Disastro ambientale nel Leno, a giudizio il direttore che nel 2019 sversò il fango delle dighe nel torrente
La fuoriuscita del limo fece strage di pesci e causò danni gravissimi all’ecosistema, ma dei quattro possibili imputati, resta alla sbarra solo l’ingegnere di Agsm
ROVERETO. Si era gridato al disastro ambientale, alla colata di fango uscita dalla diga della Busa a Raossi di Vallarsa e che ha dipinto di marrone il Leno uccidendo, peraltro, i pesci nella stagione della frega. Una piena con danni alimentata da Vaia che ha aggiunto problemi a problemi. Tanto da «scomodare» la politica e portare la questione in Comune, in Provincia e alla fine in Procura della Repubblica.
Al di là delle questioni amministrative - soprattutto il risarcimento per la fauna ittica ottenuto dall'Associazione pescatori pagato dall'assicurazione dell'Agsm Verona - il caso è stato preso in mano dalla pm Viviana Del Tedesco che con pazienza certosina si è spulciata tutte le determine degli enti preposti al controllo del territorio (parliamo di Provincia, Bacini montani ma anche magistrato delle acque di Venezia) ed ha analizzato passo passo i lavori messi in atto dalla diga per liberarla dai detriti dopo l'assalto del maltempo. E stiamo parlando del 2018, sia prima che dopo Vaia.
Gli interventi messi in campo, però, hanno comunque prodotto un'invasione di limo nel torrente che, per la legge, si configura come inquinamento ambientale e come tale perseguibile. Tanto che in tribunale, davanti alla gup Mariateresa Dieni, si sono presentati quattro imputati: i due tecnici che lavorano alla diga, il rappresentante dell'Agsm e il direttore dell'impianto alla Busa in Vallarsa, l'ing. Salgarelli. Che alla fine, probabilmente, sarà il solo che resterà con il fatidico cerino in mano visto che la procura ha chiesto il processo a dibattimento solo per lui, formalizzando invece richieste di assoluzione perché il fatto non sussiste per gli altri imputati.
La giudice si è presa un po' di tempo per decidere ma il 6 marzo si saprà come si chiuderà, da un punto di vista penale, la vicenda che destò tanto scalpore soprattutto da un punto di vista politico.
A tenere sul banco degli imputati, da parte del pubblico ministero, il solo capo della diga è stata la decisione di agire «di testa sua» sull'abbassamento dei limiti del bacino occupato da fango e da quant'altro portato dal maltempo.
In verità era stato presentato un cronoprogramma che, per altro, prevedeva l'impiego delle pompe idrovore. Ma l'ing. Salgarelli ha sempre detto che questa soluzione contrastava con la richiesta della Provincia di fare in fretta.
La scelta, nel tempo, è cambiata ma il direttore della diga ha deciso di proseguire per la propria strada.
L'accusa, alla fine, è stata di inquinamento ambientale per aver illecitamente smaltito poco meno di 15mila metri cubi di materiale inerte che era nella diga del lago della Busa. Smaltimento illecito che si sarebbe realizzato facendo uscire fango compatto dagli scarichi di fondo e di esaurimento che si trovano nel bacino.
Proprio un intervento che, all'epoca, si era detto di non seguire ma che alla fine, per ragioni di tempo, è stato adottato «sporcando» il torrente Leno.
A rispondere di quanto successo, dunque, potrebbe essere il solo responsabile dell'impianto mentre, come chiesto dalla procura, potrebbero essere estromessi dal procedimento penale i due tecnici e la titolare della concessione Maso Corona-Valbona, l'Agsm di Verona per l'illecito legato alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
I fatti, come detto, risalgono al 2019 e a far partire l'azione penale era stato un esposto presentato da Gloria Canestrini. Esposto che era stato preceduto da un'interrogazione in consiglio comunale e da una firmata da Filippo Degasperi in Provincia. Tre atti che vertevano su un'unica questione: c'erano stati degli sversamenti nel Leno e il torrente aveva pagato care conseguenze. Che avevano travolto anche i pesci, con diversi esemplari morti e la levata di scudi dei pescatori. Questo aspetto è stato definito in sede civile mentre è rimasto aperto quello penale. Che è il risultato di un'approfondita e meticolosa indagine condotta dalla pm Del Tedesco sui lavori avviati per alleggerire l'accumulo di limo che si era creato all'interno del bacino.