Bypass / Inquinamento

Terre di scavo Tav anche a Camparta e Civezzano? Meano: «Il Comune non sa niente», ma palazzo Thun e la Provincia precisano

Una seduta con Ianeselli e Facchin che i consiglieri definiscono «impreparati». E il giorno dopo arriva il comunicato stampa dettagliato, sia dal Comune che dalla Provincia 

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TRENTO. Quello che doveva essere un incontro chiarificatore si è trasformato in un momento di sorpresa. E purtroppo, ha sottolineato la presidente della circoscrizione di Meano, Giulia Bortolotti, il Comune di Trento non ha fatto una bella figura.

Questi i fatti: nella serata di lunedì si è tenuto il consiglio circoscrizionale, alla presenza anche del sindaco Franco Ianeselli, dell'assessore Ezio Facchin e del personale tecnico, per discutere della circonvallazione ferroviaria. Tra gli argomenti più scottanti, il cosiddetto Put (il Piano di utilizzo delle terre) presentato da Rfi al Ministero dell'Ambiente e il piano del traffico che dovrebbe essere attuato durante la realizzazione dei lavori. Ed ecco la sorpresa: il Piano, in merito al quale la circoscrizione chiedeva chiarimenti e risalente alla fine di maggio, è sembrato essere sconosciuto al Comune.

«Posso confermare, ma allo stesso modo possono farlo le tante persone che erano presenti di persona e online, che i rappresentanti dell'amministrazione comunale hanno mantenuto dall'inizio alla fine dell'incontro questa linea, ovvero la "non conoscenza" del documento - ha spiegato Bortolotti. - Durante la seduta l'ho personalmente inviato all'ingegner Franzoi e lui si è messo a leggerlo, senza dare in alcun modo l'impressione di averlo già visto. Doveva essere un incontro per chiarire parecchie perplessità, invece non abbiamo avuto molte risposte. Anzi, credo sia un fatto grave quanto successo. Non è una questione politica ma di salute e sicurezza, di pubblica amministrazione, di tutela dei cittadini. Ora attendiamo la risposta scritta del Comune rispetto alle nostre considerazioni».

Come se non bastasse, hanno aggiunto portavoce e consiglieri circoscrizionali, sostenuti anche dai rappresentanti dei comitati e delle associazioni contrarie all'opera, in assenza di osservazioni al Piano quest'ultimo potrebbe entrare in vigore con il silenzio assenso, coinvolgendo dunque le locali cave di Camparta per il deposito dei materiali. Tuttavia, il punto di domanda maggiore è proprio quello relativo alla non conoscenza del documento da parte del Comune, visto e considerato che le riunioni tecniche con i rappresentanti di Rfi e del Consorzio Tridentum hanno cadenza settimanale.

Insomma, c'è grande confusione e questo, su un argomento così delicato come il bypass, non aiuta. Ed è stata proprio Bortolotti a rincarare la dose rispetto ad un altro tema, cioè quello della viabilità e del potenziale traffico legato al passaggio dei camion per lo spostamento di terreno e materiali: «Oltre alle due cave di Camparta, nel Piano viene indicato un terzo sito nel comune di Civezzano, dunque avremmo voluto sapere dove dovranno passare i camion - ha aggiunto la presidente - Ma su questo, il Comune ci ha risposto che "si vedrà". Potrebbero arrivare delle prescrizioni, come no. Ci è stato detto che arriverà solo terra pulita dallo scalo Filzi e non inquinata, ma pare che il lavoro verrà fatto al contrario: prima lo scavo e poi la valutazione di un possibile inquinamento. Però si sa benissimo che quest'ultimo c'è».

E ancora: «Sembra esserci la necessità di rincorrere dei tempi, come se fossero ancora legati al Pnrr, mentre da tempo ormai l'opera è uscita dai finanziamenti. Quindi chiediamo che si facciano più controlli e maggiori caratterizzazioni da parte dell'amministrazione pubblica. Dal punto di vista della chiarezza, il Comune ha fatto un passo indietro».

Oggi, dopo l’uscita sul giornale l’Aadige, la replica di palazzo Thun. «Per il conferimento dei materiali non basta il via libera del Ministero dell’Ambiente. Per ogni singolo sito serve anche l’autorizzazione degli enti preposti in sede locale. Nessuno è caduto dalle nuvole durante la seduta del Consiglio circoscrizionale di Meano. Semmai, se c’è stato un momento di sconcerto, è da attribuire all’errata lettura, da parte della Circoscrizione, del Piano di utilizzo dei materiali di scavo della Circonvallazione ferroviaria.

Invitata a partecipare al Consiglio circoscrizionale, l’Amministrazione comunale nella serata di martedì scorso ha cercato di fare chiarezza riguardo a due questioni principali.

Conferimento delle terre di scavo in vari siti del territorio provinciale. Sulla base di una prescrizione inserita in fase di approvazione nel Piano di fattibilità tecnico economica della Circonvallazione ferroviaria (identificata con il codice B.54 dell'ordinanza numero 3 della Commissaria Straordinaria), l’Amministrazione comunale insieme alla Provincia autonoma si è mossa nei mesi scorsi affinché parte del terreno di scavo con caratteristiche idonee rimanga sul territorio provinciale per contribuire a progetti di ripristino ambientale che da tempo attendono di essere avviati o conclusi. Il terreno di cui si parla per queste operazioni è sempre e solo quello rientrante nelle caratteristiche della “colonna A”, dicitura tecnica che sta a indicare il terreno pulito, di miglior qualità, utilizzabile per esempio per aree residenziali, parchi e bonifiche agrarie.

Le modifiche al Piano di utilizzo delle terre. La seconda questione illustrata durante il Consiglio circoscrizionale di Meano riguarda il fatto che il Put (Piano di utilizzo dei materiali di scavo) contenuto nel Pfte della Circonvallazione ferroviaria è stato oggetto di una modifica con suddivisione in parte A e parte B. Deve perciò essere approvato dal Mase (Ministero dell’Ambiente), chiamato ad autorizzare l’ammissione di nuovi siti di deposito delle terre da scavo. Il fatto che questi siti siano inseriti nel Put non è peraltro un elemento sufficiente. Infatti, perché sia possibile il conferimento delle terre da scavo, non basta l’approvazione complessiva del Put da parte del Ministero dell’Ambiente: è necessario che ci sia un via libera differenziato, di competenza degli enti territoriali preposti, per ogni singolo sito, anche riguardo alle quantità di terreno di conferire, alle caratteristiche e alle tempistiche più opportune.

Un’interpretazione errata. Non è dunque vero che il Piano di utilizzo delle terre fosse sconosciuto all’Amministrazione comunale che, negli scorsi mesi, ha affiancato la Provincia e i servizi di merito nello sviluppo e nell'analisi anche di questi aspetti. Sconosciuta era piuttosto l’interpretazione errata che è stata data dalla Circoscrizione basata su un'erronea lettura secondo cui sarebbe ammesso il conferimento di terreni inquinati o trattati come rifiuto in luoghi di bonifica. Il Put infatti si sofferma a lungo sullo scalo Filzi e differenzia la qualità dei vari terreni a seconda delle zone ipotizzando che una piccola quantità di terre pulite (di colonna A) del Filzi, minima rispetto a quella messa in gioco dal Put di parte B, potrebbe essere portata anche in luoghi di bonifica. Si tratta di un’ipotesi, che deve comunque essere confermata da ulteriori analisi e che deve essere autorizzata in sede locale per i singoli siti di conferimento. Non è in alcun modo previsto né ipotizzato che i terreni contaminati possano essere utilizzati per la bonifica di cave o di altri siti del Trentino».

Il comunicato della Provincia. "A seguito dei recenti articoli riportati nella stampa locale rispetto ai lavori della circonvallazione ferroviaria di Trento, al fine di assicurare un’informazione corretta e trasparente, si intendono fornire alcuni chiarimenti.

In primo luogo, si precisa che nel 2021, in sede di valutazione di impatto ambientale statale del progetto della circonvallazione ferroviaria, è stato presentato un Piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo (PUT) unitario per tutta l’opera. A seguito di diverse richieste di integrazioni da parte della Provincia, ed in particolare dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’Ambiente (APPA), il provvedimento conclusivo del Ministero dell’Ambiente (DM n. 83 del 31/05/2022) ha imposto (condizione ambientale n. 3) a RFI di rielaborare il Piano di utilizzo prima dell’inizio dei relativi lavori, rispondendo puntualmente a tutta una serie di indicazioni tecniche.

Di conseguenza, nel dicembre 2022, RFI ha presentato un nuovo Piano di utilizzo che, dopo una serie di integrazioni, è stato valutato positivamente dal Ministero dell’Ambiente, con decreto direttoriale n. 44895 del 7 marzo 2024, previo parere della Commissione tecnica PNRR – PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima) e dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente. Tale Piano, denominato Piano di utilizzo delle opere di parte A, è relativo alle sole opere di imbocco della galleria nella parte a nord (una parte dello Scalo Filzi, quella più meridionale) e a sud (Mattarello): questo, ad oggi, è l’unico Piano di utilizzo approvato e l’unico Piano secondo il quale, quindi, possono essere gestite come sottoprodotti le terre e rocce scavate in dette aree. 

La documentazione che recentemente è stata depositata da RFI costituisce un aggiornamento a questo Piano di utilizzo delle opere di parte A che, come detto, è già in vigore. APPA ne ha già concluso l’esame e a breve formalizzerà le proprie osservazioni agli organi statali competenti, con i quali è in continuo contatto. Solo quando la documentazione sarà ritenuta completa e corretta il Ministero dell’Ambiente, come Autorità competente, procederà all’approvazione di questo aggiornamento.

Tutte le restanti opere - consistenti nella realizzazione dell’intera galleria e dei tratti a nord delle opere di parte A - e quindi tutte le opere che interesseranno anche l’area contaminata della Carbochimica – Sloi (cosiddetto SIN) e l’area nord dello Scalo Filzi, posta sotto sequestro - non sono invece oggetto di questi Piani, ma saranno inserite in un Piano di utilizzo delle opere di parte B che al momento in fase di redazione da parte di RFI.

Quindi, allo stato attuale, le aree del SIN e quelle poste sotto sequestro probatorio non sono interessate dal Piano di cui si tratta (di parte A) e, conseguentemente, in questa fase, da lavori di movimentazione terra connessi all’opera di bypass, né da qualsiasi altra attività eccetto quelle di monitoraggio e di analisi, condotte da parte dell’APPA in raccordo con il NOE e con l’Autorità giudiziaria.

Nel merito della situazione dei terreni interessati da questa proposta di aggiornamento del Piano, si evidenzia che la parte dello Scalo Filzi coinvolta (imbocco di parte A), presenta terreni che non necessitano di essere bonificati, ma che possono essere destinati a siti autorizzati a riceverli in relazione alla loro classificazione. Non sussistono, pertanto, pericoli per la popolazione legati alla movimentazione, trasporto e/o deposito in cumuli di tale materiale.

Anche in merito alla falda, si fa presente che il progetto prevede una gestione delle acque come rifiuto ed il loro trattamento presso ditte autorizzate.

Si precisa, inoltre, che le attività di indagine ambientale condotta da RFI a supporto del progetto di bypass, richieste da APPA, sono state condotte in contraddittorio con la stessa Agenzia che ne ha validato gli esiti, dopo aver preventivamente verificato i protocolli analitici, le modalità di caratterizzazione e di misura dei laboratori ed i punti di sondaggio preliminari alla progettazione. APPA è stata presente a tutti i campionamenti tenutisi tra luglio 2023 e febbraio 2024, controllando le operazioni ed effettuando contro analisi su una grande percentuale dei campioni prelevati.

Infine, si chiarisce che, ad oggi, per tutto quanto sopra rappresentato, i siti di destino finale dove portare i terreni scavati nelle opere di imbocco di parte A sono quelli elencati nel Piano approvato nel marzo 2024 e che sono in possesso di un progetto di ripristino autorizzato, secondo il quale sussiste la coerenza con la tipologia di materiale e con le tempistiche delle fasi di scavo e ripristino (nell’ambito del territorio provinciale nel predetto Piano è stata individuata solo la cava Sabonè/Chiesurone nel Comune di Ala).

Invece, tutti i nuovi siti di destino finale elencati nella proposta di aggiornamento al Piano, prima di ricevere i materiali provenienti dagli scavi delle opere di imbocco, dovranno dotarsi di un progetto autorizzato che ne preveda la coerenza del riempimento con le fasi di scavo e con la tipologia di materiale.

Al momento, la sistemazione presso la località Acquaviva, la cava Camparta, la discarica Val Camino e altri siti riportati nella proposta di aggiornamento di Piano non sono dotati di tale progetto autorizzato.

“In termini generali - richiama l’assessore all’ambiente Giulia Zanotelli - APPA ha assicurato e continuerà ad assicurare un ruolo di terzietà, per garantire il rispetto delle norme e la tutela di ambiente e cittadini, seguendo, con specifico riferimento a questo importante progetto, tutte le fasi preliminari e quelle realizzative, sia sul piano documentale, procedimentale e dei controlli, sia dal punto di vista tecnico – operativo.”

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