Investe una ragazza, chiede scusa e se ne va ma è «incastrata» da un'altra automobilista che la insegue e fotografa il numero di targa

di Flavia Pedrini

Quando si commette un errore, anche involontario, le scuse sono dovute. È un gesto di civiltà. Ma quando si investe un pedone con l'auto, abbassare il finestrino e scusarsi non basta: bisogna fermarsi e assicurarsi delle sue condizioni. 

In questo caso, invece, l'automobilista ha proseguito la marcia (non comprendendo la gravità dell'accaduto, spiegherà poi). La scena - con la ferita a terra che gridava per il dolore - non è sfuggita ad un'altra automobilista, che ha inseguito il veicolo "pirata", ha fotografato la targa, consentendo così alle forze dell'ordine di individuare la responsabile ed è tornata indietro per soccorrere la ferita.

La vicenda ora è finita in Tribunale: l'imputata, una trentenne trentina che deve rispondere di lesioni personali stradali e omissione di soccorso, ha chiesto la messa alla prova. L'udienza è stata dunque rinviata a settembre, per consentire alla difesa di presentare il programma di lavori socialmente utili, ma anche di definire la partita risarcitoria: la vittima, una studentessa universitaria 20enne che si è costituita parte civile con l'avvocato Alberto Cunaccia, ha infatti chiesto 8.000 euro di danni morali (quelli materiali sono stati risarciti dall'assicurazione). 

L'incidente risale al marzo 2017 ed è successo in città, per l'esattezza in via Cervara, di primo mattino. La vittima si trovava all'imbocco della via e stava attraversando la strada sulle strisce pedonali per raggiungere la fermata dell'autobus e raggiungere Mesiano. In quel momento, dalla via che scende dalla collina, diretta in piazza Venezia, stava arrivando l'imputata. Forse la donna non si è accorta che la studentessa stava attraversando. Sta di fatto che, come ricostruito dall'accusa, «la investiva urtandola su un fianco e schiacciandole il piede sinistro con la ruota del veicolo», cagionandole lesioni personali giudicate guaribili in più di quaranta giorni e che hanno richiesto anche il ricovero in ospedale. La studentessa, infatti, ha riportato la frattura del malleolo ed ha dovuto sottoporsi anche ad un intervento chirurgico, con l'inserimento di viti e placca per ridurre la frattura.

Nonostante l'incidente l'automobilista non si è fermata: «Si limitava ad abbassare il finestrino del veicolo per chiedere scusa ed immediatamente si allontanava - come riporta il capo di imputazione - noncurante delle grida della (...), senza prestare soccorso all'infortunata».

Ma un'altra automobilista, una donna straniera, compreso quello che era successo, ha seguito il veicolo dell'imputata e, giunta nei pressi del semaforo davanti alle scuole Sanzio, è riuscita a fotografare la targa della macchina. Quindi, è tornata in via Cervara, per assicurarsi delle condizioni della giovane, che si è poi premurata di andare a trovare anche in ospedale.

Proprio grazie alla prontezza di spirito della soccorritrice e al suo senso civico, le forze dell'ordine sono riuscite a risalire alla responsabile, che in aula, come detto, si è difesa sostenendo di non avere compreso la gravità dell'accaduto, convinta di avere solo sfiorato la malcapitata che invece si era fatta parecchio male. Ora la trentenne ha chiesto la messa alla prova.

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