In città arrivano i custodi di quartiere Guardie armate nelle zone a rischio degrado
Saranno vigilantes armati, come voleva Fugatti, ma il Comune ha deciso di chiamarli «custodi di quartiere». L’idea l’ha suggerita un membro dei comitati di cittadini che si battono per la sicurezza e contro il degrado in centro storico e il sindaco Andreatta l’ha accolta volentieri, per marcare la distanza dall’indicazione fugattiana e sottolineare l’impostazione dialogante e collaborativa che si vuole dare a questa nuova figura di tutore dell’ordine.
Ieri mattina, ultimo giorno utile, l’amministrazione comunale ha inviato alla Provincia il progetto sperimentale di presidio straordinario in alcuni luoghi sensibili della città. Lanciato dal governatore, indignato per l’immagine apparsa un paio di mesi fa sui giornali di una persona che faceva pipì sul muro della chiesa di Santa Maria Maggiore, all’inizio era stato concepito come un servizio di vigilanza privata a tutela di una delle chiese simbolo di Trento. Ad Andreatta, così come al vescovo Tisi e al parroco, l’idea però non piaceva e il sindaco aveva chiesto di poter ampliare e modificare il raggio di azione, prendendosi cura di un’area più vasta in maniera diversa. L’accordo alla fine è stato trovato: la Provincia ha confermato lo stanziamento di 50.000 euro per un anno e il Comune ha presentato il suo progetto, impostato con i criteri voluti dal sindaco. Ora l’ultima parola spetta ancora a piazza Dante, ma non dovrebbero esserci sorprese.
Sono due le zone interessate al presidio. La prima è quella che ruota attorno a Santa Maria Maggiore e comprende via Torre Vanga, via Pozzo, via delle Orfane, piazza Santa Maria, via Santa Margherita, via Tommaso Gar e piazza Da Vinci; la seconda va da Largo Carducci a via Santa Maria Maddalena, vicolo Santa Maria Maddalena, via Dietro le Mura, via dei Ventuno, via Marchetti, il parco di San Marco, vicolo e via San Marco, vicolo e piazza della piazza della Mostra, passaggio Osele, via Suffragio e via San Pietro.
I «custodi» saranno probabilmente due e dovranno garantire un presidio di almeno 40 ore alla settimana in orario pomeridiano e serale. Essendo guardie private non avranno poteri di polizia; il loro compito sarà quello di controllare, eventualmente segnalare alla polizia locale episodi o situazioni di degrado, ma anche relazionarsi con i residenti e gli operatori economici cercando di porsi come figure di riferimento per cercare di migliorare la situazione in quelle zone. Nei prossimi giorni il Comune contatterà le ditte del settore ed avvierà una procedura ad evidenza pubblica per selezionare quella a cui affidare il progetto sperimentale. Dovendo avere caratteristiche particolari e una spiccata capacità di relazione e propensione all’ascolto, i custodi di quartiere verranno scelti col metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa, considerando cioè non solo gli aspetti economici ma anche quelli qualitativi.
Ci vorrà qualche mese, tra selezione e formazione, per far partire operativamente il progetto che scatterà a giugno e durerà 12 mesi. Fatto il bando e verificato il costo reale non è escluso che il Comune possa decidere di intervenire per integrare i 50.000 euro dello stanziamento provinciale, in modo da garantire una copertura maggiore delle zone a rischio.
Andreatta, illustrando ieri i contenuti del progetto, ha sottolineato il percorso di partecipazione e condivisione servito per metterlo a punto. Sindaco e comandante della Polizia locale hanno incontrato una serie di interlocutori preziosi: a Santa Maria la circoscrizione, il parroco, il Comitato per la rinascita di Torre Vanga, la Casa della giovane, gli alpini che gestiscono il museo alla Portela, la scuola materna Zanella, la Fondazione Demarchi; nella zona di San Pietro il parroco, il Liceo musicale, la scuola materna Tambosi di via Ferruccio, il parroco ortodosso rumeno, il Centro per la cooperazione internazionale, il Centro Ocse-Leed, i firmatari della petizione che ha fatto chiudere in anticipo La Scaletta. «Sono stati incontri molto preziosi - spiega il sindaco - e altri ne verranno fatti. Ho avuto la conferma che non serviva una guardia davanti alla chiesa ma un custode capace anche di dialogare, di dare indicazioni suo comportamenti corretti, di prevenire».