Torna la paura virus nelle Rsa: cinque casi in via Vittorio Veneto a Trento
La Spes rassicura: «stanno bene e sono asintomatici», ma intanto stop alle visite dei parenti e controlli stretti fra il personale. La domanda è: com’è entrato il coronavirus?
TRENTO. Torna l'incubo dei focolai del virus nelle Rsa. Con cinque ospiti positivi al tampone molecolare, la Residenza Via Veneto è costretta a "chiudere" agli esterni. Succede nonostante le vaccinazioni, il rigore delle procedure anti contagio nella gestione della quotidianità e delle visite.
L'ingresso ai parenti ora è vietato e lo rimarrà per parecchi giorni, finché l'emergenza non sarà cessata, mentre le persone positive al Covid sono in isolamento.
«Si tratta di casi asintomatici, stanno bene - evidenzia il direttore generale del Gruppo Spes, Italo Monfredini - Dei cinque ospiti positivi al Covid, quattro sono vaccinati mentre una persona non lo è per ragioni sanitarie. Il vaccino non esclude il contagio, questo è noto, ma evita complicazioni che possono rivelarsi letali».
Sono una settantina gli ospiti della Rsa di via Vittorio Veneto, tutti vaccinati a parte i soggetti con patologie pregresse per le quali è sconsigliata la somministrazione. Come è riuscito, dunque, il Covid, ad entrare nella Rsa? «Abbiamo avuto qualche caso di dipendente neoassunto asintomatico, risultato positivo nel periodo tra la prima e la seconda somministrazione del vaccino. Ma non parliamo di "no vax" - prosegue Monfredini - Siamo partiti con le vaccinazioni degli ospiti il 31 dicembre. Come Spes facilitiamo la vaccinazione a tutto il personale, compresi gli ausiliari che non rientrano nelle categorie per le quali è previsto l'obbligo. Tuttavia in una struttura come quella di via Veneto tra ospiti e personale la percentuale dei vaccinati è tra il 70 e l'85% e non perché qualcuno rifiuta la somministrazione: si deve tener conto delle persone che non possono vaccinarsi per motivi sanitari e del turn-over del personale, dell'arrivo di nuovi collaboratori».
I vertici della Residenza Via Veneto sono in contatto con l'Azienda sanitaria provinciale e con la task force guidata dal dottor Gino Gobber, direttore dell'Unità operativa cure palliative dell'Apps. La Rsa ora è considerata "struttura Covid", con conseguente chiusura agli esterni. «Ci dispiace dover vietare le visite dei familiari. Non è una decisione nostra, ma un obbligo: adottiamo le procedure concordate con l'Azienda sanitaria» sottolinea il direttore generale di Spes.
L'attenzione è massima: all'interno della Rsa si è in piena fase di verifica con gli ospiti sottoposti a tampone antigenico e in caso di positività a quello molecolare. Il ritorno del Covid nelle case di riposo, nonostante la campagna vaccinale, non è escluso dalla letteratura medica. Il vaccino è una difesa fondamentale, ma non l'unica. L'Istituto superiore di sanità consiglia alle persone vaccinate con una o due dosi di continuare a osservare tutte le misure di prevenzione quali il distanziamento fisico, l'uso delle mascherine e l'igiene delle mani, perché «non è ancora noto se la vaccinazione sia efficace anche nella prevenzione dell'acquisizione dell'infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone».
Come si legge sul sito dell'Iss «questo ancor più alla luce dell'attuale situazione epidemiologica che vede la comparsa e la circolazione di nuove varianti virali».