Trento ai 30 all'ora, ma già oggi si viaggia a velocità più basse. Il nostro test
Da piazza Venezia alla Clarina, e poi di ritorno verso Gardolo nelle ore più trafficate del pomeriggio: è difficile arrivare ai limiti attuali. E nel test dei trenta chilometri all’ora in molti si mettono in coda e non protestano
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TRENTO. I trenta all'ora in città? In alcune ore della giornata, senz'altro le più caotiche, quel limite non serve. Perché i trenta all'ora - voluti dal sindaco Ianeselli e da tanti altri sindaci - sono un sogno. Si raggiungono a fatica e la media del viaggio è ben lontana da questa soglia. Basta mettersi in auto, dotarsi di un'app che traccia i movimenti (e che ormai tutti abbiamo) e armarsi di pazienza. Siamo nel pieno del pomeriggio. C'è traffico in città, come tutti i giorni della settimana.
I risultati di una prova condotta ieri pomeriggio hanno dato un risultato chiaro: il tragitto di un'ora (da piazza Venezia alla Clarina e ritorno, e poi Gardolo e quindi di nuovo piazza Venezia) lo abbiamo percorso in automobile ai venti chilometri all'ora. Non si poteva andare più veloce, considerati il traffico, i rallentamenti, i semafori, il rispetto della distanza di sicurezza.
Nell'ora di punta, quando si unisce il traffico in uscita dei pendolari a quello in entrata di chi arriva in città per la serata o per la spesa, il limite dei trenta chilometri non porterebbe quindi alcun rallentamento. Perché i trenta all'ora sono difficili da raggiungere e «vedere» da vicino i cinquanta è quasi impossibile, se si vogliono rispettare le normali regole del codice stradale e della convivenza tra i mezzi a motore, le biciclette, i pedoni e i tanti mezzi che un motore non ce l'hanno.
L'automobilista, quindi, nell'ora di punta non dovrebbe cambiare molte abitudini, se venisse introdotto il limite dei 30 all'ora nel percorso che abbiamo fatto lunedì 22 gennaio pomeriggio.
Ci mettiamo in auto da piazza Venezia. Sono le 16.30. I risultati di un'ora di viaggio saranno sconfortanti: un'ora in auto, 20,48 km percorsi, una media di 20 km all'ora, la velocità massima di 59 km, raggiunta in via Brennero in un tratto dove il limite è di 70. Con un'aggiunta: per buona parte del nostro viaggio la media è stata anche inferiore (attorno ai 18), poi è cresciuta quando siamo usciti da via Brennero per raggiungere Gardolo.
Giusto ripetere che abbiamo scelto di fare il test in strada in un'ora molto impegnativa, con tanto traffico: ma anche nei momenti più scorrevoli (come diremo alla fine) la differenza tra le strade con il «tetto» ai trenta all'ora o ai cinquanta sarà minimo.
Partenza da piazza Venezia verso via Barbacovi. C'è traffico, ma scorrevole. Riusciamo a sfiorare il limite dei cinquanta. I trenta li superiamo alcune volte, ma in via Brigata Acqui e in via Piave la velocità scende: gli attraversamenti, i semafori e la rotonda ci rallentano. In viale Verona non c'è traffico, ma bisogna stare attenti ai pedoni. Niente invita ad accelerare. Entriamo in Clarina, uno dei primi sobborghi che dovrebbero ospitare il limite ai trenta all'ora. In via Einaudi e poi in via Gandhi si viaggia a passo d'uomo.
Ci fermiamo alla rotonda con via Degasperi. Siamo in viaggio da undici minuti, la media è di venti all'ora e il punto più veloce resta via Barbacovi, perché i 46 km non li abbiamo più raggiunti. Guardiamo con una punta di invidia un ciclista che sfreccia più veloce di noi, ma anche con la strada libera non avremmo certo voglia di correre, perché ai lati ci sono parecchi pedoni e gli attraversamenti sulla strada si ripetono,In viale Verona mettiamo la quarta marcia dopo parecchi chilometri e stabiliamo il nuovo record di velocità: 47 all'ora.
Al semaforo di viale Verona, all'altezza della caserma Battisti, stiamo fermi a lungo. Il ponte dei Cavalleggeri lo passiamo ai 26 all'ora. Giriamo per via Milano e siamo davanti a Villa Igea: in auto da 23 minuti e la media oraria è di 20 km. Eccoci in via Pilati e poi di nuovo in piazza Venezia: in macchina da 26 minuti e la media è di 19.
Vogliamo raggiungere Gardolo e le vie che dobbiamo attraversare non sono certo l'ideale per superare i trenta chilometri all'ora. Passiamo davanti al Castello del Buonconsiglio e siamo fortunati: incontriamo due semafori verdi di fila. A pochi metri dal cantiere della circonvallazione ferroviaria è stato sistemato il cartello con il limite ai trenta all'ora, che in ogni caso non riusciamo a raggiungere. La media si abbassa ai diciotto e siamo fermi. Via Brennero è intasata e si procede al rallentatore, fino a quando decidiamo di raggiungere Gardolo passando per i Solteri. In via Marconi la media è scesa ancora e da tempo non riusciamo a «vedere» i trenta all'ora.
Raggiungiamo Gardolo con una punta massima di 40 all'ora, troviamo verde al semaforo della stretta e alla grande rotonda ci mettiamo su via Brennero: tante auto ma si può scorrere. Superiamo agilmente i trenta e pure i cinquanta, prima di fermarci al semaforo. Torniamo in centro e all'incrocio di via Torre Verde un'auto sta facendo retromarcia al semaforo e dobbiamo fermarci. Siamo di nuovo in piazza Venezia e non siamo andati oltre i venti all'ora di media. Un piccolo test «sul campo» conferma l'impressione generale, e cioè che è difficile muoversi lungo le vie principali di Trento nei momenti di maggiore traffico, e quindi di maggiore pericolo.
L'area dai Solteri a Gardolo è risultata la zona più scorrevole, nella quale è stato possibile superare più volte i trenta all'ora. Cosa cambierebbe, quindi, con l'imposizione del divieto? Abbiamo provato a capirlo, viaggiando per 8 km non oltre i trenta all'ora e ripetendo lo stesso itinerario con il limite ai cinquanta, com'è oggi. La media è quindi cresciuta dai 26 al 29 all'ora: tre chilometri in più. Significa che in un tragitto di dieci minuti si percorrono 500 metri in più, con i limiti attuali rispetto ai 30.
Una nota soggettiva: spesso si ha l'impressione di viaggiare piano se si rispettano i trenta all'ora, ma vicino al quaranta diventa già difficile avere tutto il «quadro» attorno sotto controllo. E quando abbiamo viaggiato ai 30 all'ora laddove il limite non c'era abbiamo incontrato un solo automobilista spazientito: fanali, gesto con la mano e sorpasso pericoloso. Gli altri? In fila pazienti. Perché in ogni caso «correre» non si può.