Equitalia e la burocrazia che rincorre anche i morti
Vittorio Cavallaro racconta all'Adige la grottesca situazione che si è venuta a creare con Equitalia per il pagamento di una contravvenzione non pagata al Comune di Egna dalla moglie deceduta da oltre due anni: «Mi viene da sorridere» I tuoi commenti
«Storie di burocrazia. Il 1 ottobre - scrive in una lettera Vittorio Cavallaro - ricevo una raccomandata da Equitalia. È indirizzata a mia moglie, ma mia moglie è deceduta da oltre due anni. Il postino premuroso mi chiede a quale titolo io ritiri la lettera ed annota diligentemente. Apro la busta e leggo. Si tratta di una cartella di pagamento per una contravvenzione non pagata al Comune di Egna emessa nel maggio del 2011. L'importo è quasi triplicato. La contravvenzione era però stata pagata entro il termine fissato. Allora il giorno successivo mi reco, con la mia ricevuta di pagamento, negli uffici di Equitalia. Qui mi spiegano che devo presentare una richiesta di annullamento del provvedimento, ma quando si accorgono che la cartella di pagamento è intestata a mia moglie sorge qualche problema. Dovrei certificare la morte di mia moglie, dimostrare di essere il successore eccetera. Dopo una breve consultazione tra gli addetti e verifica con il dirigente, cercano di semplificarmi le cose e presento un'autocertificazione e presento la domanda di cancellazione. Il 7 ottobre ricevo una mail dal Comune di Egna in cui mi si comunica che è stata avviata la procedura di scarico della cartella esattoriale.
Ma la storia non finisce. Il 13 ottobre, rientrando a casa trovo l'avviso di una raccomandata proveniente sempre da Equitalia, sempre indirizzata a mia moglie, deceduta. Per ritirarla dovrò recarmi con sua delega e suo documento di identità. Mi reco allo sportello postale, spiego la storia. Non c'è problema, devo fare un'autocertificazione in cui dichiaro che mia moglie è deceduta e che io sono il marito. Mi consegnano la busta e apro. Equitalia informa mia moglie che una raccomandata a lei indirizzata è stata consegnata a mano al marito, qualificatosi «Persona di famiglia».
Ora quando riceveranno la ricevuta del ritiro della comunicazione e vedranno che a ritirarla non ha provveduto la persona in indirizzo, ma persona qualificatasi come marito, invieranno una nuova raccomandata? Viene da sorridere, ma tutto questo quanto ci costa? E quei poveretti che non avevano conservato la ricevuta di pagamento?»