Neve artificiale sul Bondone No delle Asuc all'ampliamento

Veto preventivo su qualsiasi ipotesi di ampliamento del bacino artificiale di malga Mezavia.

I vertici delle Asuc di Vigolo Baselga e di Baselga del Bondone si sono riuniti nei giorni scorsi per discutere sui progetti ventilati da Trentino Sviluppo e dalla controllata Trento Funivie, la società che gestisce gli impianti di risalita, e hanno escluso la possibilità di dare il via libera a un progetto del genere, via libera indispensabile per realizzare l'opera in quanto proprietari della superficie del bacino assieme al Comune di Trento, che ne ha un altro spicchio amministrato attraverso l'Azienda forestale.

Senza neve artificiale sul Bondone quest'anno non si sarebbe neanche potuto sciare. Grazie ai cannoni e al bacino di accumulo di Malga Mezavia invece la stagione invernale più secca degli ultimi decenni è andata bene, facendo segnare finora un aumento dei passaggi in seggiovia del 7% e un aumento dei ricavi del 9%. Ma d'altro canto pesano sui bilanci i notevoli costi di utilizzo dell'acqua.

In una stagione del genere si è dovuta pompare in continuazione dalla sorgente dei Molini di Sopramonte, seiceneto metri di dislivello più in basso, per poi tirare su l'acqua da Mezavia fino alle piste. Costi notevoli che potrebbero essere significativamente abbattuti con un bacino di accumulo più capiente in quota.

Trento Funivie finora non ha formalizzato alcuna richiesta, ma l'idea frulla in testa da tempo al presidente Fulvio Rigotti. «Sarebbe un sogno - conferma - il problema è che per poter ampliare ci vogliono i fondi e purtroppo c'è il problema delle Asuc che hanno un potere di veto, a volte esagerato». Attualmente il bacino artificiale ha una capacità di 60.000 metri cubi, ma iniziando a sparare neve in novembre, non appena la colonnina di mercurio è scesa a temperature adatte, e non avendo piovuto per mesi ben presto Trento Funivie ha dovuto pompare acqua dai Molini. E le difficoltà di approvvigionamento hanno rallentato le operazioni, tanto che solamente in febbraio, a metà stagione superata, c'è stata la possibilità di aprire anche la Gran Pista e la seggiovia delle Rocce Rosse, fiore all'occhiello dell'offerta bondonera.


Se preparare le piste da discesa non è stato facile ancor più difficile è stato predisporre gli anelli per lo sci nordico alle Viote. Le piste sono gestite da Asis, l'azienda comunale che si occupa di impianti sportivi; il direttore, Luciano Travaglia, definisce «disastrosa» la stagione dal punto di vista dell'innevamento.

L'azienda da una dozzina d'anni ha in dotazione tre cannoni da neve e una dorsale di derivazione porta l'acqua dalle Rocce Rosse ad una serie di pozzetti dove possono essere allacciati i cannoni e spostati da un punto all'altro a seconda delle necessità. «Il fatto è - spiega Travaglia - che Trento Funivie ci dà l'acqua solo quando la pompa e ne ha a sufficienza e quest'anno da questo punto di vista le cose sono andate molto male. Oltre che poca disponibilità per via della siccità c'è stato anche il problema della pompa che non ha funzionato per un po' di tempo. Insomma, a parte una certa quantità a metà novembre poi abbiamo avuto acqua a singhiozzo verso fine anno». Quando l'acqua arriva e fa abbastanza freddo per spararla l'impianto parte in automatico.

«Però in queste condizioni - aggiunge il direttore di Asis - è come guidare con le mani legate. La gente non lo sa e si chiede come mai non spariamo abbastanza neve, ma sono critiche ingenerose perché purtroppo non siamo nelle condizioni di farlo». Quando poi l'acqua arriva Asis la paga molto salata: due euro a metro cubo, prezzi superiori a quelli che spende un cittadino per l'acqua del rubinetto.

«Ma il problema - commenta il direttore - è averla non tanto quanto la paghiamo, perché se i costi che Trento Funivie deve affrontare per pomparla da valle sono alti è normale che ci vengano addebitati per la nostra quota. Se l'acqua c'è siamo disposti a pagarla il giusto». Il contratto che fissa le condizioni è scaduto un anno fa ed è in proroga. Ora dovrà essere rinnovato, ma difficilmente Trento Funivie, dovendo pensare ai suoi problemi, garantirà per iscritto una fornitura costante che non è in grado di assicurare.

«Se ci fosseStagione dis un bacino di accumulo di dimensioni maggiori in una stagione così secca - aggiunge Rigotti - sarebbe una riserva preziosa non solo per innevare ma per qualsiasi uso civile, compreso l'uso potabile perché l'acqua accumulata è di una qualità facilmente potabilizzabile con un impianto non particolarmente sofisticato. Io credo che pensarci sarebbe una cosa saggia».

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