Sfrattata la “Casa della solidarietà” di Trento Nord, si cercano alternative
Aci, che deve lasciare la sua sede a causa del bypass ferroviario, sta comperando lo stabile della Curia. Tra le soluzioni il “compattamento” e le ex Bellesini. Il dirigente Ruscitti: «L’auspicio è di rimanere insieme, vista la rete di relazioni costruite negli anni»
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TRENTO. La «Casa della Solidarietà» di Trento cerca casa. Sì perché il palazzo di nove piani con chiesa sconsacrata annessa, che si trova a Trento Nord (in via Lunelli) e che da quasi una decina di anni ospita Cinformi, Atas, Centro servizi per il volontariato, Croce Rossa e Alfid, dovrà a breve lasciare spazio agli uffici dell'Automobile Club d'Italia, a sua volta scacciati dalla storica sede in via Brennero, dove sbucherà la galleria del bypass ferroviario che abbraccerà Trento sul lato est passando sotto via Pietrastretta e collegandosi all'ex scalo Filzi.
Una specie di domino in cui il fattore tempo è determinante: già a marzo una prima fetta di edifici dovrà essere liberata mentre per altri si potrà aspettare fino all'estate. Intanto, alla Casa della Solidarietà, si vive alla giornata. L’immobile, di proprietà della Curia, a inizio 2015 era stato dato in comodato d'uso alla Provincia che a sua volta lo ha dato in comodato alle associazioni, contratto che scadrà a maggio 2025.
Il rogito non è ancora stato ultimato, ma l'intenzione di vendere ad Aci è confermata, sia perché in questo momento la Diocesi deve recuperare fondi, a ripianare gli ultimi bilanci in rosso, sia perché la scelta dell'Automobile Club è preferibile a possibili speculazioni immobiliari. La Curia ci tiene comunque a ribadire il proprio impegno solidaristico in tutte le situazioni in cui è chiamata a operare. Il prezzo d'acquisto si aggira sui sette milioni di euro.
In un primo tempo era stata offerta la prelazione alla Provincia, che però non ha accettato l'offerta. Ora il dirigente del Dipartimento salute e politiche sociali Giancarlo Ruscitti è impegnato a trovare una via d'uscita a questo garbuglio. Anche perché sono circa un centinaio le persone che gravitano attorno alle cinque associazioni della Casa, e migliaia le persone che fanno affidamento ai servizi offerti.
«Proprio in questi giorni siamo in interlocuzione con Aci - spiega Ruscitti - per trovare una soluzione: stiamo lavorando ad un cronoprogramma per capire bene cosa vogliono. L'auspicio è di rimanere il più possibile insieme, vista la rete di relazioni cresciute negli anni. Intanto continuano gli incontri con le associazioni e con Patrimonio per una sede definitiva».
Questa prima ipotesi vede le associazioni compattarsi negli ultimi 4 piani alti, lasciando ad Aci i cinque piani più bassi, ma non mancano le difficoltà. Chi ha bisogno di più spazio è Cinformi (Centro informativo per l'immigrazione), che occupa quasi sei piani e fa attività di front office, back office, accoglienza, sportelli, corsi . Lavora in stretta collaborazione con Atas (Associazione trentina accoglienza stranieri).
«Nel corso degli anni - spiega il direttore Emiliano Bertoldi - si è sviluppata una bella collaborazione e, anche se ci occupiamo prevalentemente di stranieri, nella Casa vi sono spazi a disposizione del quartiere, per promuovere un progetto di comunità. Atas si occupa di formazione professionale, ospitalità su segnalazione dei servizi sociali, e molti nostri operatori lavorano in condivisione con altre associazioni».
L'idea di compattarsi «può funzionare, ma solo per un periodo limitato di tempo», ammette Bertoldi, che precisa: «Tra le proposte che stanno girando c'è anche l'utilizzo delle ex scuole Bellesini, di proprietà del Comune. Servirebbe qualche minimo lavoro per adeguare le aule, ma ci andrebbe bene perché si potrebbe realizzare una struttura integrata con tanti servizi all'interno del quartiere, le fragilità e le marginalità purtroppo sono in crescita».
Tra le associazioni più longeve a Trento vi è Alfid, Associazione laica famiglie in difficoltà. «Per noi compattarci potrebbe essere un problema - ammette la presidente Sandra Dorigotti - perché ci confrontiamo con situazioni estremamente delicati e la privacy è fondamentale». Chi si rivolge ad Alfid è «lo specchio» della società: il 90 per cento di trentini, metà uomini e metà donne.
«Fino a 40 anni fa - riprende Dorigotti - affrontavamo separazioni, spesso molto traumatiche: ora ci troviamo a gestire situazioni complesse, con famiglie allargate, nuove nascite, contrasti educativi, figli adolescenti». Sono circa 700 le famiglie che ogni anno si rivolgono ad Alfid, per un totale di qualche migliaio di persone coinvolte.
Al settimo piano ha sede il Comitato provinciale della Croce Rossa, mentre al nono trova posto "Non Profit Network - Csv Trentino", ovvero il Centro servizi volontariato della Provincia di Trento, una realtà che offre supporto tecnico, formativo e informativo a 130 associazioni di volontariato. «La solidarietà - dicono i referenti - produce benessere, permette ai cittadini di diventare protagonisti della vita collettiva e aumenta il capitale economico e la coesione sociale».
Al quarto e al quinto piano, lavorano psicologi e assistenti sociali di enti che hanno sede altrove: nella Casa hanno uffici anche il Centro Astalli, la Cooperativa Arcobaleno e la Cooperativa Kaleidoscopio. In tutto sono al lavoro circa 90 persone, a cui vanno aggiunti volontari e altro personale di supporto, sempre inserito in progetti di sostegno alle fragilità. Insomma una bella realtà, che ha ancora tanto da dare alla cittadinanza.