotografia all'oggi, senza contare quindi le problematiche di personale che si avranno dopo il 15 ottobre.
«A fronte di questa prospettiva - concludono i sindacalisti - vogliamo sapere dall'azienda sanitaria come intenda affrontare la questione. È impensabile affrontare i prossimi problemi senza chiudere qualche reparto o tagliare ancora le prestazioni. Pretendiamo di sapere quali e quante».
Mentre fuori si protesta, dentro l'ospedale si lavora. Con la serietà e la professionalità che i sanitari di Rovereto hanno sempre dimostrato, soprattutto durante la fase più acuta della pandemia, quando la gente li chiamava "eroi" e gli mandava cibo gratis in corsia.
Ora quegli stessi eroi hanno in tanti casi esaurito le energie, ed alla spossatezza si aggiunge la frustrazione dei tanti sanitari che hanno con responsabilità e senso civico rispettato le regole vaccinandosi.
«Il rischio è che ora, con queste nuove sospensioni, è su di noi che abbiamo rispettato le regole che ricadrà il peso della situazione» sbotta un infermiere.E a fronte di questa emergenza crescente, il dialogo con le istituzioni è considerato deludente.
«Si tratta - dice la Cisl - di una situazione inaccettabile e riconducibile alla scarsa attenzione della politica e dell'Azienda sanitaria nel trovare soluzioni sostenibili e percorribili per sostenere gli operatori già fortemente provati».
Sul fronte economico, ci sono altre note dolenti, osserva la Cisl: «I sacrifici di queste lavoratrici e di questi lavoratori devono essere riconosciuti e compensati per garantire gli impegni del contratto collettivo e l'aggiornamento delle indennità specifiche contrattuali. Il rinnovo del contratto di lavoro scaduto è una base di partenza solida e non più rinviabile» concludono Pallanch, Parzian, Pilotti e Traverso.