Trento: in via San Pietro la crisi dei negozi, sempre più vetrine spente
Chiude Leonardi Calzature, ma se n’è andato anche Conbipel, ed ha cessato l’attività l’ottica Giacomelli: l’aumento dei costi mette in ginocchio le attività che occupano grandi superfici in città
TRENTO. L’imminente chiusura del “Leonardi” calzature lascerà un vuoto importante in via San Pietro, nel centro di Trento. Si tratta infatti di una bottega storica, da ben 104 anni presente in città e che entro il prossimo dicembre chiuderà definitivamente i battenti.
Tuttavia, sarà solo l’ultimo capitolo nella lunga storia delle “serrande abbassate” proprio in via San Pietro. Sì perché forse non tutti ci avranno fatto caso, ma sono davvero parecchi i negozi che, nella lunga via che da largo Carducci conduce all’incrocio tra via Suffragio, via Manci e via San Marco, sono ormai vuoti e in alcuni casi sfitti da parecchio tempo.
Diversi cartelli “Affittasi”, qualche polveroso interno abbandonato da mesi, addirittura una vetrina allestita ma, sull’insegna, la segnalazione dello “store temporaneamente chiuso” (quest’ultimo è il caso della cereria Ronca con sede principale a Mattarello). Insomma, uno spopolamento che prosegue in modo apparentemente inesorabile e con diverse attività che, anche nell’ultimo anno, non sono riuscite ad andare avanti.
Poco più di un mese fa infatti, lo scorso 3 luglio, Conbipel ha deciso di chiudere e lasciare la via. Una scelta volta a mantenere come unico punto vendita quello del Top Center a Trento nord, con conversione di quello di Pergine Valsugana in un negozio di articoli sportivi.
Ma all’inizio di quest’anno a dire “stop” alla propria attività è stato anche il negozio di vestiario, cappelli e pellicce targate Giorgio Passigatti, così come (in precedenza) l’ottica Giacomelli e un punto vendita di abbigliamento per bambini, che fortunatamente non ha smesso di lavorare ma ha deciso di spostarsi in un’altra zona della città.
Stessa scelta anche per Erbevive, negozio che però si è spostato solo da un estremo all’altro di via San Pietro, accanto alla gioielleria Tomasi. Comunque, bastano pochi passi lungo il viale per capire che qualcosa, in effetti, non sta funzionando. E se alcuni di quei locali sfitti ormai sono così da mesi, addirittura da più di un anno in alcuni casi, un motivo ci sarà. Anzi, forse più di uno.
C’è chi ha puntato sulla grandezza degli spazi: essendo infatti locali stretti e considerati gli strascichi della questione Covid (qualcuno, soprattutto gli anziani, ha ancora paura degli assembramenti), forse gestire un’attività con questa “conformazione” può essere difficile. Ma più di tutto, a pesare sono le spese. Lo ha ribadito per ultima la titolare del “Leonardi”, Miriam, che proprio a causa dell’impatto della pandemia, dell’evoluzione del commercio online e di costi sempre più alti ai quali diventa difficile far fronte, ha deciso di non proseguire. E alcune settimane fa, quando anche Conpibel ha gettato la spugna, era stato proprio l’assessore comunale e vice sindaco di Trento, Roberto Stanchina, a ribadire un concetto molto importante: «Il nostro è uno dei più bei centri storici d'Italia, ma purtroppo è anche uno spazio che costa. Da anni il commercio è messo in difficoltà dal caro affitti».
Spese fisse alle quali si sono aggiunte variabili impensabili fino a pochi mesi fa: il costo delle materie prime alle stelle, le spese dell’energia con picchi mai registrati prima, una situazione di incertezza che difficilmente, a livello storico, trova dei precedenti. E non è solo via San Pietro ad essere coinvolta, visto che numerosi locali con le luci spente si vedono anche nelle zone attorno, come via Suffragio. Senza dimenticare che solo un anno fa anche via Manci incassò la chiusura del Maisons du Monde. E tra pochi mesi, Trento perderà un’altra attività.