Cantiere Tav all'Acquaviva, sulla "bonifica agraria" servirà la Via: doveva essere il deposito dello scavo del tunnel
Dopo il ricorso di “Mattarello attiva”, la Provincia ordina la procedura, dubbi circa le criticità ambientali del progetto col patto fra Comune, Provincia e privati siglato nel silenzio già nel lontano 2022
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MATTARELLO. Troppi i dubbi sull'operazione Acquaviva. Troppi i rischi che si sono palesati in fase di screening sul "progetto preliminare di rimodellazione territoriale in località Acquaviva" a Mattarello. Tali e tanti gli elementi di incertezza che il progetto di bonifica agraria avanzato da Acquaviva Società Agricola srl della famiglia Marsilli, «deve essere sottoposto a valutazione di impatto ambientale».
La decisione è arrivata ieri, con una determinazione firmata dalla dirigente del settore qualità ambientale dell'Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente), Raffaella Canepel.
Si allungano i tempi e hanno di che brindare i due Comuni di Trento e Besenello che, più di tutti, hanno avanzato riserve. Il progetto prevede di utilizzare la collina boscata di Acquaviva, rimodellandola con parte dello smarino della galleria ferroviaria di 10,6 km tra Mattarello sud e l'ex Scalo Filzi, a nord: 205 mila metri cubi degli oltre 2 milioni scavati, potrebbero essere utilizzati per la bonifica agraria, trasformando il bosco in vigneto.
Alla base, c'era un accordo a tre, tra Provincia, Comune di Trento e azienda Acquaviva, un protocollo del 2022 passato sotto silenzio, quando ancora la popolazione non era informata del cantiere del bypass.
Un equilibrio, sulla carta, tra interesse pubblico (la vicinanza del sito di conferimento avrebbe ridotto il traffico di camion carichi di materiale di scavo) e interesse privato: un nuovo sviluppo agricolo. In realtà, poi, il Comune capoluogo ha progressivamente preso atto delle criticità del progetto, su tutte l'interferenza riconosciuta con la sorgente di Acquaviva, che alimenta di acqua potabile per il 20% l'acquedotto di Besenello, ma è indispensabile, in caso di siccità (sempre più frequente), anche per servire i rubinetti delle abitazioni di Trento.
Il materiale proveniente dal cantiere del tunnel del bypass, secondo il progetto, sarebbe riutilizzato su una superficie di 7,5 ettari. Sono state raccolte, in fase di istruttoria, le osservazioni critiche delle associazioni ambientaliste. Per fermare il progetto di bonifica agraria, il comitato "Mattarello Attiva" ha presentato ad inizio dicembre un esposto alla procura della Repubblica, contestando «una palese operazione di tutela di interessi privati».
In fase di screening (verifica di assoggettibilità alla Via) sono state richieste integrazioni. Ma non sono bastate. «Nel corso dell'istruttoria» si legge nella determinazione della dirigente Canepel «si è preso atto che, nonostante le integrazioni pervenute, non sono venuti meno i dubbi circa le criticità ambientali (...) con particolare riferimento all'analisi idrogeologica ed alla possibilità di interferenze negative con il sottostante acquifero di Acquaviva». Anche l'Azienda sanitaria ha condiviso i dubbi dei due Comuni sull'adeguatezza delle misure di mitigazione proposte a tutela della risorsa idrica. Idem il Servizio risorse idriche e energetiche della Provincia. Per gli scavi del bypass di Rfi, manca ora solo l'ok del ministero dell'ambiente al Put, il Piano di utilizzo delle terre. Che, visti i tempi lunghi della Valutazione di impatto ambientale, non potrà contare sulla rimodellazione di Acquaviva. In sede di Via, è anche richiesto di valutare «ulteriori alternative progettuali».