Riforma del welfare, 4 Rsa contro Zeni
Un gruppo di presidenti della Vallagarina contro l'assessore Zeni
Sono fortemente preoccupati per il futuro delle aziende provinciali per i servizi alla persona che gestiscono i quattro presidenti Vallagarina che ieri hanno diffuso una nota per spiegare le ragioni della loro contrarietà alla proposta di riforma del welfare anziani avanzata dall’assessore alla sanità Luca Zeni. Sono convinti che l’«accorpamento delle Apsp presenti sui vari territori e la conseguente trasformazione delle attuali aziende in residenze sanitarie assistenziali (Rsa) destinate esclusivamente alla lungo degenza» metteranno in ginocchio l’intero sistema del welfare. Sono stati in quattro a firmare il documento per esprimere la posizione della Vallagarina in questa partita: Giuseppe Rossaro per Vallarsa, Andrea Bandera per Avio, Moreno Broggi per Brentonico e Francesca Parolari per Nomi. Restano fuori dal coro Rovereto e Mori.
«Da Aziende autonome che erogano anche servizi al territorio, le nostre Apsp vengono trasformate in articolazioni locali, senza personalità giuridica, della nuova Agenzia per gli anziani - spazio argento, con l’unica funzione di offrire posti letto a persone non autosufficienti. Potremmo definirle geriatrie periferiche, luoghi diffusi sul territorio in cui gli anziani semplicemente concludono la loro vita» spiegano nel loro comunicato. «Un’inversione di rotta a 180° rispetto alle finalità che la legge regionale nel 2005 aveva assegnato alle neonate Apsp, alle quali spettava il ruolo di soggetti con la funzione di “prevenire, ridurre o eliminare le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, svolgendo attività di erogazione di interventi e servizi socioassistenziali e socio-sanitari”». Compiti che le aziende credono di aver interpretato al meglio in questi anni: «Tutte offrono importanti servizi per la propria comunità come i servizi ambulatoriali aperti anche a soggetti esterni, servizi domiciliari, sportelli e servizi di consulenza, centri specializzati sul decadimento cognitivo, centri di ricerca e sperimentazione sull’approccio non farmacologico alla demenza. Sono tutte strutture solide, fortemente patrimonializzate grazie a donazioni e lasciti, con bilanci ampiamente in attivo, dotate di una struttura amministrativa snella ed efficiente, che hanno già messo in campo da anni significative collaborazioni fra loro». Anche i tanti volontari che vi operano lo fanno perché riconoscono queste realtà un’espressione del territorio.
«La proposta di riforma spazza via tutto ciò, crea un nuovo ente, con un proprio Consiglio di amministrazione centralizzato, che per quanto riguarda la Vallagarina (da Nomi a Avio, passando per Rovereto, Vallarsa, Mori e Brentonico) si occuperà di gestire, solo per quanto riguarda la residenzialità, circa 800 posti letto, oltre 1000 dipendenti, con un bilancio che supera i 40 milioni all’anno. Un ente enorme, che dovrebbe coordinare tutta la filiera dei servizi all’anziano della Vallagarina, sulla base di direttive emanate dalla Comunità di Valle alla quale spetta anche il compito di monitorare e valutare i risultati. Le nostre preoccupazioni su questa proposta sono direttamente proporzionali all’entità del cambiamento ipotizzato. Le nostre aziende centenarie, nate spesso da lasciti con vincolo di destinazione, spariscono, i patrimoni vengono annullati e tutto ciò per confluire in un ente nuovo, che sarà fortemente politicizzato vista la sua mole e quindi la sua appetibilità, che le assorbirà». E se da una parte è comprensibile l’obiettivo della riforma («l’assessore giustifica tutto ciò sostenendo che il problema da affrontare e risolvere è la eccessiva frammentazione dei servizi all’anziano, che occorre ricomporne la filiera per rendere il sistema maggiormente efficace, efficiente ed economico a fronte del progressivo incremento della popolazione anziana»), dall’altra resta inacettabile il metodo. «Per raggiungere questa finalità si sacrifica l’unico anello del sistema che funziona».