Senzatetto, centri diurni tutti pieni si cercano case
I luoghi che ospitano persone senza casa sono diventati dei “centri diurni” a tutti gli effetti, da quando è scattata l’emergenza epidemica. «Sono tutti al completo e pienamente operativi. Ovviamente, dall’inizio della crisi sanitaria non si procede più al ricambio: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori», spiega l’assessora alle politiche sociali, Mariachiara Franzoia.
Dentro, nelle varie case di accoglienza, sono quasi in duecento. Fuori, ci sono parecchi uomini e donne, che girano in città: per loro l’amministrazione sta cercando faticosamente di trovare una soluzione. Del tema si è occupato anche il consigliere comunale Jacopo Zannini (Altra Trento a sinistra), che ha presentato un’interrogazione per sollecitare una svolta rapida (se ne parlerà in seduta telematica giovedì).
«Sono giorni difficili - commenta Zannini - e mi arrivano richieste di chiarimenti, ma anche di aiuto da cittadini in difficoltà, per questa pesante crisi sanitaria. Il grido d’allarme più forte viene appunto da chi non ha ancora una casa in cui ripararsi per tutelare se stesso e gli altri da questo pericoloso virus. Mi risulta che ci sono sicuramente più di trenta persone per strada. Sono in contatto con l’assessora Franzoia, il sindaco Andreatta e le varie realtà associative impegnate sul fronte dell’assistenza ai senza fissa dimora. Al Comune chiedo di risolvere velocemente questo problema grave, che riguarda la salute di tutti: bisogna individuare spazi adeguati per le persone rimaste fuori, che oggi corrono seri pericoli. In più, rischiano di essere multate, in base alle disposizioni sul covid-19, perché si spostano in città».
L’assessora Franzoia assicura che c’è il massimo impegno per trovare un alloggio a chi non ha un tetto: «Ma tutto è più complicato: alcune opzioni logistiche tocca scartarle perché non sono compatibili con le misure di prevenzione epidemica. Stiamo continuando a cercare sperando di farcela presto».
Quanto alle altre strutture, «la vita quotidiana continua senza particolari problemi, se non i disagi legati alle restrizioni sanitarie in vigore», dice l’esponente della giunta municipale.
E aggiunge: «Certo, col passare delle settimane la fatica cresce, ma si resiste: le strutture di accoglienza (salvo la Bonomelli) hanno assunto da tempo le caratteristiche di vere e proprie case, dove in parte si stava di giorno anche prima, per svolgere varie attività. Non va sottovalutata, però, la condizione psicologica e sociale: gli ospiti sono abituati a trascorre il tempo per strada, la riduzione della libertà di movimento pesa. In ogni modo si va avanti, con grande attenzione alla protezione sanitaria. Piccole uscite, per andare al Punto d’incontro, potenziato in questo periodo, che con Trentino solidale assicura un appoggio per i pasti».
Un corposo gruppo aggiuntivo di persone, a Trento, è ospitato nelle tre realtà dell’associazione Amici dei senzatetto: Casa Maurizio in via Bezzecca (ci vivono 32 uomini); Casa Paola a Ravina (dove si trovano 14 donne) e il centro diurno Casa Baldè di via Fiume ora utilizzato anche di notte con quattro posti letto (per maschi). Il presidente, Giuseppe Palatucci, conferma che anche qui il turn-over è congelato da oltre un mese. «Abbiamo investito molto nella prevenzione, con prassi igieniche severe, e per fortuna non si sono avuti casi di contagio. Abbiamo a rotazione 14 volontari e otto assistenti che si occupano degli ospiti, per lo più persone di mezza età. E questa fase di ?confinamento? domestico ha accentuato la partecipazione e il senso di comunità: tutti vogliono dare una mano, si adoperano per aiutarci nelle faccende quotidiane».