Ala, il turismo parte dai pianoforti antichi
La Città dei velluti tenta il rilancio in chiave turistica con un progetto ambizioso
È fatta, la scelta politica da parte della giunta c’è, l’intesa con la proprietà pure. Quindi si può dire: la Città dei velluti tenta il rilancio in chiave turistica con un progetto ambizioso. Unire il nascente - e tutto da inventare - museo della seta che la Provincia ha promesso di allestire a palazzo Taddei, con un gioiellino, cioè il museo del pianoforte antico, di Temenuschka Vesselinova. Il Comune acquisterà i pezzi, per un valore totale di 1,8 milioni, e li metterà in libera visione nelle due sedi prestigose su cui può contare e che entro l’anno vedranno la fine dei lavori di restauro, palazzo Pizzini e palazzo Taddei. Evidente la soddisfazione del sindaco, Claudio Soini: «Da qui comincia un ampio progetto di rilancio del centro storico, che può avere grandi possibilità dal punto di vista turistico».
Ma andando con ordine. Il museo del pianoforte antico è una collezione privata che la musicista Temenuschka Vesselinova ha messo insieme nel corso di una vita. Da vent’anni residente ad Ala, in questo periodo ha mostrato - su appuntamento - clavicembali e fortepiano ad appassionati che venivano a conoscenza della loro esistenza. Qualche anno fa si è aperta la possibilità, per l’amministrazione comunale, di acquistare la collezione. La musicista voleva vendere e aveva piacere che quel tesoro, che a detta degli esperti non ha eguali in Italia, restasse ad Ala. La giunta guidata da Luigino Peroni ci ha creduto subito: l’incarico per la expertise è stato pagato di tasca propria da sindaco e assessori. E l’esperto che ha studiato la collezione ha indicato in 1,8 milioni il suo valore, ma ha anche fatto notare come, vista l’unicità della collezione, poterla avere, per l’ente pubblico significherebbe avere anche la possibilità di creare un progetto di sviluppo importante.
Cambiata la giunta, non è cambiata - e la cosa non era scontata - la volontà di ragionare su questa ipotesi. Che, nello spazio di pochi mesi, è diventata progetto. Anche perché i tempi sono maturi per un’iniziativa ad ampio raggio: palazzo Pizzini, dove suonò un giovanissimo Mozart, sta per essere restituito alla comunità, dopo il recente restauro, e altrettanto accadrà, entro l’anno, a palazzo Taddei, dove sorgerà il museo della seta. Insomma, o adesso o mai più. Da qui la scelta dell’amministrazione: la collezione sarà pagata in più tranche, la prima di 500 mila euro. Poi si valuterà dove allestire la mostra. Certamente parte degli strumenti saranno spostati a palazzo Taddei, ma una minima parte andrà probabilmente a palazzo Pizzini, anche per una coerenza storica: i pianoforti dell’epoca mozartiana troveranno collocazione nel palazzo che vide il genio all’opera.