Alla Calvin Klein-Cmi una quindicina di licenziamenti
Il gruppo multinazionale Usa del lusso Calvin Klein ha avviato la procedura di mobilità per 12 dei 130 dipendenti della Cmi, Confezioni Moda Italia, l'azienda di Mattarello che produce prevalentemente capi di alta gamma. Degli esuberi, 10 sono a Trento, su 75 addetti totali, e 2 nella struttura amministrativa di Milano. Cmi, inoltre, non conferma 3 contratti a tempo determinato, per un totale di 15 posti di lavoro persi, di cui 13 trentini. Sindacati e lavoratori non ci stanno
TRENTO - Il gruppo multinazionale Usa del lusso Calvin Klein ha avviato la procedura di mobilità per 12 dei 130 dipendenti della Cmi, Confezioni Moda Italia, l'azienda di Mattarello che produce prevalentemente capi di alta gamma. Degli esuberi, 10 sono a Trento, su 75 addetti totali, e 2 nella struttura amministrativa di Milano. Cmi, inoltre, non conferma 3 contratti a tempo determinato, per un totale di 15 posti di lavoro persi, di cui 13 trentini. Sindacati e lavoratori non ci stanno: l'assemblea di ieri pomeriggio in azienda ha proclamato lo stato di agitazione e il blocco degli straordinari e ha lanciato la proposta di contratti di solidarietà invece della mobilità.
Sono state confermate quindi le preoccupazioni espresse dai sindacati nei giorni scorsi ( L'Adige di ieri). L'azienda ha comunicato l'avvio della procedura di mobilità ieri mattina in Confindustria Trento, nell'incontro tra l'amministratore delegato di Cmi Fabio Fusco , il direttore di Ck Italia Luca Medici , il direttore del personale Paolo Locatelli e i sindacalisti Mario Cerutti della Filctem Cgil, Marco Ravelli della Femca Cisl e Osvaldo Angiolini della Uiltec Uil. «Perché avete aspettato adesso per darci la comunicazione?» hanno chiesto i sindacati. Che hanno ricevuto, è proprio il caso di dire, una risposta poco elegante: «Calvin Klein era occupata nelle sfilate».
«Il gruppo ha deciso di togliere da Trento la seconda linea e spostarla in un'altra società» spiega Angiolini (Uil). La seconda linea è la produzione per gli outlet, più economica, ma il grosso dell'attività a Mattarello è dedicata alla prima linea, prodotti di alta gamma destinati agli atelier. «Hanno anche precisato - prosegue Angiolini - che non hanno chiesto la cassa integrazione perché non si tratta di crisi ma di una riorganizzazione del gruppo».
Una riorganizzazione che però costa cara alla Cmi: in tutto la società, con sede legale a Milano, conta 130 dipendenti, di cui 75 a Mattarello, 20 a Milano e il resto nei negozi, tra cui New York. Di essi, come abbiamo detto, un decimo perde il posto. «Oltre ai 10 esuberi - puntualizza Ravelli (Cisl) - tre contratti a termine che scadono tra agosto e ottobre non saranno confermati. L'azienda vuole chiudere la procedura in tempi brevi, ma noi ci siamo opposti. Anche perché non ci sono in Cmi figure professionali di una certa età che potrebbero essere accompagnate alla pensione. Sono giovani e prevalentemente donne».
«L'assemblea dei dipendenti ha mostrato grande coesione - afferma dal canto suo Cerutti (Cgil) - Abbiamo proclamato lo stato di agitazione e ci saranno iniziative in occasione del prossimo incontro con l'azienda, il 25. La proposta del contratto di solidarietà al posto dei licenziamenti è nata dai lavoratori, che hanno sottolineato le capacità professionali di altissimo livello presenti in azienda. Il gruppo Ck ha detto che a Trento resta la produzione di alta gamma, ma noi siamo preoccupati, non gli daremo nessuna cambiale in bianco».