La famiglia e lo zio di Iris Setti: “Non perdoneremo mai quell’assassino”
Aldo Santacatterina e i familiari sono ancora distrutti dal dolore: “C’è tanta rabbia per una morte così assurda e atroce. Al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque altro”
REAZIONI Basta femminicidi: manifestazione e fiaccolata nel nome di Iris e di Mara
PREVENZIONE Fugatti: cambiare le norme per fermare persone pericolose
IL DELITTO Iris Setti uccisa al parco, possibile il tentativo di rapina
PAURA Dopo l'assassinio di Iris Setti, a ruba lo spray al peperoncino
QUARTIERE Shock e rabbia per l'assassinio di Iris: «Tragedia annunciata»
ROVERETO. C'è rabbia per come è morta Iris, rabbia per la fine che ha fatto, rabbia per le condizioni in cui è stata ridotta... Nooo, perdonarlo mai. In questo caso il perdono non esiste proprio». Aldo Santacatterina è lo zio di Iris Setti, la donna massacrata la notte del 5 agosto al parco Nicolajewka. È un uomo anziano Aldo, distrutto dal dolore, come lo sono tutti i familiari, a partire dalla madre Carla novantenne, della donna uccisa dal nigeriano Chukwuka Nweke. «Non meritava una morte simile Iris, la cui unica "colpa" è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Purtroppo è capitato a mia nipote, ma poteva succedere benissimo a tutti. E può capire la nostra rabbia, di tutti noi familiari, per come è morta Iris: poteva essere vittima di un incidente stradale o chissà di quale altro evento, ma no, non una morte così». Nelle parole di Aldo (che sono poi quelle di tutti parenti della povera sessantenne «visto che siamo una famiglia tutta unita») si mescolano sentimenti di rabbia e di dolore che non lasciano spazio all'odio o alla vendetta nei confronti dell'"uomo nero".
«Non ho pregiudizi nei confronti di nessuno, non sono stato e non sarò mai razzista. Quello che penso di quel losco individuo non ha a che fare con la provenienza o il colore della pelle, bianco rosso o verde. Direi le stesse cose anche fosse stato un roveretano... Non mi interessano che dica che era drogato o chissà cos'altro: il perdono in questo caso non esiste. Non esiste proprio il perdono - puntualizza lo zio di Iris - nei confronti di chi ha provocato una morte così brutale. E che non mi dicano che non era in sé perché dopo quello che ha fatto è arrivato anche a rubarle l'anello. Ripeto: non sono un razzista, condanno solo lui. Nella mia famiglia non c'è una sola persona che sia razzista o che possa essere accusata di nutrire questi sentimenti».
Lo conferma anche il post su Fb di Mauro Spinieli, nipote di Aldo Santacattrina che chiede «una giusta ed esemplare condanna per la "bestia" che ci ha portato a questa situazione. Preciso che non è razzismo, prima che qualcuno lo dica, penserei la stessa cosa se fosse stato un roveretano».E sul fatto che nessuno sia intervenuto per fermare l'aggressione Santacatterina non ha dubbi: «Io d'istinto mi sarei scagliato contro di lui, d'istinto però e magari avrei fatto la stesa fine di Iris. Mi metto anch'io nei panni di chi ha pensato di affrontare l'uomo, forse se avevi un bastone potevi in qualche modo provarci. Ma con lui a mani nude non avresti mai potuto fare nulla».
«La mamma di Iris - ha invece postato Aldo - e tutta la nostra famiglia hanno dentro di sé due vulcani: uno è del dolore e uno della rabbia. Quello del dolore l'avete mitigato voi con la vostra presenza e le vostre belle parole, pertanto vi ringraziamo tutti infinitamente. Quello della rabbia non si spegnerà mai. Rovereto è una piccola città ma con il vostro caloroso abbraccio ci è sembrato di vivere in una metropoli. Grazie a tutti».
E un grazie particolare lo rivolge al sindaco Francesco Valduga che da subito voleva venire a fare le condoglianze alla mamma di Iris: «Gli ho detto di aspettare qualche giorno. Poi è venuto con l'assessore Mauro Previdi e si è intrattenuto con mia sorella a lungo. Ci tenevo a dirlo perché qualcuno sostiene che non c'era al funerale: il sindaco era presente, lo posso testimoniare. È stato l'unico politico che è venuto di persona senza farsi pubblicità e senza il codazzo: per me è stata una cosa molto, molto importante e mi ha fatto piacere».