La birra del bicigrill a chilometro zero
La birra a chilometro zero esiste. E se per i dettagli si deve ricorrere a qualche strappo fuori zona è solo temporaneo perché tra qualche tempo la bevanda ambrata figlia del Nord sarà interamente coltivata, lavorata, prodotta in Trentino. I pionieri di questo artigianato del gusto assolutamente «local» (ma che ha già catturato la passione addirittura di «registi» della birra a stelle e strisce) sono i fratelli Matteo e Stefano Plotegher di Besenello. Che dopo aver avviato il birrificio ispirato ai vichinghi (la loro «Valkirija» è ormai ospite abituale alle feste della birra e nei locali di livello) hanno scelto di puntare su ingredienti cresciuti in loco. Iniziando dal luppolo, coltivato dal giovane agricoltore (26 anni) di Fai della Paganella Sandro Perlot. E, a breve, pure l'orzo crescerà in zona, precisamente a Guardia di Folgaria.
Insomma, l'Asgard di Besenello sarà l'unica birra trentina al cento per cento e, tra l'altro, con il sapore voluto e chiesto direttamente dai consumatori. Perché il prodotto è stato elaborato dal bicigrill Asgard di Nomi che ha coinvolto il birrificio Plotegher in questo progetto.
«Ci siamo rivolti direttamente a chi la birra la propone e a chi la gusta. - conferma Matteo Plotegher - Il bicigrill di Nomi (gestito da Mauro Ghezzi e Alessio Comper, ndr) già propone la nostra Valkirija ma ci ha chiesto una birra che venisse davvero incontro alle esigenze di chi la beve. Ed è nata Asgard, realizzata con luppolo trentino e con il metodo cimbro-danese della fermentazione a freddo. E poi l'impianto di produzione l'abbiamo realizzato noi artigianalmente con tanto di marchio». Artigiani fino al midollo, dunque, spine comprese.
Asgard - «che per altro è il nome che avevo dato alla mia associazione vent'anni fa, legata alla saga dei vichinghi e quindi è un ritorno alle origini» - sarà presentata questo pomeriggio alle 17 a Nomi, con tanto di concerto a tema. E sarà la prima birra del bicigrill, offerta ai ciclisti ma pure agli altri astanti.
I maestri birrai lagarini, con sede a Besenello ma decisamente cimbri, sono orgogliosi del prodotto e pure del proprio passato. «Le origini storiche del cognome Plotegher, che dà il nome al birrificio, sembrano riprendere la storia di un Grande Sasso, legato ad una località conosciuta come Plota, situata nei pressi dell'abitato di Ondertol, sull'altro lato della Valle del Rosspach, la Rosspach Valley (Rio Cavallo in italiano), ossia al rovescio rispetto alla più turistica e soleggiata Folgaria». Meno turistica Guardia, il paese natale dei Plotegher ma piena di antiche tradizioni, artisti e toponomi che riecheggiano i tempi andati legati ai cimbri. «E dove abbiamo in mente di coltivare il nostro orzo, un ritorno al passato visto che un tempo c'era e poi è stato rimosso perché rendeva poco».
Sulle origini del popolo Cimbro si narrano storie di guerrieri, di barbari discesi dalle terre «alte». «Era gente dello Jutland in Danimarca, arrivata fino agli altipiani del Trentino portando con sé antichi riti e tradizioni. Il cimbro non è un semplice dialetto, ma un'antica lingua scandinava che è stata tramandata e mantenuta nei secoli grazie all'opera degli abitanti di Luserna che ancora oggi la parlano. Ed è proprio nello Jutland che un anziano ci ha spiegato la fermentazione a freddo che noi abbiamo trasferito in un impianto ad hoc che simula la neve».
Il birrificio è storia recente, nato soli due anni fa. «Ma la birra la sappiamo fare da decenni. Poi con corsi, master e quant'altro abbiamo deciso di produrre». Iniziando con un carro funebre come furgone per il trasporto e una bara come bancone bar, alimentando così la leggenda.
«Quando non sei un grosso imprenditore, la pubblicità tradizionale non basta. - spiega Matteo - Il nostro obiettivo era sconvolgere tutti e così è stato». Ora la saga vichinga «made in Vallagarina» continua con l'Asgard, la birra del bicigrill di Nomi.