Piazza Centa, cantiere ancora fermo: ecco perché non si lavora e il parco è transennato
Non è colpa dei reperti archeologici della antica piscina austroungarica: si è scoperto che i terreni sono impregnati di idrocarburi, furono usati come discarica e ora asportarli costa tantissimo (sono «rifiuti speciali»)
TRENTO. A quest’ora, secondo la tabella di cantiere, in piazza Centa avrebbero dovuto già parcheggiare le auto sotto terra, e i bambini avrebbero potuto tornare a giocare. Invece…
Invece il cantiere dell’enorme scavo è ancora transennato e la ditta (la Tony Costruzioni) è ferma da mesi e mesi. Come mai?
Le cause dell’interruzione sono i rifiuti trovati in una vecchia piscina austroungarica trasformata in una discarica oltre un secolo fa. Gli abitanti della zona avevano ipotizzato che lo stop ai lavori fosse dovuto alla Soprintendenza provinciale per i beni culturali, ma non è così.
«C’è questo mito negativo che fermiamo tutto - dice sorridendo il Sovrintendente Franco Marzatico - ma non è così. Esaminiamo 50 mila pratiche annue, ma fermiamo pochissimi interventi. Su piazza Centa abbiamo solo chiesto di mantenere qualcosa, magari una bacheca che ricordi la presenza della piscina imperiale».
E infatti l’ingegner Enzo Cattani, direttore dei lavori per conto della Società cooperativa «Parcheggio San martino Centa» ha spiegato che scavando non solo è emersa la vecchia piscina, ma soprattutto che la grande vasca di 50 metri per 25 era una cloaca di terriccio e si sono decise le analisi chimico-fisiche per escludere problemi di tossicità dei materiali. In sostanza, aggiungiamo noi, il terreno è impregnato di idrocarburi: chi ha riempito di terra la vasca, ha usato terra inquinata da benzine e nafta. E il tutto trasforma i residui di scavo in rifiuti speciali. E smaltirli ha un costo enorme. Chi paga?
Il presidente della Circoscrizione, ingegner Claudio Geat, ha chiesto al Comune di concorrere alla spesa: chiaro che i privati non se la possono accollare (e d’altronde non è colpa loro).
Un incubo per chi ha aderito alla cooperativa: nel progetto ci saranno a disposizione 44 posti auto. Ma ormai slitta tutto al 2022 (se va bene).
La storia della piscina è curiosa e risale al periodo austroungarico. Ne ha scritto dottamente Mauro Lando nel suo prezioso volume «Trento nuova. Le sue strade, le sue storie» edito da Curcu&Genovese, in cui spiega che la piscina fu costruita nel 1870 per insegnare il nuoto ai militari. Nell’agosto 1869 il consiglio comunale approvò una proposta del consigliere Andrea dell’Armi per costruire una vasca a fianco del vecchio letto dell’Adige spostato nel 1858. Prontamente il Comune la realizzò e la consegnò ai militari il 26 maggio 1870, chiamandola «Nuoto di San Martino». In alcuni orari potevano accedere alla piscina anche i normali cittadini, ma non le donne, perché due anni dopo il podestà Paolo Oss Mazzurana, che certamente ha fatto cose buone, ma certo non brillava per fare concessioni alle donne, emise un rigido regolamento: «Alle donne è assolutamente proibito bagnarsi in detta vasca, sotto pena dell’immediato arresto». Ma la piscina di piazza Centa non era fortunata. Forse non erano adatti i terrapieni, forse fu danneggiata dall’alluvione del 1882, o forse ebbe il soppravvento la piscina che fu costruita pochi anni dopo in via Madruzzo, «il bagno Cock», dal nome del baldanzoso colonnello che impartiva lezioni di nuoto non solo ai militari, ma a tutti i giovani che la frequentavano.
Così piazza Centa cadde in disuso, subendo un repentino abbandono, fino al 16 febbraio 1914, quando il podestà Vittorio Zippel autorizzò il costruttore Albino Nichelatti di «depositare terra vegetale proveniente dagli scavi Dori, ovvero dall’edificio che Giuseppe Dori, scalpellino, aveva costruito nel 1914 dove c’è ora la caserma dei Vigili del Fuoco. Dopo pochi mesi scoppiò la Grande Guerra e la piscina diventò una piazza. Mentre il palazzo di Dori venne risistemato e nel 1941 fu adibito a caserma dei pompieri dell’85° Corpo dei Vigili del Fuoco. Un luogo che visse una notte terribile tra l’8 e il 9 settembre 1943: Badoglio aveva annunciato l’armistizio. I tedeschi occuparono Trento con i carri armati. Due panettieri ignari, alle due e mezza di notte, alla vista dei carri cercarono di rifugiarsi nella caserma, ma furono falciati dai mitra hitleriani.