Scontro sui plateatici, la Sovrintendenza risponde agli esercenti di Trento, che replicano: «E' un'imboscata»
Il dirigente Marzatico si presenta con cifre, statistiche e fotografie: «approvate il 93% delle richieste». La replica: «Ad averlo saputo, ci organizzavamo anche noi»
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TRENTO. Non è andato come previsto il faccia a faccia tra esercenti, Comune di Trento, Provincia e soprattutto Soprintendenza dei beni culturali, durante il quale si è discusso dei plateatici e della revisione del regolamento per la loro gestione. Da parte degli esercenti infatti, le aspettative erano ben altre: «Se ci avessero detto prima di arrivare con slides, fotografie e documentazioni, ci saremmo preparati in modo decisamente diverso, invece nulla di tutto ciò ci è stato accennato», ha osservato il presidente di Confesercenti del Trentino, Massimiliano Peterlana, senza nascondere un certo fastidio nei confronti della Soprintendenza.
E proprio il dirigente di quest'ultima, Franco Marzatico, ha di contro illustrato in una dettagliata presentazione tutti i numeri, i dati e gli elementi più importanti del lavoro condotto nell'ultimo periodo: su 2.563,21 metri quadrati richiesti dagli esercenti, la percentuale di approvazione è stata del 93% (cioè 2.382,81 metri quadrati), per un totale di 477 tavoli e quindi 1.906 posti (immaginandone quattro per tavolo). Su 96 domande passate all'analisi dalla Soprintendenza, 72 sono state autorizzate con un tempo medio per ognuna di circa 29 giorni (in 66 casi), mentre in un solo caso il tempo ha raggiunto i 60 giorni, ovvero il massimo disponibile per prendere una decisione.
«Quelli degli esercenti sono allarmismi esagerati e non capisco l'accanimento nei nostri confronti - ha aggiunto il Soprintendente. - Su alcune situazioni, con rammarico abbiamo dovuto limitare questo spazio. Penso a Palazzo Tabarelli, oppure alla riduzione di un metro in via Belenzani, ma anche ad altre zone in cui abbiamo ragionato in termini di visibilità dei monumenti. Confrontandomi con altri colleghi del nord Italia, ho notato che questo allarmismo così "vivace" è presente solo da noi. Siamo aperti al dialogo e al confronto, ma dobbiamo risolvere questo tema ragionando sulla "grande bellezza" della città, sull'equilibrio tra monumenti e attività commerciali».
Terminata la presentazione della Soprintendenza è arrivata la replica di Peterlana, che ha voluto ribadire la posizione dell'organizzazione rappresentata: «Spiace che Marzatico sia rimasto offeso dalle uscite degli esercenti sulla stampa locale, ma siamo un sindacato e come tale dobbiamo agire, difendendo le posizioni dei nostri associati. Ad oggi, nonostante le diverse lettere inviate a Comune e Provincia per ragionare su una riqualificazione della città anche dal punto di vista dei plateatici, i confronti sono stati pochi, così come le risposte. E mai abbiamo avuto uno scambio di opinioni con la Soprintendenza. Nessuno vuole depauperare il mondo artistico della città, ma in quest'ultima ci sono oltre 170 attività, con numeri altissimi di fatturato e dipendenti: l'impatto economico dunque è chiaro a tutti».
Presenti anche la vicepresidente provinciale Francesca Gerosa - che ha ribadito «la necessità di un confronto sereno in un'ottica di sostegno agli esercenti, considerata l'importanza degli spazi esterni anche per le entrate economiche» - e l'assessora comunale Monica Baggia, con quest'ultima che ha spiegato quali saranno i prossimi passi: «Stiamo lavorando per riformare il regolamento, oggi troppo farraginoso. Con le deroghe arrivate in pandemia si è perso il controllo della situazione: cercheremo di dare omogeneità, con una filosofia diversa che tenga conto delle zone».
L’affondo delle categorie
Per quanto apprezzato dagli esercenti, il lavoro svolto dalla Soprintendenza per illustrare il tema dei plateatici in centro città non ha contribuito a tranquillizzare gli animi. Anzi, con un sorriso amaro anche la presidente dell'associazione Pubblici esercizi del Trentino, Fabia Roman, l’ha definita “una vera e propria imboscata”. Sì perché le fotografie, i dati e le spiegazioni fornite dal rappresentante della Soprintendenza, Franco Marzatico, non erano previste in quello che doveva essere un incontro chiarificatore, ma nulla di più.
«Ad averlo saputo prima, anche noi ci saremmo preparati documentazione che, pur avendo già presentato in altre sedi, sarebbe stata utile per rafforzare la nostra posizione – ha aggiunto Roman. – Invece, così facendo, non ci è stata data la possibilità di portare il nostro punto di vista. Ed è un vero peccato perché le attività che rappresentiamo sono presidi di legalità, sicurezza e socialità sul territorio. Senza i nostri bar, la città non avrebbe quella “vita” che invece la caratterizza. Ecco perché avremmo preferito un confronto alla pari, come purtroppo invece non è stato».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Francesco Antoniolli, rappresentante dei ristoratori, rammaricato per la “direzione” che ha preso il confronto. Ed anche davanti ai dati forniti da Marzatico, Antoniolli si è detto scettico e, soprattutto, ha voluto sottolineare come questi ultimi si riferiscano ad elementi ben diversi rispetto a quelle che sono le reali esigenze degli esercenti: «Ci sono stati mostrati i metri quadrati concessi, ma bisogna considerare che magari un’attività che ha bisogno di tanto spazio ha ricevuto l’autorizzazione, mentre altre piccole attività con richieste minori non sono state autorizzate. È evidente a tutti che Marzatico voglia bene alla città e che, in questo senso, il rapporto con la cultura in questi anni abbia fatto un deciso salto in avanti. Tuttavia, dobbiamo difendere i nostri associati e le loro istanze: i numeri forniti sono fuorvianti, così come le immagini scelte per descrivere alcune situazioni, presentate con la “giusta prospettiva” proprio per sostenere la posizione della Soprintendenza».
Il riferimento di Antoniolli, in questo caso, si è concentrato su una fotografia di piazza Pasi, in cui Marzatico ha ironicamente scritto “trova la fontana”, con quest’ultima che nella fotografia appariva in effetti nascosta dai tavolini del bar. «Capiamo la necessità di mantenere visibili i monumenti, ma se fossimo stati avvisati con anticipo avremmo potuto mostrare altre immagini da una diversa prospettiva, per dimostrare ad esempio come la fontana sia ben visibile: purtroppo non ci è stata data questa possibilità», hanno concluso Roman e Antoniolli.