Malossini: è la mia pensione

«Scelta non semplice. Ma l'ho fatto come decisione personale che riguarda contributi che ho versato e che toccano il futuro di quello che è chiamato vitalizio, ma che io chiamo la mia pensione». Mario Malossini, ex presidente della giunta provinciale trentina, tiene a sottolineare come, per lui, l'assegno collegato al vitalizio, ora tagliato, rappresenta quello che per altri è la previdenza  

TRENTO - «Scelta non semplice. Ma l'ho fatto come decisione personale che riguarda contributi che ho versato e che toccano il futuro di quello che è chiamato vitalizio, ma che io chiamo la mia pensione». Mario Malossini, ex presidente della giunta provinciale trentina, tiene a sottolineare come, per lui, l'assegno collegato al vitalizio, ora tagliato, rappresenta quello che per altri è la previdenza. «Per me è la mia pensione, perché, ricordo, che mi sono dimesso dalla professione di giornalista, dove avrei potuto rimanere in aspettativa come fanno tanti, e in base alle cui regole avrei preso il doppio rispetto a quello che ho maturato con l'esperienza politica».


L'assegno di Malossini è sceso da 6.096 euro mensili netti a 2.862 euro netti, in compenso riceve subito 351.000 euro e 480.000 euro a rate tra il 2018 e il 2021. «Una parte si riceve subito - afferma Malossini - perché il taglio è immediato. Una parte arriverà successivamente».

 

Malossini ricorda di aver sempre dovuto scegliere tra professione e politica. «Avevo iniziato la carriera di giornalista - spiega Malossini - ma nel 1979 quando fui eletto la prima volta mi dissero: tu ti impegni sul piano politico e non fai commistioni con altre cose. Lo stesso feci quando tornai in Provincia nel 2003 con lettere inviate a Bezzi e Turella per segnalare che ero incompatibile con due miei impegni professionali. Se fossi rimasto giornalista ora prenderei il doppio».  

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