Strade / La tragedia

All'addio a Stefano Arlotti "Genova" pensano gli amici: il funerale a Terragnolo

La cerimonia oggi pomeriggio, mercoledì 18 settembre, nella chiesa parrocchiale di Piazza, per il 53enne originario della liguria, vittima dell'incidente in moto sabato sera. Il sindaco: «Abbiamo provato a cercare parenti ma non li abbiamo trovati. Allora ci hanno pensato gli amici: abitava qui da soli dieci anni, ma ne aveva tanti, si era inserito bene nella nostra comunità»

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TRENTO. L'ultimo saluto a Stefano Arlotti, per tutti «el Genova», sarà dato oggi pomeriggio, mercoledì 18 settembre, alle 16 nella chiesa parrocchiale di Piazza di Terragnolo.

La salma del ligure diventato un uomo delle valli del Leno sarà poi tumulata nel cimitero accanto alla chiesa. E ad occuparsi di tutto non saranno i parenti ma gli amici. Quelli veri, quelli che confermano che l'empatia vale più dei legami di sangue. Certo, per molti è un colpo secco all'esistenza canonica ma, a dirla tutta, dimostra come una persona che sa farsi voler bene non ha bisogno di parenti: di suo sa, o come in questo caso ha saputo dare, vivere il mondo. Il funerale, non a caso, lo hanno organizzato gli amici. Ed anche questa - o forse soprattutto - è una famiglia. Magari quella sincera che non ha bisogno di vincoli e legami per prendersi cura di qualcuno. Si chiama amore, d'altro canto, assolutamente disinteressato.

«Abbiamo provato a cercare parenti ma non li abbiamo trovati - spiega il sindaco di Terragnolo Massimo Zenatti - Ma ci hanno pensato gli amici. Perché Stefano, anche se abitava qui da soli dieci anni, ne aveva tanti. Perché era un ragazzo che si è inserito bene dentro la nostra comunità, era una persona di spirito, di quelli con la battuta pronta che la mattina di regalava il buonumore e la sera di faceva rientrare contento. Qui a Terragnolo ha trovato un ambiente sano che gli è piaciuto. So che veniva da un mondo più difficile e ha deciso di stabilirsi qui perché si è trovato bene. Abbiamo cercato la sua famiglia ma alla fine ci hanno pensato gli amici».

Già, la vera famiglia non riconosciuta ma quando c'è bisogno è presente. Anche per i «foresti». Perché l'importante non è il luogo di nascita ma, come detto, l'empatia. E Stefano, «el Genova», ne aveva da vendere. A tal punto da essere nato al mare ma seppellito in montagna. Carlo Merighi, Barbara, Carlotta, Claudia e i colleghi di Movitrento, per dire, si sono accollati le spese di tutto.

Stefano era un amico e l'ultimo saluto se lo sono accollato loro. Perché tutti hanno diritto all'addio, anche se non ci sono parenti. Il funerale, che ovviamente ha dei costi, se l'è accollato un collega della Movitrento, azienda terzista che opera alla Suanfarma di Lizzzana.

«Stefano era un caro amico - spiega Carlo Merighi - oltre che un collega. Era una persona sola, senza famiglia. Il legame che c'era tra noi, però, era forte. E il funerale, per capirci, se l'è pagato lui. Aveva messo via i soldi per tutto. Noi, come amici e colleghi, l'abbiamo organizzato ma la spesa, di fatto, se l'è accollata lui».Stefano, per dire, era un «foresto». Ma a Terragnolo, 700 anime, si era rifatto una vita dimostrando che mare e monti, alla fine, tanto fa. La sua morte in strada - in sella all'inseparabile moto a due passi da casa - di fatto ha stoppato l'intero comune.

Era di Genova ma a Terragnolo ci stava bene. Dieci anni fa, per dire, aveva lasciato la Liguria per seguire la fidanzata di allora. Quando la storia è finita, però, ha deciso di restare a vivere a Terragnolo, comune di 700 anime ma un posto dove si sta bene. E aveva scelto la frazione di Peltreri, lontana dal caos e con dei concittadini che di fatto sono anche amici. E al bar di Piazza le sue risate riempivano le giornate e, ovviamente, mancheranno.

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