La crisi di chi aiuta le persone in crisi
I tagli ai finanziamenti pubblici, la crisi economica che continua e i posti di lavoro che scarseggiano, stanno mettendo a dura prova il Punto d'Incontro di Trento. La struttura di accoglienza voluta da don Dante, che verrà ricordato martedì ad un anno dalla scomparsa, ieri ha tenuto le porte aperte grazie al solidarietà offerta dall'Aquila Basket che ha permesso il funzionamento, per 5 domeniche concluse ieri, dei servizi di accoglienza e della mensa
I tagli ai finanziamenti pubblici, la crisi economica che continua e i posti di lavoro che scarseggiano, stanno mettendo a dura prova il Punto d'Incontro di Trento. La struttura di accoglienza voluta da don Dante, che verrà ricordato martedì ad un anno dalla scomparsa, ieri ha tenuto le porte aperte grazie al solidarietà offerta dall'Aquila Basket che ha permesso il funzionamento, per 5 domeniche concluse ieri, dei servizi di accoglienza e della mensa.
Un'occasione importante per il Punto d'Incontro che sempre più sta provando sulla propria pelle l'effetto di una crisi che non guarda in faccia a nessuno.
«Siamo sotto pressione» sono le parole di Vincenzo Passerini, presidente della cooperativa Punto d'Incontro e di Angelo Poletti responsabile dell'accoglienza. Le persone che si rivolgono alla struttura di via Travai non sono numeri ma occorre dare uno sguardo a quest'ultimi per capire la drammaticità di una realtà che in molti vivono ma che spesso in pochi conoscono.
Gli utenti che quotidianamente si rivolgono al servizio mensa del Punto d'Incontro sono circa 180. I posti della sala pranzo sono 66 e i due turni che fino a qualche anno fa erano sufficienti oggi rischiano di non esserlo più. Stessa situazione, se non più critica, riguarda il servizio docce. Ad oggi il Punto d'Incontro mette a disposizione al mattino 5 docce ma gli utenti che ne fanno richiesta in media sono oltre 50.
«Non stiamo facendo un discorso di struttura - ha spiegato Vincenzo Passerini - ma della mole di lavoro che gli operatori sono costretti a prendersi sulle spalle sempre di più. Abbiamo registrato una leggerissima flessione di stranieri che arrivano a Trento e che si rivolgono al nostro servizio ma il motivo è che ormai nemmeno più nella nostra provincia si trova lavoro e la vita non è facile. Accanto a questo sono aumentati, però, gli italiani che ci chiedono aiuto».
Negli ultimi 5 anni gli stranieri che chiedono aiuto sono diminuiti di circa il 20% ma delle stessa percentuale sono aumentati gli italiani. Sono uomini, soprattutto, provenienti anche dal sud d'Italia, che cercano lavoro e che non riescono a ottenere un'occupazione che gli permetta di vivere dignitosamente. «I trentini - ha spiegato Passerini - riescono ad andare avanti perché il nostro sistema di welfare riesce a tenere. Ci sono però tante persone che arrivano da altre regioni». La drammaticità della situazione nasce anche dai cambiamenti sul tipo di presenza con cui ci si trova a fare i conti.
Gli utenti arrivati negli ultimi anni, infatti, chiedono di usufruire dei servizi per più tempo e in diversi casi si sta anche verificando il ritorno di chi in passato aveva fatto uso dell'accoglienza e che era poi riuscito a risollevarsi.
Accanto a questi mutamenti non manca però il problema legato ai costi e ad un servizio che negli anni è stato costretto a rispondere ad un numero sempre maggiore e diversificato di bisogni.
«Con il taglio del 3% ai finanziamenti pubblici che vediamo ogni anno - ha affermato Passerini - siamo riusciti ad andare avanti grazie alla solidarietà dei trentini». A preoccupare, però, è il numero alto di utenti perché il rischio è quello di non riuscire ad offrire a tutti un servizio basilare e l'attenzione giusta. «La nostra missione - è la tesi di Passerini - è quella di aiutare chi è per strada e ha grossi problemi ma siamo stati caricati di tutta una serie di altre problematicità per le quali servirebbero servizi appositi. Per questo serve una modifica delle politiche sociali provinciali».