Giovedì l'accordo con le FS per l'interramento dei binari a Trento (ma chi paga 440 milioni?)
Con il sottosegretario Rixi anche Fugatti e Ianeselli. Che chiede anche risposte sul «finanziamento alternativo» della circonvallazione Tav, uscita dai fondo del Pnrr
TRENTO. Il Comune di Trento questa volta arriva in orario, anzi in forte anticipo. Aveva previsto che il protocollo per l'interramento dei binari della linea storica del Brennero nel tratto cittadino, dall'ex Scalo Filzi a nord al quartiere Le Albere-via Monte Baldo a sud, dovesse essere firmato entro fine 2024. Così è fissato nel Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibile.
Invece, il protocollo con la Provincia di Trento e Rfi-Rete ferroviaria italiana sarà firmato questa settimana, giovedì 1 febbraio. Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, il sindaco Franco Ianeselli e l'amministratore delegato e direttore generale di Rfi, Gianpiero Striscuglio firmeranno il protocollo alla presenza del viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi, in trasferta al nord anche per un sopralluogo, con Fugatti e l'assessora regionale ai trasporti del Veneto, Elisa De Berti, a Valbrenta, dove una frana ha interrotto sia la statale della Valsugana che la ferrovia Trento-Bassano del Grappa.
L'anticipo della firma del protocollo arriva in un momento di massima incertezza, dopo che il finanziamento della grande opera, il bypass ferroviario di Trento, è stato espunto dal Pnrr. Dal viceministro Rixi sia la Provincia che il Comune si aspettano una parola certa, definitiva, sulla fonte alternativa di finanziamento (930 milioni di euro su 1,27 miliardi complessivi), attraverso il nuovo contratto di programma con Rfi, che si comincia a delineare nelle prossime settimane.
Peraltro, a proposito di risorse, è attesa anche la conferma del finanziamento all'Hub intermodale all'ex Sit, a lavori già appaltati e avviati (20 milioni dal Pnrr su 22,7 complessivi).
Quanto all'interramento della ferrovia, l'accelerazione riguarda la fase progettuale. Il primo protocollo (aprile 2018, seguito dall'addendum del novembre 2019) tra Provincia, Comune e Rfi, ha contemplato il cosiddetto "progetto integrato": bypass nell'ambito del potenziamento del corridoio del Brennero, progetto Nordus (raddoppio della Trento-Malé) e interramento. Che è già previsto dal Prg di Trento (piano di Joan Busquets di inizio anni Duemila, ndr), ma che va ripensato, anche urbanisticamente, in connessione con gli altri due interventi infrastrutturali (bypass e Nordus), tenendo conto delle istanze e dei contributi emersi dal percorso partecipato SuperTrento.
L'architetto catalano immaginava un grande viale, ora lo spazio liberato dai binari lo si immagina occupato dal tram o dal Brt (Bus rapid transit). Il protocollo sull'interramento stabilisce, tra i tre enti, chi-fa-cosa e con quali tempi. Anche in ordine alla modalità di finanziamento dell'opera.
La cifra più realistica si avvicina oggi ai 400 milioni di euro, rispetto ai 300 fin qui indicati, in seguito all'aumento prezzi registrato. Toccherà a Rfi progettare l'opera, primo passo successivo alla firma del protocollo. Ma è chiaro che il Comune vorrà dire la sua nella grande trasformazione urbana che si annuncia. Come alla Provincia preme avere certezze sul finanziamento.
L'ipotesi, tutta da dimostrare, è che i lavori partiranno dal 2027. Ma tutto è legato alla realizzazione del bypass, in ritardo sulla tabella di marcia. Di certo ci saranno i disagi per le linee ferroviarie regionali. I treni della Valsugana, durante gli scavi, non potranno raggiungere la stazione provvisoria all'ex Scalo Filzi.
«Il modello di esercizio prevedibile» dice Roberto Andreatta, dirigente della Provincia «è quello che vede l'utilizzo del treno elettrico da Borgo Est a Villazzano o, in alternativa, fino a Pergine, e poi dei bus navetta per consentire di arrivare alla stazione provvisoria in zona Filzi o in centro città.
Saranno tre anni di lavori, dal 2027, in cui l'interferenza con la Valsugana vogliamo trasformarla in una opportunità: l'attestazione a Pergine-Cirè potrà consentire un servizio Brt su gomma veloce fino in città anche aumentando i passeggeri della linea della Valsugana, che erano 5.500 al giorno ante Covid, intercettando anche il traffico automobilistico dei 46 mila veicoli/giorno tra Levico e Trento, che la ferrovia oggi intercetta solo per il 7%, ma che potrebbe arrivare al 17% con treni più capienti».