La nuova casa di Voce amica
«Non è forte chi non cade, ma chi cadendo trova la forza di rialzarsi». La massima di Jim Morrison, su una delle pareti d’entrata, dà il benvenuto nella nuova casa della comunità terapeutica-riabilitativa Voce Amica, trasferitasi da un paio di settimane a Nomi, all’incrocio tra via Roma e l’Sp90. «L’anima è quella della comunità, ma a tutti gli effetti questo è un centro specialistico per la cura delle dipendenze con associate problematiche psico-patologiche», spiega lo storico presidente Angelo Parolari. «Un quindicenne su quattro fa uso di sostanze: queste le ultime statistiche in Trentino. Ma il sommerso è di gran lunga maggiore - va subito al dunque -. Un problema, sempre più intenso, che si può affrontare attraverso due dimensioni. La prima è la prevenzione: a scuola, in famiglia, nella società è necessario cambiare registro, creando contesti dove il giovane venga valorizzato. I ragazzi di oggi, non avendo ricevuto un’educazione emotiva, non sanno più emozionarsi e quindi risulta più facile per loro fuggire dai problemi della vita cercando scorciatoie apparentemente più facili. La seconda è la cura e la riabilitazione vera e propria: è difficile riprendere in mano la vita di questi ragazzi, ma in comunità possono riaccendere la luce che avevano perso».
Sono 18 gli ospiti di «Voce Amica», di tutte le età, in lotta contro vari spettri della dipendenza. Un percorso lungo, minimo di un anno, che Parolari definisce come una «palestra di vita». «Ci sono regole ferree. E ci sono attività che li responsabilizzano. Sono loro a pulire stanze e spazi comuni, ad aiutare in cucina e in lavanderia, curare il giardino e l’orto. Non è facile, ma con grande fatica ce la fanno ad uscirne. Grazie al calore della comunicazione e alla forza dell’esempio imparano che le difficoltà si possono affrontare anche senza anestetizzarsi». Non tutti però. Anche perché, fa presente Parolari, gli effetti delle nuove molecole che si trovano sul mercato, spesso create dalla criminalità organizzata, hanno effetti devastanti sulle cellule cerebrali. «Le patologie psichiatriche associate al consumo di queste droghe negli ultimi anni sono aumentate in maniera esponenziale. Anche le più comuni canne non sono più quelle di una volta, ma ricoperte da sostanze micidiali. Poi - prosegue - c’è la vecchia eroina. Ci sono le droghe euforizzanti da discoteca, gli psicofarmaci, le ludopatie, ma anche la coca d’elitè, usata da chi cerca maggiori prestazioni lavorative. Capita pure che, in alternativa al carcere, alcuni detenuti svolgano un percorso riabilitativo con noi. Di fronte ad uno scenario così complesso non basta quindi la volontà d’animo, ma è fondamentale conoscere le neuroscienze».
«Voce Amica», una delle realtà di riferimento in provincia in questo settore, negli anni si è affidata a un’équipe multidisciplinare altamente specializzata, cuore pulsante della struttura. A guidarla è il professor Carlo Andrea Robotti, direttore sanitario, psichiatra e neuroscienziato, che oltre al ruolo di consulente clinico fa il formatore, fornendo all’équipe la dovuta dimensione scientifica. Con lui il medico psichiatra Alessandra Signoretti, due psicologi psicoterapeuti, un tecnico della riabilitazione psichiatrica, un’infermiera, una sociologa, due assistenti sociali e alcuni educatori professionali. Tra il personale anche quattro ex tossicodipendenti un tempo ospiti di Voce Amica, l’esempio concreto che la vita può dare una seconda possibilità. «L’ultima fase, la più delicata, è proprio il reinserimento lavorativo - spiega Parolari, lanciando un appello alle forze politiche -. È importante attivare risorse per il reinserimento di questi ragazzi nella società civile. Da soli non ce la fanno. Devono essere allenati, gradualmente, a rimettersi in gioco all’esterno».