«Pizza in 3 minuti», è boom mondiale
La pizza è ancora l'oro di Napoli? Per i buongustai e i pizzaioli sì, per il mercato globale no. Perché quel disco di pasta-pomodoro-mozzarella e chi più ne ha ne metta - da anni alimento tra i più assaporati in tutto il pianeta - è ormai finito in un macchinetta espresso che in nemmeno tre minuti, con un semplice clic, sforna saporiti «made in Italy» alla stregua di un distributore di caffè o di bibite. E questa conquista planetaria, udite udite, è partita da Rovereto, mica dalla città partenopea.
Il business alimentare robotizzato - ideato, creato e prodotto in via Zeni - si chiama semplicemente «Let's Pizza». È la concretizzazione di un sogno di Claudio Torghele, generale manager della Sito srl, che in una decina d'anni si è sviluppato attraverso sei brevetti e la collaborazione con le università di Trento, Padova e Bologna. E alla fine è arrivato sui mercati di tutti i Paesi targati Onu, pronto a tacitare la voglia di pizza di mangioni biondi, mori, castani e rossi, a pelli chiare, scure e ambrate e a golosi con gli occhi a mandorla. Insomma, dalla piccola Rovereto, grazie alla ricerca e alla tecnologia condita con il brand tricolore più amato dell'universo, la pizza pronta in tre minuti è diventata un prodotto tra i più acquistati ed invidiati.
Anche se nella patria del piatto unico più apprezzato da grandi e piccini (con assoluta parità di genere) storcono il naso: «Mai una pizza cotta nel forno a legna sarà battuta da una pizza "meccanica"», si lamentano infatti a Napoli e dintorni. Ma il mondo, si sa, si evolve. E nel settore alimentare conquistare il mercato oltre i chilometri zero è un business che non si può certo ignorare. In tempi di crisi e, di conseguenza, di manica corta, poi, poter acquistare una pizza a 5 euro senza pensare al coperto o alle mance e, soprattutto, senza lunghe code è un segnale che all'estero è stato recepito. La pizza, in altre parole, è diventata più «veloce» del fast food. Il «made in Italy», dunque, è un «made in Rovereto» ed è la sintesi della ricerca universitaria con il pallino degli affari. E spopola tra i pizzomani globali proprio mentre sta per partire l'Expo di Milano sui cibi a corto raggio.
Le prospettive di crescita sono incoraggianti. Ne è convinto Claudio Torghele, il «geniaccio» che ha invaso il pianeta con la pizza express da sala d'aspetto. Ma da dove è partito? «L'idea mi è venuta negli Stati Uniti, quando ero socio di una fabbrica di pasta fresca; i distributori automatici di alimenti erano ovunque. E la pizza, allora come oggi, andava alla grande. Mi sono detto: perché non fare un distributore di pizza? Ci ho messo qualche anno ed i miei finanziatori diversi milioni di euro».
Tra Rovereto e Malè, la Sito impiega 15 persone con ambizioni di ampliamento. Ogni mese, infatti, vengono immesse sul mercato 30 macchine; considerando che ogni «sputa-pizza» costa 30 mila euro i conti dell'affare sono presto fatti. È il canto del cigno della pizza tradizionale? «Certo che no! Funziona come la macchinetta del caffè: se ho un bar sotto l'ufficio vado lì a berlo. Anche se il prodotto è buono non sostituirà mai le pizzerie con forno a legna».