Urbanistica / Visioni

Sull'area accanto alla Sloi le torri più alte della città: il progetto Sequenza che divide

I nuovi edifici proposti da Podini (gruppo MD) con la firma dell’architetto Bortolotti sarebbero quasi due volte più alti che quelli a Trento sud

di Barbara Goio

TRENTO. "Quasi il doppio delle Torri di Man": così in città si discute del progetto dei tre nuovi grattacieli che dovrebbero sorgere (il condizionale in questo caso è d'obbligo) nell'area a sud dell'ex Sloi e a ovest dell'ex Carbochimica, al centro di quel triangolo dei veleni che ha segnato la vita della città degli ultimi settant'anni.

C'è tanta voglia di riscatto nel progetto presentato l'altro giorno da Sequenza Spa (Gruppo Podini Md) a firma dell'architetto Roberto Bortolotti: un condominio di 16 piani (52 metri di altezza), uno di 20 piani (66 metri) ed infine un gigante di ben 24 piani (78 metri) in cui sono previsti appartamenti, attività commerciali ed un hotel di lusso. In tutto, dovrebbero essere realizzati ben 200 alloggi.

Ma se per l'assessora comunale all'urbanistica Monica Baggia «nel piano regolatore non c'è limite» al numero di piani e anzi «la giunta condivide il tema di costruire in altezza», a frenare gli entusiasmi c'è la tabella di marcia che prevede che prima si completi il bypass ferroviario e si interri la ferrovia. Inoltre, vanno messi in conto: le esigenze di Rfi, l'accordo tra i diversi proprietari, gli investimenti che potrebbero toccare i 100 miioni di euro, ed infine il disagio di andare a lavorare a ridosso di terreni (ancora) potenzialmente letali.

«Serve un grande piano strategico, una regia pubblica, una riflessione allargata» commenta Emiliano Leoni, presidente del Citrac, Circolo trentino per l'architettura contemporanea, che rivendica come «tutto l'areale di Trento Nord è sicuramente una zona strategica per riequilibrare la città».

Leoni tiene a precisare che non vanno demonizzati né le altezze né l'intervento dei privati, ma «la zona va ripensata nella sua globalità, vanno date nuove tattiche partecipative» perché questa è un'area «di grandi debolezze e di grandi potenzialità di sviluppo».

Continua l'architetto: «La regia pubblica è necessaria per capire i veri bisogni della città: non mi spaventa l'altezza ma sono tanti gli elementi da prendere in considerazione. Prima di tutto serve una seria analisi: Trento nord ha moltissimi alloggi sfitti e inutilizzati, come recuperarli? Quali sono le proporzioni da rispettare tra alloggi residenziali e uffici? Che tipo di collegamenti e di viabilità servono? Dove mettiamo tutte le auto? Per dare tutte queste risposte è importante immaginare la Trento del 2050».

«Ecco - riprende Leoni - siamo di fronte alla necessità di progettare un'area molto vasta, dalle caratteristiche peculiari e sicuramente strategica: che poi ci siano elementi a torre, non mi scandalizza. Bisogna però capire se questo disegno paesaggisticamente regge, prendere in esame anche quello che sta intorno. Si potrebbe, in questo caso, anche coinvolgere il Comitato per la cultura architettonica del paesaggio per individuare qual'è la modalità più corretta per procedere con lo sviluppo e poi puntare sull'architettura di qualità. Insomma, compito del pubblico è avere una visione».

 

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