Vitalizi, i consiglieri versano uno e ricevono due
Versi uno e incassi due. Alzi la mano chi non ci starebbe. A determinare gli scandalosi privilegi di cui godono consiglieri ed ex consiglieri regionali c'è anche questa disparità tra i contributi corrisposti nel fondo di garanzia e quanto hanno diritto a incassare. Per rimanere sul concreto, uno come l'ex consigliere di Forza Italia-Pdl Mauro Delladio in vent'anni di consiglio ha versato circa 545 mila euro. Nei mesi scorsi ha ricevuto come anticipo 426.948 euro e ha diritto a quote del Fondo family per altri 895 mila euro: in totale 1,3 milioni di euro. Senza contare il vitalizio mensile. Non se la passa male neanche Pino Morandini che a fronte di 600 mila euro versati ne riceve 1,1 milioni I vostri commenti
Anche se nel corso degli anni (pure all'interno della stessa legislatura) la percentuale di contributi corrisposti nel fondo di garanzia dai singoli consiglieri è andata via via aumentando, resta comunque una quota minima di quanto essi hanno poi diritto ad incassare. Di quello che ricevono essi hanno realmente versato meno del 50 per cento.
I Verdi Riccardo Dello Sbarba, Hans Heiss e Brigitte Foppa avevano chiesto di conoscere la somma complessiva dei contributi previdenziali pagati a solo carico di tutti i singoli consiglieri nelle ultime legislature in modo da poter raffrontare le cifre con i vitalizi e le liquidazioni loro assegnate (anticipo più quote Fondo family da incassare in 4 rate annue dal 2018). Moltrer ha risposto che la richiesta era impossibile da esaudire: «Un calcolo dettagliato dei contributi compessivi trattenuti ai singoli beneficiari implicherebbe un carico di lavoro attualmente non sostenibile con le risorse a disposizione impegnate nell'espletamento di inderogabili mansioni». Insomma, dirigenti e funzionari regionali hanno compiti ben più importanti che non rispondere alle interrogazioni di consiglieri eletti su un tema che, ormai da quasi due mesi, sta imperversando sui giornali, in televisione e nelle discussioni dei cittadini.
Tuttavia, alla pur limitata risposta, Moltrer allega una tabellina che fornisce informazioni circa le retribuzioni rese in percentuale in merito alla posizione di un «Consigliere tipo» dall'inizio della undicesima al termine della quattordicesima legislatura, riportando anche l'indennità mensile (per altro senza la diaria da 3.500 euro netti) ed annua.
Un consigliere generico che fosse stato seduto in Consiglio regionale ininterrottamente dal novembre del 93 (inizio undicesima legislatura) all'ottobre del 2013 (fine della quattordicesima) avrebbe versato in totale 545 mila euro. È il caso, guarda un po', dell'ex consigliere di Forza Italia - Pdl Mauro Delladio. Ora, se andiamo a vedere quanto la riforma del 2012 prevede per lui come anticipo del vitalizio, beh ci si rende conto della stortura del sistema. Il consigliere nei mesi scorsi ha ricevuto come anticipo 426.948 euro e ha diritto a quote del Fondo family per altri 895 mila euro (da ricevere in 4 anni a partire dal 2018). In totale si tratta di 1,3 milioni di euro.
Quello di Delladio è solo un esempio, anche se forse il più eclatante.
Prendiamo, per esempio, il caso di Pino Morandini, che in Consiglio regionale era entrato 5 anni prima, nel 1988. Calcolando che anche nella decima legislatura i consiglieri avessero versato come contributo il 14 per cento della loro indennità (aumentato al 22 per cento solo dall'aprile del 95 e poi al 25% dal 2005) si potrebbe calcolare a spanne una contribuzione quinquennale di circa 50 - 60 mila euro. Se sommiamo la cifra a quella delle quattro legislature successive, risulta che Morandini ha versato grosso modo 600 mila euro. Il bello (soprattutto per lui) è che di Fondo family ne incasserà ben 665 mila, cui vanno aggiunti i 447 mila che sono già finiti sul suo conto nei mesi scorsi. Totale: un milione e 112 mila euro. Scusate se è poco. Nota bene: consideriamo solo la liquidazione, non gli assegni mensili.
«La mia impressione - commenta Dello Sbarba - è che nelle legislature precedenti all'undicesima si pagasse ancora meno. A breve presenteremo un'ulteriore interrogazione al Consiglio regionale, per conoscere le quote di contribuzione dagli anni Cinquanta».