Ospedale di Rovereto: riorganizzazione con stanze Covid in ogni reparto
Michele Sommavilla, direttore del Santa Maria del Carmine: «Il quadro è cambiato e noi ci adeguiamo. Dobbiamo poter ricoverare pazienti positivi che non hanno sintomatologia da coronavirus»
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ROVERETO. L'organizzazione dell'ospedale Santa Maria del Carmine è in continua evoluzione.
Ora che i pazienti ricoverati per le complicazioni del Covid-19 stanno diminuendo, l'obiettivo è quello di ricavare una o due stanze da poter isolare in ogni reparto per i pazienti positivi. «Il reparto di malattie infettive del nostro ospedale rimarrà un riferimento a livello provinciale anche per il coronavirus, ma ora avremmo forse un paziente positivo con insufficienza respiratoria. Il quadro è cambiato e noi ci adeguiamo» spiega Michele Sommavilla, direttore del S. Maria del Carmine.
«Più che gente che si aggrava a causa del Covid-19, ora abbiamo persone ricoverate per altre patologie e con il Covid-19. Pazienti che magari hanno bisogno delle cure della terapia intensiva per eventi traumatici e che risultano positivi. Dobbiamo comunque poter ricoverare pazienti positivi che non hanno sintomatologia da coronavirus. L'ospedale ora è a pieno regime, anche se limitato in alcuni spazi per via dei lavori».
Tra i reparti che hanno vissuto più intensamente la pandemia c'è la rianimazione guidata da Giovanni Pedrotti.
«Il nostro modo di lavorare è cambiato: in terapia intensiva teniamo sempre libero il box per eventuali pazienti positivi al Covid-19 che necessitino delle nostre cure. Rispetto a prima, che Covid voleva dire quasi sempre pazienti critici, con la polmonite e insufficienza respiratoria, ora ci troviamo ad avere i pazienti che curavamo prima con insufficienza respiratoria cronica, scompenso cardiaco e shock settico che in più sono Covid positivi. Mentre con le precedenti varianti quasi sempre l'infezione dava una patologia respiratoria importante, ora Omicron non dà la polmonite».Da dieci giorni non c'erano positivi in terapia intensiva, ma un paio di giorni fa ne sono arrivati due in gravi condizioni per altre patologie e positivi. Il Covid è diventata una complicanza insomma.
«Più che altro organizzativa, perché dobbiamo isolare i pazienti», spiega Pedrotti. Che invita comunque a non abbassare la guardia: «Dalla variante Delta alla variante Omicron c'è stata un riduzione della gravità della malattia, che speriamo si mantenga. Ma non dobbiamo abbassare la guardia perché il virus non è sparito».
Di passi avanti ne sono stati fatti molti, sia per la cura che nell'organizzazione del reparto: «Il Covid ci ha insegnato molto. Alcuni aspetti vanno ancora perfezionati. I dati che abbiamo sono concreti: il paziente vaccinato con tre dosi ha una riduzione della mortalità che è di nove volte superiore a un non vaccinato».
Con la diminuzione dell'attività in terapia intensiva il personale ha potuto riposare un po'. «C'è un po' più di tranquillità, finalmente, anche se siamo ancora sotto organico - ricorda Pedrotti - e comunque ci è già stato chiesto di poter aiutare il blocco chirurgico per smaltire le liste d'attesa degli interventi».