Federica Patton, trentina nell’inferno del terremoto: il lavoro con l’Onu in Turchia
La trentaduenne collabora con l’Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. Ora sta aiutando al confine con la Siria: «Sono arrivati due camion con i farmaci salvavita per le donne che devono partorire: ben 62 mila in quest’area del Paese»
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TRENTO. Prima, ormai una settimana fa, la grande paura: la terra che tremava, i palazzi che cadevano, la fuga in strada. Poi i giorni di angoscia e difficoltà e infine, in queste ore, il viaggio da Gaziantep al distretto di Reyhanlı, proprio sul confine con la Siria, una sorta di "stato nello stato", separato da Damasco. Lì, come ci raccontano i genitori, ha atteso due camion con forniture sanitarie salvavita, che poi hanno varcato il confine e sono giunte in Siria.
La protagonista è Federica Patton, trentaduenne trentina che lavora in Turchia per un'agenzia dell'Onu (l'Unfpa, fondo delle Nazioni Unite per la popolazione). Come abbiamo scritto il giorno dopo il tragico terremoto lei sta bene ed è riuscita a mettersi in salvo in tempo. Ma subito dopo la scossa, emotiva in questo caso, ha deciso di rimboccarsi le maniche e dare una mano, proseguendo nel proprio lavoro a servizio delle persone in difficoltà.
Difficoltà che sono ovviamente cresciute a dismisura dopo il terribile sisma. «A Reyhanli - ha spiegato nel video pubblicato sul sito di Unfpa - abbiamo sistemato due camion con materiali per garantire aiuto alle donne che devono partorire nella parte nord ovest della Siria. In questo momento ci sono circa 62 mila donne incinte in quella parte del Paese e circa 7 mila daranno alla luce i propri bambini nell'arco di circa un mese».
La trentina, nell'appello registrato proprio nell'area di confine, aggiunge che «L'Unfpa è in prima linea nel rispondere alle esigenze di queste persone dopo il tragico terremoto: lo è stata nelle primissime ore di emergenza, e adesso stiamo facendo in modo che le donne e le ragazze abbiano assistenza e tutti i supporti salvavita, a partire dai medicinali».
Nel frattempo il tragico bilancio delle vittime è salito a oltre 33 mila. Funzionari e medici sul posto hanno detto che 29.605 persone sono morte in Turchia e 3.574 in Siria a causa della scossa di magnitudo 7,8 di lunedì, portando il totale confermato a 33.179.Ieri un funzionario dell'Onu ha detto che questi numeri potrebbero raddoppiare.
Ma il responsabile dei soccorsi delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha spiegato che purtroppo il conteggio è destinato a non essere definitivo: «Penso che sia davvero difficile da stimare in modo molto preciso, perché dobbiamo ancora scavare sotto le macerie. Purtroppo io sono sicuro che il bilancio dei morti raddoppierà o andrà oltre rispetto a quello attuale».
La situazione nella parte sud della Turchia e in quella nord della Siria continua a essere veramente difficile. Ma c'è chi, come Federica Patton, non molla ed è in prima linea per dare un aiuto in un contesto che era già drammatico prima del terremoto. Nel suo caso, appunto, la solidarietà è rivolta alle donne e alle ragazze incinte, che hanno bisogno di medicinali e assistenza per poter dare alla vita i loro piccoli in sicurezza. Piccoli che, anche in quella terra sventrata, continuano a essere la vera speranza per il futuro.