Il giovane agricoltore e le sue mele biologiche: «Saremo circondati da cantieri e scavi della Tav, ci tolgono anche le vie di accesso»
La storia di Antonio Menestrina, che ha investito tutto (con mutui e debiti) sulla frutticoltura «pulita» e che ha saputo dalla circoscrizione che la sua campagna sarà espropriata «temporaneamente». E i risarcimenti? «Un terzo di quello che ho speso»
MATTARELLO. Circondato dal cantiere. L'arrivo della circonvallazione ferroviaria rischia di diventare un abbraccio mortale per Antonio Menestrina e la sua azienda agricola. Menestrina è un giovane agricoltore di Ravina che dieci anni fa ha investito sul biologico insediandosi in una striscia di terra pregiata compresa tra il fiume Adige e la ferrovia in località Acquaviva.
Ha comprato un paio di ettari e preso in affitto il resto dell'azienda del padre, facendo mutui e investimenti. Ma adesso che il meleto bio stava iniziando a rendere ecco la batosta: un terzo abbondante dei terreni verrà preso da Rfi in esproprio temporaneo per farci un cantiere, ovviamente dopo aver sradicato decine di filari di meli; una striscia di altri nove filari verso la ferrovia verrà occupata con esproprio definitivo per metterci i binari mentre il lato ovest dell'azienda servirà per il passaggio dei camion, decine e decine di mezzi al giorno che faranno la spola con l'imbocco della galleria per portare via il materiale di scavo.
«Ci tolgono 3 ettari e mezzo più le strade di accesso. Non so veramente come faremo a coltivare biologico attorniati dalla polvere di un cantiere come questo» dice Antonio sconsolato.
Una parte del terreno vicino al capannone è segnata da solchi regolari che corrono paralleli alla vicina ferrovia. «Dovevamo reimpiantare in primavera - spiega - ma adesso non so cosa faremo, anche perché non sappiamo niente, abbiamo saputo dell'esproprio dalla circoscrizione ma con Rfi finora nessun contatto. Abbiamo preso un tecnico per capire meglio e vedere se ci possono essere alternative, Coldiretti ci dà il suo appoggio e speriamo che il Comune possa porsi come mediatore e darci una mano. Non siamo contro il progresso ma questa è la mia vita e il mio lavoro e questa incertezza è difficile da accettare». Intanto per far fronte alle spese Antonio Menestrina si augura che almeno l'ammontare dei risarcimenti venga rivisto e adeguato: «Per i terreni parlano di 25 euro a metro quadro più 10,60 per il coltivatore diretto e 1 euro e mezzo al metro per gli impianti, ma solo per gli impianti io di euro al metro ne ho spesi quattro volte tanto».
I terreni di Menestrina non saranno gli unici ad essere toccati dalla nuova ferrovia. Più a sud, sul territorio di Besenello, è previsto un grosso deposito di materiale e saranno espropriati altri 8 ettari e anche più a nord, verso la località Grezzi e l'imbocco del tunnel, altri ettari di vigneto saranno mangiati dalla strada ferrata. Proprio lì, dove a lavori conclusi i treni merci si tufferanno nel cuore della montagna, in questi giorni è stata installata una trivella attorno alla quale armeggiano i tecnici incaricati da Rfi, guardati a vista da diverse pattuglie di carabinieri e polizia.
Carlo Bertoldi dal poggiolo della sua casa in mezzo ai vigneti, cento metri sopra la statale, si può godere lo spettacolo della valle baciata dal sole. Una cartolina destinata presto ad essere stravolta dal cantiere ferroviario; il tunnel partirà a poche decine di metri da casa sua e i terreni tutti intorno saranno espropriati, compresa la stradina di accesso. «Non so come faremo» sospira. Bertoldi, classe 1947, una vita da agricoltore e un lontano passato da consigliere comunale della Dc, quella casetta se la costruì vent'anni fa e contava di passarci serenamente assieme alla moglie gli anni della pensione. E invece laddove c'è una vigna domani ci sarà una barriera antirumore e il viavai di mezzi dall'imbocco del tunnel fa prevedere un inferno di polvere e rumore. Carlo è preoccupato, per il suo futuro e per quello di questo angolo di campagna rovinato per sempre: «È l'unica zona ancora intatta ma non si salverà. Noi pensavamo all'inizio che ci avrebbero espropriato la casa, invece quella la lasceranno in piedi ma aggrediranno tutto il contorno e an che così rimane una tragedia».Un destino, quello dei campi del sobborgo, a dir poco sfortunato. «Qui a Mattarello abbiamo sofferto per la storia della zona di San Vincenzo, dove quasi 30 ettari espropriati vent'anni fa per farci caserme che a Trento sono ormai semi vuote sono rimasti lì, incolti, in attesa del concerto di Vasco Rossi». Ma Bertoldi e la consorte sono indignati anche per ciò che sta succedendo a nord della città, nel quartiere di San Martino, dove il tunnel ferroviario sbucherà dopo 12 chilometri di tracciato sotto la Marzola: «Ci dicono che vogliono costruire la città del futuro, ma qui e a San Martino ci stanno privando del presente».