Ammazzata dal vicino, il dolore di chi la conosceva: “Donna di grande valore, ha aiutato tanti”
Risoluta e determinata. Così la ricordano gli amici e i tanti conoscenti di Noriglio, dove viveva da sempre e dove aveva messo su famiglia con suo marito, con il quale aveva avuto un figlio, Lorenzo Giori, oggi infermiere in pronto soccorso. Venerdì aspettava in casa il ritorno della madre. Un ultimo atto di normalità prima che l'orrore devastasse la loro famiglia
CONFESSIONE L'uomo che ha ucciso la vicina: «Non ricordo nulla»
DELITTO Mara Fait uccisa davanti agli occhi della madre
RICORDO «Era un'ottima infermiera, nervi saldi e grande cuore»
VIDEO Assassinata nel cortile di casa a Noriglio: il luogo del delitto
FOTO L'omicidio è avvenuto davanti alla palazzina
NORIGLIO. Mara Fait era andata in pensione da poco più di un anno. Aveva lavorato per tutta la vita come infermiera, all'ospedale di Rovereto. Infermiera di sala operatoria. Un lavoro difficile, di responsabilità, fondamentale per la tenuta di ogni reparto. Era Mara che accoglieva i pazienti in sala operatoria; li preparava, prendeva i dati, controllava i parametri. Era insieme «sbrigativa ma rassicurante», ricordano gli ex colleghi.
Sapeva mettere a suo agio, per quanto possibile, le persone che stavano per andare sotto i ferri. Perché emanava quella salda quiete frutto della competenza e dell'esperienza. E lei le aveva entrambe. «Era strumentista della sala dei piccoli interventi» ricorda Marco Ioppi, ex primario di ginecologia «ed era una persona molto preparata ed apprezzata. Era sbrigativa, perché sapeva cosa fare, ma senza mai perdere il suo atteggiamento positivo. Aveva molto buon senso, dote preziosa in un sanitario, e sapeva superare le difficoltà senza agitarsi. Ti potevi fidare di Mara, c'era sempre e non si lamentava mai. Era un punto di riferimento. Mirava a superare le difficoltà, invece di ingigantirle; e portava positività nell'ambiente. La notizia della sua morte mi lascia sgomento. Era una gran brava persona».
Risoluta e determinata la ricordano anche i vicini di casa e i tanti conoscenti di Noriglio, dove viveva da sempre, e dove aveva messo su famiglia con suo marito, con il quale aveva avuto un figlio, Lorenzo Giori, oggi infermiere in pronto soccorso, e che viveva nell'appartamento a fianco con la sua fidanzata. E che venerdì, il giorno della tragedia, aspettava in casa il ritorno della madre, che era andata a fare la spesa con la nonna. Un ultimo atto di normalità, di vita di tutti i giorni, prima che l'orrore devastasse la loro famiglia.
«Ha aiutato tantissime persone - ricorda commosso un vicino, guardando il telo bianco che copriva pietosamente il corpo senza di vita -. Aveva un cuore grande». «Ma non si faceva certo mettere in piedi in testa» ha commentato di rimando più di uno tra gli amici che ieri, attoniti di fronte alla tragedia, si sono radunati alla spicciolata davanti la casa teatro del tremendo delitto.
Era portata ad interessarsi anche delle vite degli altri Mara. E anche con questo sentimento aveva accettato di candidarsi al Comune di Rovereto, nel 2015, nella lista "Progetto Rovereto Città" di Marco Zenatti. Aveva un carattere forte Mara. Un carattere che l'aveva sostenuta anche nei momenti più duri della vita. E che la sosteneva ancora oggi, nell'assistere ogni giorno l'anziana madre Bruna, non autosufficiente.
Ma un cruccio negli ultimi anni la angosciava, quel rapporto pessimo e teso con il suo vicino di casa. Oltre alle varie querele e denunce, fatte e ricevute, Mara aveva cercato più volte anche aiuto tra conoscenti e amici per uscire da quella situazione. Un consiglio. Si era rivolta anche a Mauro Previdi, oggi assessore alle Politiche sociali a Rovereto, ma per tanti anni collega all'ospedale di Rovereto. Lui chirurgo generale, lei infermiera.
«La ricordo molto precisa e attenta in sala operatoria - ricorda Previdi -. Abbiamo lavorato molti anni insieme, era molto apprezzata sul lavoro, sia per le capacità professionali che per l'indole positiva e senza fronzoli. Negli ultimi anni mi aveva cercato qualche volta, proprio per raccontarmi dei suoi problemi di vicinato. Le avevo spiegato che il Comune non poteva entarare in faccende private, che era una situazione da avvocati. È tremendo scoprire cosa è successo».