Scoppia la guerra dei supermercati In arrivo a Trento due nuovi discount

di Francesco Terreri

Nuovo capitolo nella guerra dei supermercati a Trento. Nel capoluogo sbarca il gruppo Lillo, colosso del discount che fa capo alla famiglia Podini di Bolzano. E parte con due insediamenti per i quali i lavori sono in corso: al piano terra del complesso immobiliare realizzato da Costruzioni Pompermaier a Trento nord, alla rotatoria del Bren Center, e nell’area di proprietà del gruppo Carlini a Trento sud, dietro lo storico bar Groff. I due nuovi supermercati avranno l’insegna Ld Market, la rete di negozi acquisita da Lillo-Podini nel 2013 dal gruppo Lombardini. Un’operazione da 150 milioni di euro che ha portato la catena bolzanina del discount oltre i 2 miliardi di fatturato consolidato.

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«Abbiamo due progetti a Trento, dobbiamo completare l’iter prima di spiegare i dettagli» conferma prudente Patrizio Podini, amministratore unico di Lillo e responsabile del ramo grande distribuzione del gruppo, mentre i figli Marco e Maria Luisa Podini si sono dedicati all’informatica attraverso Sequenza e Dedagroup. Ramo che da poco è sbarcato in Borsa con la controllata Piteco. E che da solo vale oltre 200 milioni di giro d’affari.
La grande distribuzione dei Podini fattura invece 2 miliardi, con una crescita del 10% nel 2014: al miliardo 100 milioni di Lillo, presente in centro e sud Italia con i negozi Md Discount, si sono aggiunti l’anno scorso i ricavi dei 320 discount Ld Market acquisiti dalla famiglia Lombardini. La rete Lillo arriva ora a 720 punti vendita. E proprio di recente Podini ha annunciato un piano di investimenti da 500 milioni per aprire 60 nuovi supermercati di medie dimensioni, in media attorno ai 1.200 metri quadri, con 1.250 nuove assunzioni previste.

In Trentino il gruppo è già presente con quattro negozi della rete Ld. Il più grande, da 800 metri quadri, è a Levico. Poi c’è il discount da 750 metri quadri a Terzolas, quello da 680 metri quadri a Mezzolombardo e il punto vendita da 560 metri quadri a Taio. A Trento i nuovi supermercati saranno un po’ più grandi. «Almeno 800 metri quadri» dice Podini. Probabilmente verso i mille metri a Trento sud. Lillo conta complessivamente quasi 4.200 dipendenti, di cui attualmente 42 in Trentino. I nuovi punti vendita dovrebbero occupare una ventina di addetti ciascuno.

L’area dietro il bar Groff fa capo alla Garma srl di Mauro Carlini e Roberta Chistè (giro d’affari 2014 pari a 3,8 milioni), che sta realizzando in zona Stella di Man la residenza Stella Bianca. A giugno sono partiti i lavori per l’edificio a destinazione terziaria-commerciale.

Alla rotatoria del Bren Center, invece, si sta sviluppando il progetto da 27 milioni della Costruzioni Pompermaier di Volano, che ha visto la realizzazione di un nuovo edificio ad altezze differenziate che si affaccia sulla rotatoria, oltre alla ristrutturazione del vicino immobile ex Piffer. Nel nuovo edificio sono già stati apposti i cartelli «cantiere Lillo spa» dove sorgerà il supermercato. Nel 2010 Patrimonio del Trentino, il braccio immobiliare della Provincia, ha stipulato con Pompermaier un contratto d’acquisto di bene futuro per una parte del complesso, che potrebbe quindi ospitare anche uffici pubblici.


IL NO DELLA CONFESERCENTI

È preoccupato e pronto a battersi affinché il piano per l’individuazione delle grandi superfici di vendita non vada in porto, almeno così come prospettato dal Politecnico di Torino, consulente del Comune di Trento in materia commerciale. Renato Villotti, presidente di Confesercenti, ha letto le proposte dei tecnici e non le condivide affatto. Non condivide l’impostazione dello studio, che suggerisce all’amministrazione comunale otto aree dove poter insediare attività commerciali di ampiezza superiore ai 1.500 metri quadrati, perché è convinto che il capoluogo non abbia bisogno di nuova offerta. «È una valangata di attività che rischia di sopprimere i piccoli» afferma Villotti, che ha intenzione di discutere la proposta nella giunta di Confesercenti per poi andare al confronto con Palazzo Thun.

«Sono molto critico - spiega - per un dato oggettivo: il bacino della città è talmente piccolo che gli insediamenti commerciali attuali sono già sufficienti e non abbiamo certo bisogno dell’arrivo di strutture di dimensioni internazionali, che finirebbero per distruggere i piccoli e medi negozi». Il presidente è convinto che anche dal punto di vista del lavoro non sarebbe un grande affare per la città, perché a fronte di qualche decina di assunzioni fatta da un grande gruppo si rischia di vedere sparire altre attività più piccole e dunque altri posti di lavoro. Non è insomma detto che il saldo sia positivo. «Non è questione di protezionismo - aggiunge - ma un dato oggettivo e una questione di orografia». Ma Villotti ne fa soprattutto una questione di strategia economica e invita a pensare agli effetti che lo sbarco di grosse strutture potrebbe avere sulle piccole e medie imprese.

Il presidente dei commercianti al dettaglio e vicepresidente generale di Confcommercio Trentino, Massimo Piffer, non è così drastico e si dice anzi per certi versi affascinato dall’analisi del Politecnico, nella quale trova nondimeno elementi poco convincenti. Ad affascinarlo e convincerlo è l’idea di base, cioè la considerazione che oggi non si deve più ragionare proponendo i modelli dei grandi centri commerciali ma il nuovo commercio va proposto all’interno del tessuto urbano, in quartieri che devono essere vissuti e frequentati non solo per gli acquisti. Okay perciò all’ampliamento e valorizzazione dell’offerta interna, ma senza allargarsi verso ovest e uscire dai confini urbani. «La realtà - sottolinea - è che il centro storico è lì con la sua offerta commerciale e lo sarà sempre. Quello che va fatto, e sono d’accordo su questo con quanto dice l’architetto Toffolon, è integrare bene questa offerta con quella che si trova a Trento Nord, collegare le due zone commerciali». Piffer dice no all’ipotesi, peraltro non affrontata dal Politecnico perché di competenza provinciale, di grandi insediamenti, sopra i 10.000 metri quadri, in zona Interporto ma è scettico anche sull’ipotesi di offerta specializzata, modello Eataly, sull’area ex Italcementi: «Sono ipotesi poco realistiche, da città metropolitana. Rischierebbe di essere un’isoletta senza capo né coda».

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