«Famiglie in rete» per aiutarsi Importiamo il modello veneto

È la proposta della Comunità della Vallagarina

di Luisa Pizzini

Avere delle persone, di fiducia, a cui poter affidare i propri figli quando il lavoro o altri impegni s’intromettono nella routine quotidiana è una vera manna. Poter contare sulla disponibilità di una famiglia, che magari vive nello stesso paese, per recuperare i bimbi a scuola, per accompagnarli se i genitori devono uscire di casa troppo presto oppure per preparare loro la merenda e accompagnarli all’allenamento rende la vita decisamente più facile - anche ai piccoli - e ripristina quei rapporti che un tempo nascevano in modo naturale all’interno di una comunità. C’è chi già lo fa grazie ad una rete di parenti ed amici e chi invece non ha la stessa fortuna.

Ecco allora che la Comunità della Vallagarina in questi giorni sta per presentare un’iniziativa ormai consolidata in Veneto.

«È il progetto delle Famiglie in rete e lo vorremmo proporre ai comuni di Ala, Avio, Mori, Brentonico e Ronzo-Chienis, tanto per cominciare» racconta Erica Zandonai, assessore alle politiche sociali della Comunità. Ad illustrare gli obiettivi e le modalità sarà il dottor Pasquale Borsellino, direttore della struttura complessa dell’Unità operativa materno infantile età evolutiva e famiglia di Montebelluna, in provincia di Treviso. È suo il merito delle reti già avviate in Veneto e approdate anche in piana Rotaliana.

«L’idea di fondo è che famiglie già forti di relazioni si mettono a disposizone di famiglie con relazioni più deboli o mancanti, magari perché arrivati da poco in paese» spiega Zandonai. Si tratta comunque di famiglie che non hanno grosse difficoltà sociali, semplicemente hanno bisogno di un appoggio. Le situazioni sono tante e diverse: c’è chi non può contare sui nonni, chi ha avuto da poco un bimbo e ha bisogno d’aiuto con i fratelli più grandi, chi ha una lavoro con orari «scomodi».

L’assessore Zandonai si sofferma poi sulle diverse fasi del progetto. «Ci saranno alcune famiglie che verranno formate dai nostri assistenti sociali per questo scopo ed il servizio della Comunità rappresenterà per loro e per chi invece usufuirà dei vantaggi di questo progetto di un appoggio costante. In questa fase le famiglie si conosceranno tra di loro e chi ne ha le forze e la volontà potrà poi mettersi a disposizione degli altri».

«Un progetto lungimirante che responsabilizza la comunità - si legge nella presentazione dell’idea di Borsellino - fa in modo che sia la comunità stessa che cura, o meglio che si prende cura (community care) dell’altro, lo supporta e lo accompagna, anche nelle piccole cose, in diversi momenti di difficoltà». E come aggiunge, in conclusione, l’assessore Zandonai «è una fascia d’intervento di supporto per la ricreazione di una comunità che negli ultimi anni si è persa». Un modo per tornare a conoscersi di più in un paese, a scambiarsi favori ed a creare occasioni per trascorrere del tempo insieme.

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