Il caffè sospeso arriva in San Martino
Trento vuole diventare come Napoli. Non certo per i rifiuti, ovviamente, ma per una prassi tutta partenopea di convivenza e socializzazione legata a filo doppio ad una tazza di caffè. E questa moda (che si spera diventi davvero tale) non poteva che partire da San Martino, quartiere multietnico e popolare a due passi dal centro storico. L'iniziativa si chiama «Caffè sospeso»: da qualche giorno, al bar Adria di largo Nazario Sauro si è sparsa l'abitudine tra gli avventori di lasciare un caffè pagato
Trento vuole diventare come Napoli. Non certo per i rifiuti, ovviamente, ma per una prassi tutta partenopea di convivenza e socializzazione legata a filo doppio ad una tazza di caffè. E questa moda (che si spera diventi davvero tale) non poteva che partire da San Martino, quartiere multietnico e popolare a due passi dal centro storico.
L'iniziativa si chiama «Caffè sospeso» e l'idea è venuta al presidente dell'associazione «Amici della Città» Stefano Grassi. Da qualche giorno, al bar Adria di largo Nazario Sauro si è sparsa l'abitudine tra gli avventori di lasciare un caffè pagato. Per chi? Per altri clienti magari senza moneta o che, passando di lì, fanno capolino chiedendo se, per caso, c'è appunto un caffè gratis. E l'aroma è decisamente migliore perché è offerto da qualche altro residente del rione ma anche da qualcuno di passaggio.
Dopo la titubanza iniziale, il «caffè sospeso» sta diventando un rito imprescindibile. E funziona anche come veicolo di conoscenza reciproca visto che spesso offerente e bevitore si incontrano sulla soglia del bar.
«Come associazione abbiamo voluto lanciare un messaggio in questo momento di crisi. È un'iniziativa a costo zero che rimette il bar al centro della socialità e lo fa attraverso una bevanda che tutti gustano, il caffè appunto. All'Adria questa mossa piace e questo è solo l'inizio. La proporremo anche ad altri locali di San Martino e poi al resto della città. Sarebbe bello che in tutti i quartieri di Trento si diffondesse questa sorta di gioco».
Quella del caffè sospeso, come detto, è una tradizione antica in uso nei bar di Napoli. Quando viene ordinato un caffè sospeso, il cliente paga due tazzine ma, chiaramente, ne riceve una sola. Un tempo serviva per consentire ai poveri di gustarsi un caffè senza dover per forza fare la carità. Gli indigenti, ma nel caso trentino chiunque, quando si presentano al banco di un bar possono chiedere se c'è un caffè sospeso e, in caso affermativo, vedersi servire una tazzina come se gli fosse stata offerta dal primo cliente.
Questa tradizione, come detto, è un'usanza viva nella società napoletana da diversi anni. Allo spirito iniziale di obolo per chi non aveva una lira in tasca adesso si è sostituita la condivisione per una gioia inattesa o semplicemente per un accesso di buonumore. Chi è euforico, infatti, ordina un caffè pagandone un altro per il prossimo avventore, per fargli assaporare il nettare nero alla sua salute.
Totò, nei suoi film, riporta quasi sempre a questa usanza di strada capace di unire classi sociali diverse. E pure Pino Daniele loda l'«impresa» nella celebre canzone «Na' tazzulella e' cafè»: «Na' tazzulella e' cafè e mai niente cè fanno sapè; nui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante, e invece e c'aiutà c'abboffano e' cafè».
La condivisione è talmente radicata nel capoluogo campano che il 10 dicembre 2011 la «Rete del Caffè Sospeso» ha istituito un'apposita «Giornata» con l'appoggio di diverse associazioni culturali e del sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Adesso tocca a Trento. E l'idea, in San Martino, ha già commosso alcuni partenopei doc diventati trentini d'adozione. Si sentono a casa. Potere del caffè.