Dopo 26 anni, addio allo storico mercatino dell'usato ReStore a Trento sud
Il negozio di via Padre Eusebio Iobi a Trento sud chiuderà ufficialmente i battenti il 31 agosto, data di un ultimo brindisi finale con l'affezionata clientela dei titolari Giorgio e Elisabetta, protagonista di una storia di grande successo. «La pandemia ha dimezzato gli incassi con l'esplosione delle vendite online. Chi ha bisogno di liberare casa sfrutta i mercatini ma chi fa shopping si affida alle app»
TRENTO. Ultimo saluto per il ReStore, lo storico mercatino dell'usato in via Padre Eusebio Iobi a Trento sud. Dopo ben 26 anni di attività e milioni di articoli salvati, l'attività chiuderà ufficialmente i battenti il 31 agosto, data di un ultimo brindisi finale con l'affezionata clientela.
Una storia, quella del mercatino, fatta di tanta passione e amore, che prende avvio da lontano: «Tutto è iniziato nel 1997 - raccontano i titolari Giorgio e Elisabetta - quando siamo andati a vedere i mercatini di Torino, i primi del franchising. Da lì, grazie all'interesse di una ragazza che conoscevamo e che aveva aperto un ricco mercatino proprio nel capoluogo piemontese, nasceva l'idea di aprirne uno anche nella nostra zona. Inizialmente si parlava di Bolzano, poi il franchising individuò come zona Trento nord».
A seguire il coraggio per compiere un passo, non certo facile: «Allora - racconta Giorgio - avevo un lavoro stabile in un'azienda molto importante. Quando sono andato via per il mercatino tutti mi diedero del matto. Io ed Elisabetta eravamo sposati da poco e bisognava cercare un capannone e comprare una licenza che al tempo in provincia costava ben 10 milioni delle vecchie lire. Non capivo in realtà cosa stava accadendo». Poi l'inizio dell'avventura: «Dopo aver trovato il capannone abbiamo preso la decisione ufficiale di aprire l'attività noi due - raccontano ancora Giorgio ed Elisabetta -. L'attività ha preso il via il 12 giugno del 1998. Ricordiamo ancora la prima cliente, una signora venuta da Bolzano apposta, quando ancora non avevamo finito di allestire il negozio. Nell'ultimo weekend di settembre poi abbiamo fatto l'inaugurazione ufficiale, incassando qualcosa come 5 milioni delle vecchie lire. Era entrata tantissima gente».
Nel frattempo, dopo un anno, il disinteresse da parte della collega torinese per l'assenza, a suo dire, di business nel Trentino. Il mercatino quindi era ufficialmente solo tra le mani di Giorgio ed Elisabetta, che ben presto, negli anni, si ampliano e spostano collezionando cifre record: «Dopo 6 anni - raccontano - siamo passati da 400 a 800 metri e nel 2017 da 800 a 500 spostandoci a Trento sud, dove siamo ora. Nel 2014 quando siamo usciti dal franchising e ci siamo messi in proprio avevamo registrati 27.600 clienti mentre 2 anni fa, quando abbiamo ricambiato il programmatore e siamo ripartiti da zero, siamo arrivati a 11.600 clienti».
Ma non solo numeri. Il mercatino, vissuto dall'interno è infatti fatto anche di tanta relazione e cura: «Il 95% delle persone - spiega Giorgio - entra nel mercatino a fare un giro e non sa cosa trova. È un mondo a sé stante con il target più eclettico che si possa immaginare. Può arrivare il ricco che ti "massacra" sul prezzo fino al povero a cui regali un paio di jeans. Il mercatino è tutto il contrario di tutto, è amore e odio, è una cosa viscerale». Diversi infine i motivi della chiusura: «La pandemia - spiega Elisabetta - ha dimezzato gli incassi con l'esplosione delle vendite online. Chi ha bisogno di liberare casa sfrutta i mercatini ma chi fa shopping si affida ad app online come Amazon o Vinted. Per non parlare della burocrazia, iva alle stelle compresa».
«I fattori che ci hanno portato alla chiusura sono diversi - aggiunge Giorgio -. Sicuramente c'è il momento economico che è quello che con un Trentino che commercialmente è venticinque anni indietro. Poi ad oggi lavorare con il pubblico è sempre più difficile».
«Il nostro obiettivo - concludono infine i titolari - era quello di uscire a testa alta. Abbiamo amato questo lavoro e ci ha dato tantissimo». P. Fi.