Archeologia / Scoperta

Tridentum Romana sotto via Roggia Grande, le nuove scoperte nel piazzale Franzinelli

Resti di strade, lapidi e muri, ma anche monete e utensili: trovato l’accordo con i proprietari («che non erano contenti»), i ritrovamenti rimarranno visibili al pubblico

di Fabrizio Franchi

TRENTO. Trento, città romana a tutti gli effetti, regala nuove scoperte. Non solo erano romane la parte centrale e quella occidentale della città, quella dove Tridentum si pensava si fosse radicata. Tutti gli elementi trovati finora collocavano Tridentum tra piazza Cesare Battisti, l'Anfiteatro, la villa di Orfeo in via Rosmini e Piedicastello. Invece dagli scavi fatti per sistemare il piazzale della ferramenta Franzinelli in via Roggia Grande sono emersi reperti che fanno pensare che la zona dell'"uncino", quella dove oggi andiamo ad acquistare chiodi e martelli non era "suburbia", cioè periferia.

Nell'areale infatti sono emersi reperti in pietra che hanno fatto capire agli archeologi che da lì passava un via importante, c'erano case e alloggi privati e soprattutto i reperti ritrovati conducono a un ricca vita quotidiana: sono stati infatti rinvenuti utensili, vasellame e decine di monete, preziose non solo dal punto di vista numismatico, ma soprattutto permetteranno una datazione precisa.

La bella notizia per i cittadini è che la Soprintendenza per i beni culturali ha trovato l'accordo con Franzinelli e i reperti in pietra saranno resi visibili a tutti nel parcheggio. Si sta decidendo se allestire delle teche con vetro o fare una copertura particolare. Invece le monete e i piccoli reperti saranno visibili solo in futuro con una mostra, per evitare furti o danneggiamenti.

Insomma, quello che emerge è ormai una storia che si sta consolidando. Agli antichi romani le Terre Alte non piacevano molto: troppo fredde, troppo lontane dal mare. Eppure Tridentum, l'antica Trento, da loro fondata, veniva considerata uno dei centri importanti. Cesare Augusto, figlio (adottato) di Giulio Cesare, teneva in gran conto Tridentum.

Si era nel primo secolo avanti Cristo, quando affidò al legato Marco Appuleio questo pezzo di periferia dell'Impero che allora aveva all'incirca 2 mila abitanti. Seppure con qualche diffidenza Giulio Cesare aveva guardato con attenzione a quella che era una via di comunicazione importante, cercando di capire usi e modi di vivere, tanto che sembra che fu proprio dalla Valle dell'Adige che Cesare imparò a gustare gli asparagi conditi con il burro, ingrediente che non gli era familiare e che forse ha scoperto dai trentini.

Dunque, nuove grandi scoperte che migliorano la conoscenza dei nostri avi. Sostiene Cristina Bassi - che per la Soprintendenza ha seguito gli scavi - che si sta ancora lavorando sul sito archeologico, ma lei è convinta che sotto gli edifici dell'area di via Roggia Grande ci sia un pezzo della Trento romana. Che ovviamente non sarà portata alla luce.

Intanto godiamoci la futura musealizzazione dei resti trovati, sapendo che stiamo calpestando la storia. Dice il soprintendente Franco Marzatico: «È chiara la ricchezza del sottosuolo cittadino. La probabilità di ritrovamenti è altissima a seconda delle zone, anche in relazione a corsi d'acqua con erosioni come abbiamo visto nella zona di via Esterle».

Intanto su via Roggia Grande siamo solo all'inizio. Marzatico con una determina ha affidato un incarico alla Archeogeo di Lecco che dovrà registrare i diversi oggetti e sistemarli anche per evitare la deperibilità. Ne sarà fatta anche una pubblicazione scientifica. Spiega Cristina Bassi: «Stiamo ancora lavorando su quel sito sia per lo studio dei resti murari, una porzione dei quali è conservata. Lì c'era una strada in battuto di terra affiancata da una struttura, un grandissimo cortile, forse pertinente ma più ampio dell'area di scavo, alcune abitazioni private poi dismesse e utilizzate come laboratori da qualche artigiano».

Ma resta la sorpresa: «La città romana la conosciamo, è indicata abbastanza bene anche nel Prg, ma è stata una sorpresa trovare la strada e piccoli resti di muri. L'archeologia è sempre una sorpresa», dice con soddisfazione.

Inizialmente Franzinelli non è stato felice del ritrovamento, ammette Bassi: «Ma siamo stati ben tollerati. Non siamo i benvenuti, quando ci sono queste scoperte, ce ne rendiamo conto».

Comunque il futuro potrebbe regalare altri ritrovamenti: «Trento è di fondazione romana - dice ancora Bassi - ma è possibile che nell'areale di via Roggia Grande ci fossero degli insediamenti preromani, poi con la fondazione di Tridentum è avvenuto un fenomeno di acculturazione locale, con gli abitanti che adottarono modus vivendi dei romani, come altri soggetti che si trasferirono in città». E l'evoluzione ci ha portato a essere quello che siamo oggi.

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