Gardolo, escrementi in vasca Piscina chiusa quattro volte
Piscina chiusa per pulizia straordinaria: può capitare, come sanno bene le persone che praticano quotidianamente il nuoto, di trovare gli impianti momentaneamente non disponibili per gli allenamenti.
Se però succede quattro volte in otto giorni, a causa di escrementi nella vasca principale, non si parla più di un caso: è probabile che chi combina il «guaio» non lo faccia per sbaglio o per un momentaneo malessere, ma ne sia consapevole.
Nell'impianto di Gardolo i responsabili della piscina si troverebbero, dunque, di fronte ad un «imbrattatore seriale», ad una persona che si divertirebbe a fare i propri bisogni in acqua sapendo che la conseguenza è la sospensione di ogni attività sportiva per alcune ore. E non si parla di pipì, i cui effetti, per quanto sia spiacevole l'atto in sè, vengono in gran parte annullati dal cloro: si tratta di feci.
È raro, ma può succedere, che durante l'attività in piscina qualche baby nuotatore non riesca a trattenere l'impellente bisogno; negli impianti natatori di Trento è capitato anche in passato e tutto si è sempre risolto con una pulizia immediata ed accurata. A Gardolo, però, tutto farebbe pensare ad una sorta di «premeditazione» e non ad un problema fisiologico momentaneo. Per questo motivo è nata un'«indagine interna»: tutti i soggetti coinvolti, dagli assistenti bagnanti a chi sta in biglietteria, sono invitati a dare una mano per quanto di loro competenza per capire chi sia l'«imbrattatore seriale».
In soli otto giorni, è stato necessario chiudere la piscina ben quattro volte: sempre nel pomeriggio, sempre al termine di alcuni corsi di nuoto. Insomma, la fascia oraria è la medesima e le persone che frequentano la piscina in quel lasso di tempo sono quasi sempre le stesse.
Con un incrocio di dati, come accade nelle indagini della polizia, i responsabili dell'impianto stanno cercando di capire chi possa essere l'imbrattatore.
Dalle presenze giornaliere agli iscritti ai corsi, senza al momento formulare alcuna accusa, i collaboratori di Asis stanno verificando la strana coincidenza della scoperta di feci nell'acqua con la presenza di determinate persone. Se si trattasse di un bimbo, che non è consapevole che facendo i propri bisogni in vasca crea un danno oltre ad un grosso disagio, il problema verrebbe risolto spiegando ai genitori l'accaduto. E la faccenda si risolverebbe con una ramanzina.
Pare tuttavia che l'«imbrattatore seriale» sia giovane, ma non un bambino: insomma potrebbe essere sì minorenne, ma più vicino ai 18 anni che agli 8. In questo caso la responsabilità personale del gesto avrebbe un peso maggiore: al doveroso rimprovero potrebbero aggiungersi altri provvedimenti più pratici, o magari anche un castigo. Per far desistere l'imbrattatore, lo si potrebbe coinvolgere nell'opera di pulizia della piscina: un'attività straordinaria che comporta costi straordinari (ed il mancato introito degli ingressi) e che, partendo dall'asportazione della materia fino alla completa sanificazione delle vasche, ha una durata non inferiore alle tre ore. Il tempo libero per i ragazzi è prezioso: trascorrerlo facendo pulizie in piscina sarebbe, per l'imbrattatore, una pesante punizione.