Esplosione a Mezzomonte di Folgaria Area sotto sequestro: si scava in cerca di prove
Comunità locale sotto shock per la tragedia nella quale hanno perso la vita Gabriele Lanzotti e Silvano Marzari
«Allo stato attuale non si può escludere nulla». Forze dell'ordine, protezione civile, autorità. Tutti ripetono la stessa frase. Perché a diverse dall'esplosione che ha polverizzato una casa a tre piani (venerdì pomeriggio a Mezzomonte di Folgaria, in località Molini) ed è costato la vita a Gabriele Lanzotti e Silvano Marzari, in campo ci sono più domande che risposte. E ieri al termine di una giornata convulsa, solo questo si poteva dire: l'ipotesi che sia stata una perdita di Gpl a scatenare l'inferno è la più probabile. Ma non è escluso si sia trattato di un ordigno portato lì inesploso, o - per dirla con le parole di un inquirente, «qualche altra alchimia chimica». Insomma, non si può escludere nulla, appunto. E i tempi per chiarire ogni dubbio non saranno brevi.
Area sotto sequestro e sopralluoghi.
Ritrovato il secondo corpo, quello di Lanzotti, venerdì sera era necessario decidere cosa fare. D'intesa con il pm, le forze dell'ordine hanno messo l'area sotto sequestro. Per evitare vandalismi o incidenti di curiosi e perché le poche prove di quel che è accaduto sono lì, da qualche parte tra i detriti polverosi. Quindi le fotoelettriche sono state lasciate nei boschi e hanno illuminato l'area per tutta la notte, mentre alcuni uomini l'hanno presidiata, dopo che il maresciallo di Folgaria, verso l'una di notte, ha materialmente messo i sigilli. Ieri intanto, il sopralluogo durato ore di pompieri e carabinieri.
Le cause.
Questo è il vero mistero. Perché la casa è stata letteralmente demolita. L'unica cosa data per assodata, è che si sia trattato di una tragica fatalità. L'ipotesi perdita di gas resta la più accreditata, anche se qualche dubbio in campo rimane. Il Gpl fa prima di tutto un fiammone a tremila gradi, e per ora non sono stati trovati segni evidenti di bruciature. Sono state recuperate quattro bombole (una è stata sbalzata fin nel torrente), tutte vuote e chiuse. Al piano interrato c'è un bombolone, ma anche quello è integro e sembra improbabile sia lì la causa dell'esplosione. Resta l'ipotesi di una rottura nelle tubature, o la presenza di qualche altra bombola. Ma tutto è sotto metri e metri di macerie. Serve tempo. Intanto si va per esclusione. La paura, venerdì sera, era che all'origine di tutto vi fosse un ordigno trovato inesploso e portato lì. Per questo è stato fatto intervenire il nucleo artificieri dei carabinieri di Bolzano. Ma l'ipotesi sembra poco probabile per tre motivi: l'entità dell'esplosione, il fatto che le due vittime non fossero conosciute come recuperanti e, soprattutto, i tempi. I testimoni dicono di averli visti sulla strada, diretti a casa. Dopo pochissimi minuti sarebbe avvenuta l'esplosione. Se questo è vero, la tempistica è compatibile con un incidente nell'immediatezza del loro ingresso in casa. Ancora, quindi, compatibile con la perdita di Gpl capace di saturare i piani bassi, innescata magari con l'accensione della luce. Non è esclusa, infine, qualche «altra alchimia chimica». Cioè non è escluso che concause - tutte da verificare - abbiano ampliato la potenza dell'esplosione dovuta al gas.
Gli accertamenti e l'inchiesta.
Il pm Fabrizio De Angelis ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato. Aspetta i primi riscontri, che procedono in parallelo: dal punto di vista tecnico operano gli ispettori dei vigili del fuoco e la scientifica dei carabinieri, che ha preso dei reperti. Ora si valuta se coinvolgere i Ris. Ma sarà un lavoro lungo: i detriti vanno spostati e valutati uno a uno, per evitare di perdere i pochi elementi utili per capire.Nel frattempo i carabinieri stanno sentendo i primi testimoni. Lunedì ci sarà l'ispezione cadaverica, il pm dovrà valutare se chiedere anche l'autopsia.
Il riconoscimento.
Ieri mattina, infine, il momento più straziante per i familiari. Che come tutti aspettano risposte. E che per ora hanno solo domande.«Allo stato attuale non si può escludere nulla». Forze dell'ordine, protezione civile, autorità. Tutti ripetono la stessa frase. Perché a 24 ore dall'esplosione che ha polverizzato una casa a tre piani ed è costato la vita a Gabriele Lanzotti e Silvano Marzari, in campo ci sono più domande che risposte. E ieri al termine di una giornata convulsa, solo questo si poteva dire: l'ipotesi che sia stata una perdita di Gpl a scatenare l'inferno è la più probabile. Ma non è escluso si sia trattato di un ordigno portato lì inesploso, o - per dirla con le parole di un inquirente, «qualche altra alchimia chimica». Insomma, non si può escludere nulla, appunto. E i tempi per chiarire ogni dubbio non saranno brevi.
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Area sotto sequestro e sopralluoghi.
Ritrovato il secondo corpo, quello di Lanzotti, venerdì sera era necessario decidere cosa fare. D'intesa con il pm, le forze dell'ordine hanno messo l'area sotto sequestro. Per evitare vandalismi o incidenti di curiosi e perché le poche prove di quel che è accaduto sono lì, da qualche parte tra i detriti polverosi. Quindi le fotoelettriche sono state lasciate nei boschi e hanno illuminato l'area per tutta la notte, mentre alcuni uomini l'hanno presidiata, dopo che il maresciallo di Folgaria, verso l'una di notte, ha materialmente messo i sigilli. Ieri intanto, il sopralluogo durato ore di pompieri e carabinieri.
Le cause.
Questo è il vero mistero. Perché la casa è stata letteralmente demolita. L'unica cosa data per assodata, è che si sia trattato di una tragica fatalità. L'ipotesi perdita di gas resta la più accreditata, anche se qualche dubbio in campo rimane. Il Gpl fa prima di tutto un fiammone a tremila gradi, e per ora non sono stati trovati segni evidenti di bruciature. Sono state recuperate quattro bombole (una è stata sbalzata fin nel torrente), tutte vuote e chiuse. Al piano interrato c'è un bombolone, ma anche quello è integro e sembra improbabile sia lì la causa dell'esplosione. Resta l'ipotesi di una rottura nelle tubature, o la presenza di qualche altra bombola. Ma tutto è sotto metri e metri di macerie. Serve tempo. Intanto si va per esclusione. La paura, venerdì sera, era che all'origine di tutto vi fosse un ordigno trovato inesploso e portato lì. Per questo è stato fatto intervenire il nucleo artificieri dei carabinieri di Bolzano. Ma l'ipotesi sembra poco probabile per tre motivi: l'entità dell'esplosione, il fatto che le due vittime non fossero conosciute come recuperanti e, soprattutto, i tempi. I testimoni dicono di averli visti sulla strada, diretti a casa. Dopo pochissimi minuti sarebbe avvenuta l'esplosione. Se questo è vero, la tempistica è compatibile con un incidente nell'immediatezza del loro ingresso in casa. Ancora, quindi, compatibile con la perdita di Gpl capace di saturare i piani bassi, innescata magari con l'accensione della luce. Non è esclusa, infine, qualche «altra alchimia chimica». Cioè non è escluso che concause - tutte da verificare - abbiano ampliato la potenza dell'esplosione dovuta al gas.
Gli accertamenti e l'inchiesta.
Il pm Fabrizio De Angelis ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato. Aspetta i primi riscontri, che procedono in parallelo: dal punto di vista tecnico operano gli ispettori dei vigili del fuoco e la scientifica dei carabinieri, che ha preso dei reperti. Ora si valuta se coinvolgere i Ris. Ma sarà un lavoro lungo: i detriti vanno spostati e valutati uno a uno, per evitare di perdere i pochi elementi utili per capire.Nel frattempo i carabinieri stanno sentendo i primi testimoni. Lunedì ci sarà l'ispezione cadaverica, il pm dovrà valutare se chiedere anche l'autopsia.
Il riconoscimento.
Ieri mattina, infine, il momento più straziante per i familiari. Che come tutti aspettano risposte. E che per ora hanno solo domande.