Quattro secoli fa al Feles l'apparizione della Madonna: una cerimonia di ricordo
Un buon numero di persone, credenti, fedeli e pellegrini da tutto l’altopiano della Vigolana ma anche da altre parti dell’Alta Valsugana, hanno raggiunto il santuario della Madonna del Feles, in occasione della prossima solennità della Natività di Maria.
Le celebrazioni sono iniziate sabato sera e si sono concluse domenica pomeriggio: ma quest’anno la ricorrenza ha assunto un significato ancor più particolare in quanto ricorrevano, secondo la tradizione, 400 anni dall’apparizione della Madonna al pastorello Janesel (era il 1620), ragazzino muto che dopo l’apparizione riacquistò la parola e si impegnò per far costruire un capitello in quel luogo (la chiesa come la si vede ora risale ad un secolo più tardi, al 1729).
Ma nel primo momento di preghiera, sabato sera, l’occasione è servita anche per la presentazione dei recenti lavori di restauro alla volta della chiesa: il tetto con falde a capanna è infatti decorato con 54 cassettoni dipinti nel 1932 con simboli mariani, eucaristici e cristologici, a firma di Roberto Iras Baldessari (Duilio Corompai, più o meno nello stesso periodo, ha invece realizzato gli altri dipinti).
Anni addietro la superficie dipinta era stata danneggiata durante la posa delle traverse in legno per il tetto: dei tasselli troppo lunghi avevano forato le rappresentazioni, ed un posticcio intervento riparatore aveva coperto i fori con dello stucco bianco che rendevano la volta non omogenea.
Per questo sono stati affidati dei pazienti lavori di restauro e consolidamento a Maria Luisa Krentzlin, aiutata da Sonia Bertolini: un restauro del costo di circa 30 mila euro, coperto all’80% da contributo provinciale (per 23.596 euro) e con circa 6 mila euro a carico del santuario.
La restauratrice ha illustrato ai presenti le pazienti operazioni di restauro, aggiungendo una nota di affetto nei confronti del santuario stesso: «Mi sono sposata in questa chiesa -ha detto Krentzlin- e per questo è stato speciale intervenire qui. Abbiamo innanzitutto asportato le stuccature a rilievo rispetto alla parte dipinta, eliminando il vecchio materiale. Questo però ha evidenziato mancanze di pittura, oltre ai fori. Abbiamo quindi stuccato e consolidato le zone fragili, in quanto il manto era a rischio di distacco in alcuni punti, e pulito. Si è usata una malta apposita ed i colori indicati dalla Soprintendenza, per far amalgamare bene il tutto nell’insieme, e per non evidenziare troppo le mancanze di pittura».
Alcune curiosità: non si tratta né di affreschi né di dipinti a tempera, ma di dipinti a caseina, in cui questa proteina del latte viene usata per amalgamare i pigmenti, conferendo al risultato finale buona resistenza al tempo; una tecnica usata proprio per le pitture a secco, e non affresco. Nell’ultimo periodo poi il cantiere ha operato durante il lockdown, complicando un po’ le cose: «Per i problemi legati al Covid -ha concluso Krentzlin- ci siamo alternate al mattino ed al pomeriggio, viaggiando in macchina con un pacco di carte per testimoniare, qualora fosse servito, che ci stavamo recando al lavoro. Speriamo ora quest’intervento duri nel tempo».
Solo alcuni cassettoni, all’altezza dell’entrata, sono irrimediabilmente compromessi probabilmente dall’umidità, e non si riesce a leggere le raffigurazioni.
Il parroco, don Giorgio Gabos, ha quindi illustrato ai presenti tutte e 54 i cassettoni dipinti e restaurati, spiegando il loro significato. Molti i fedeli che hanno preso parte poi domenica alla altre celebrazioni: al mattino, con la messa alla quale sono invitati particolarmente anziani e ammalati, e poi al pomeriggio con la messa accompagnata dal coro Vigolana che al termine ha eseguito altri canti.