Dipendenti pubblici in Trentino Esercito da 50 mila persone
Un trentino su dieci è dipendente pubblico. Un esercito di 50 mila infermieri, insegnanti, impiegati che ogni giorno si guadagna la pagnotta pagato coi soldi delle tasse e che nonostante spending review e blocchi del turn over resta massiccio. La maggior parte è impiegato negli enti locali. A fine 2012 erano 44.888 persone, un quarto delle quali lavoratori della scuola, più di 8mila del settore sanitario a cui se ne aggiungono altre 4.420 che lavorano nell'assistenza e nelle case di riposo. I dipendenti della Provincia vera e propria sono 4.647I tuoi commenti
TRENTO - È un esercito di quasi cinquantamila «soldati» quello assoldato dalle pubbliche amministrazioni in Trentino. Quasi una persona ogni dieci. Un esercito fatto di infermieri, insegnanti, impiegati che ogni giorno si guadagna la pagnotta pagato coi soldi delle tasse. Un esercito che nonostante spending review e blocchi del turn over non accenna a diminuire, almeno fino al dicembre del 2012, data fino a cui arrivano le statistiche ufficiali.
La maggior parte dei lavoratori è impiegato negli enti locali. Al 31 dicembre del 2012 erano 44.888 persone, un quarto delle quali lavoratori della scuola, più di 8mila del settore sanitario a cui se ne aggiungono altre 4.420 che lavorano nell'assistenza e nelle case di riposo. I dipendenti della Provincia vera e propria sono 4.647, in leggero calo rispetto agli anni precedenti, a cui vanno aggiunte altre tremila persone abbondanti inserite negli organici di enti funzionali, società partecipate e fondazioni che di fatto mantengono alto il numero dei dipendenti del settore pubblico allargato nonostante restrizioni e giri di vite alle spese correnti.
Un esercito, si diceva, quello dei dipendenti pubblici. Ma costretto sulla difensiva. Guardato con sospetto dall'opinione pubblica e ora colpito duramente anche dal proprio datore di lavoro, lo Stato, che con il decreto sulla pubblica amministrazione della settimana scorsa ha dato un giro di vite eliminando possibilità e supposti privilegi. In realtà la riforma del governo Renzi sfiorerà appena i dipendenti pubblici trentini. Magari la stretta su mobilità o rappresentanze sindacali potrà riguardare i circa 4mila statali ma non i provinciali, almeno finché la Provincia non deciderà di recepire le stesse norme.
Dirigenti fedeli.
Su un punto però la giunta Rossi ha anticipato il governo Renzi, annunciando nuove regole per la nomina dei dirigenti, che non saranno più a vita ma verranno pescati da un albo di abilitati. Un po' come farà lo Stato, dove un terzo dei dirigenti potrà essere designato dal politico di turno su base fiduciaria. Un processo contestato dai sindacati ma su cui governo nazionale e locale tirano dritto.
Organici bloccati.
Il blocco del turn over è in vigore da qualche anno in Provincia. Ormai la regola è di assumere un nuovo dipendente ogni cinque andati in pensione. Ma è già da prima, da almeno una decina d'anni, che piazza Dante assume col contagocce e che i concorsi si contano sulle dita di una mano. C'era bisogno di sfoltire e di razionalizzare ed è stato fatto. Peccato però che mentre i dipendenti diretti calano aumentano quelli delle società di sistema, le spa controllate dal pubblico, fino a pochissimo tempo fa liberi di prendere chi volevano senza grossi vincoli e solo di recente sottoposti a regole più restrittive.
Gli effetti sulla spesa corrente iniziano comunque a farsi sentire. Ma c'è l'altro lato della medaglia. «In alcuni servizi la diminuzione di organici è sopportabile, in altri proprio no» sostiene Giampaolo Mastrogiuseppe, segretario della Cgil Funzione pubblica. «Già oggi - aggiunge - il sistema non regge più nei Comuni piccoli, nell'Azienda sanitaria e nelle Rsa. Ne risente il servizio, questo è pacifico». Il sindacato fa inoltre notare come bloccando le assunzioni l'età media dei dipendenti pubblici fatalmente aumenta e questo finisce per diventare un problema anche in termini di innovazione. «Anche perchè francamente - aggiunge Mastrogiuseppe - a chi lavora da tanti anni hanno fatto perdere l'orgoglio e la voglia di lavorare per il pubblico. Oggi i dipendenti sono sotto attacco anche da parte dello Stato stesso ed è naturale anche una perdita di motivazione in queste condizioni».
Alto Adige più «leggero».
In Trentino, dove vivono 550 mila persone, i dipendenti provinciali «equivalenti», sommando i part time per farne temi pieni, a fine 2012 erano 4.815, in Alto Adige con una popolazione simile e competenze paragonabili 4.355, in Friuli venezia Giulia, con una popolazione di 1,2 milioni, appena 2.930. Sembrerebbe che ci siano ancora margini per scremare un organico sovradimensionato. Il sindacato invita però a fare attenzione e tenere conto ad esempio del fatto che in Trentino i servizi alla persona sono ancora svolti per la maggior parte del pubblico e che in provincia di Bolzano molte competenze sono demandate ai Comuni che hanno organici più pingui rispetto a quelli trentini. «Lasciamo perdere casi eclatanti come la Sicilia - dice ancora Mastrogiuseppe - ma in realtà anche rispetto ad altre regioni siamo più virtuosi. Il dato del Friuli, ad esempio, deve tener conto che lì ci sono anche le province con le loro competenze delegate e il loro personale».
Retribuzioni giù.
Anche le retribuzioni e i contratti nel pubblico sono da diversi anni bloccati. Dal 2010 non c'è neanche l'adeguamento al costo della vita. È stato contestualmente istituito il sistema del Foreg, un modo di recuperare attraverso muna norma di legge il 25% di quanto risparmiato redistribuendolo a chi opera processi di riorganizzazione virtuosi. Sono così stati «riciclati» 25 milioni di euro all'anno, distribuiti tra le circa 36mila persone che ne hanno diritto.
Precari.
In compenso con la legge Prodi 368 del 2006 nel pubblico sono comparsi i precari, assunti per attività particolari. In Trentino non sono molti, 2-300 in tutto, ma paradossalmente sono più precari degli altri, perché potendo essere assunti a tempo indeterminato solo per concorso contrariamente al settore privato possono essere prorogati all'infinito.