Emergenza casa: «Lavoriamo ma siamo costretti a vivere in auto con i bimbi»
Coppia straniera con tre figli perde l'abitazione per sopraggiunto sfratto: «Nessuno ci affitta un alloggio». Lei, di origini pakistane diventata poi ucraina, è ginecologa. Lui lavora in una ditta di spedizioni. «Non so ancora per quanto tempo possiamo rimanere in una stanza a San Felice senza la possibilità di cucinare». L’aiuto dell’Unità di strada in attesa dei servizi sociali
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ROVERETO. Come casa hanno una vecchia utilitaria. Nella quale sono stipati vestiti e passeggino, coperte e poco cibo (non deperibile ovviamente), scarpe e libri di scuola... La loro vita, quella di una famiglia composta da genitori stranieri e tre figli di 3, 6 e 7 anni, è tutta lì, concentrata in un piccolo spazio-rifugio. Perché loro una casa vera e propria non ce l'hanno, nonostante l'abbiano cercata per mari e monti. E non trovano nessuno, «nonostante il mio compagno abbia un posto di lavoro fisso ed uno stipendio dignitoso», che sia disposto ad affittare loro un appartamento.
Lo cercano disperatamente perché da chi (una persona pakistana) ha messo loro a disposizione una stanza a Valle San Felice è arrivato improvvisamente lo sfratto. Via, da quell'abitazione che attualmente è occupata da 11 persone non c'è più spazio.
«Siamo in grado di pagare un affitto, siamo una famiglia perbene: qualcuno per favore ci aiuti perché in queste condizioni non possiamo andare avanti...» racconta Zeinab, laureata in medicina e specializzata in ginecologia, pakistana di origine ma ucraina di adozione dove si era trasferita con la famiglia di origine.
Ha un compagno, Shaid (anche lui originario del Pakistan che lavora a Rovereto come corriere) e tre bambini (due frequentano le scuole elementari, uno la scuola materna) e si ritrova in mezzo ad una strada... Anzi no, in un parcheggio del Brione dove il papà lascia l'auto: Shaid va a lavorare, i bambini vanno a scuola e Zeinab due giorni la settimana frequenta un corso di italiano al don Milani. Il resto della giornata, in attesa che il papà rientri dal lavoro, lo trascorrono in auto.
A portare alla luce la vicenda della famiglia sfrattata è stata la dirigente della scuola frequentata dai bambini che si è rivolta a Pantaleo Losapio impegnato nel volontariato a sostegno delle persone in difficoltà con la sua associazione Unità di strada.
«Ci siamo presi a cuore questo come tanti altri casi e per quello che è nelle nostre possibilità lo facciamo. Ospito la signora mentre i bambini sono a scuola, preparo qualcosa di caldo e offro loro da mangiare anche se qui non abbiamo una cucina vera e propria... La situazione è davvero difficile, non possono vivere così...».
Eppure Zeinab le ha provate tutte: «Mi sono rivolta a Cinformi ma senza alcun risultato. Ad una agenzia immobiliare ho dato 250 euro per trovare un appartamento, ma ora non rispondono più. Mi sono rivolta sia a privati che ad agenzie ma quando sentono che siamo stranieri e con tre figli le porte si chiudono. Quello che chiediamo è di avere, a pagamento, una sistemazione dignitosa: va bene Rovereto ma vanno bene anche altri paesi della Vallagarina...» puntualizza la donna.
Questa settimana i servizi sociali della Comunità della Vallagarina si sono interessati al caso della famiglia sfrattata: «Speriamo di riuscire a risolvere questo caso, non possono essere soltanto i volontari ad aiutare queste persone. L'ente pubblico - conclude Losapio - deve fare la sua parte, cosa che non sempre succede...».