Uno scalone di metallo sui Lavini di Rovereto, per le «orme dei dinosauri», e scoppia la polemica
Una struttura «in ferro zincato che quando batte il sole si vede luccicare dall’altra parte della valle», tonnellate di metallo ed un costo stratosferico
ROVERETO. «Un colpo d’occhio? Macché, un pugno nell’occhio... e anche allo stomaco. Diciamo le cose come stanno: quello è uno scempio vero e proprio, un oltraggio paesaggistico, un intervento improponibile in ambiente come quello dei Lavini. E aggiungiamoci pure che è costosissimo e la frittata è fatta...». Marco Zenatti, Paolo Piccinni e Luca Dapor sono i tre consiglieri di Fratelli d’Italia puntano il dito contro la passerella panoramica (in corso d’opera) per ammirare le orme dei dinosauri. Lo fanno con una interrogazione presentata alla sindaca Giulia Robol evidenziando una serie di elementi sui quali chiedono che venga fatta chiarezza.
Un intervento, la posa in opera del camminamento sospeso («in ferro zincato che quando batte il sole si vede luccicare dall’altra parte della valle»), che sta suscitando polemiche per il forte impatto ambientale su sito di interesse paleontologico conosciuto in mezzo mondo da quando nel 1990 vennero scoperte centinaia di orme di dinosauri vissuti più o meno 200 milioni di anni fa. E di motivi per mettere quantomeno in discussione, se non proprio per bocciare, le scale metalliche i consiglieri di Fratelli d’Italia ne hanno più di uno.
Da dove iniziare? Dal costo complessivo «spropositato» di 2.640.000 euro (di cui euro 1.784.749 per lavori a base di gara), «poco meno della metà dell’importo necessario a realizzare il nuovo polo della protezione civile che deve ancora partire»). Ma l’attenzione non ricade solo sull’importo, ma anche (e forse soprattutto) sulla «mastodonticità dell’opera, ancorché non terminata, che si snoda salendo per 350 metri: tonnellate di metallo ancorate sulla parete rocciosa, il colatoio Luciano Chemini (lo scopritore delle orme ndr), con un impatto paesaggistico ed ambientale che quantomeno sconcerta e lascia perplessi. Evidentemente l’area è instabile geologicamente e quindi i visitatori devono essere salvaguardati da ogni pericolo di franamento. Lo stesso vale anche per la fauna da salvaguardare nel periodo di riproduzione...».
Insomma, per i tre esponenti del partito della presidente del consiglio Giorgia Meloni, peggio di così non poteva andare tanto da portare in aula consiliare il tema del percorso di visita ai Lavini. Tra i diversi quesiti sottoposti agli amministratori comunali c’è anche quello relativo all’impatto paesaggistico ed ambientale dell’opera: «È stato adeguatamente approfondito in sede di studio preliminare alla progettazione e con quali strumenti e da parte di chi? Il disturbo della fauna esistente (evitato in sede di cantiere) rischia di concretizzi permanentemente ad opera finita a causa delle strutture metalliche avulse da qualsiasi habitat naturale e dalle frequentazioni dei visitatori?».
Se ormai l’amministrazione ha deciso di realizzare il percorso sospeso così come si presenta ora «chiediamo almeno quali iniziative intende attivare per garantire la massima fruibilità di quest’opera, per evitare che diventi una cattedrale costosissima nel deserto, posto che il collegamento viario è precario, che il servizio pubblico è inesistente, che sulla possibile struttura di accoglienza, la casetta degli Alpini, non esiste alcun progetto di adeguamento e sistemazione... Inoltre sono previsti sistemi di videosorveglianza o controllo per evitare e scoraggiare ogni azione di deturpamento dei bene paleontologici?» Insomma i temi sui quali i consiglieri di Fratelli d’Italia sollecitano risposte sono parecchi. Perché se condividono in linea generale il progetto di valorizzazione dell’area ribadiscono la loro contrarietà ad uno scempio ambientale costosissimo».