Gli abitanti di Ala si schierano contro la nuova discarica
«Nessuna misura correttiva sarà accettata». A Pilcante fronte unito contro la discarica nell’incontro con Sava e i progettisti Montana. L’iniziativa di un piccolo gruppo contro una megadiscarica d’inerti progettata da privati ora riguarda un paese. Pilcante dice «no». Lo ha ribadito per vari motivi e in vari modi. «Nessun correttivo sarà accettato».
È difficile sintetizzare diversamente i risultati della serata informativa fissata dal Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali (Sava) secondo la procedura di Via. L’incontro con la popolazione, a cui partecipava il soggetto proponente, la Cava di Pilcante sas, per voce della milanese Montana incaricata al progetto, è caduto a otto giorni dalla scadenza per presentare osservazioni. Quelle dei presenti sono state verbalizzate durante l’assemblea.
Tuttavia Sava, su richiesta, ha garantito una proroga oltre il 18 giugno (3 luglio). Di fatto la conferenza di servizi comincerà il 19 giugno, mentre il consiglio comunale, che ha un ordine del giorno sulla discarica, si riunirà in settimana. Lo ha anticipato il sindaco Claudio Soini a una sala stracolma. Di là del tavolo dei relatori, dove sedevano i progettisti, la dirigente generale del Dipartimento territorio, ambiente, energia e cooperazione Livia Ferrario (assente per altri impegni l’assessore Tonina), il direttore Alessandro Mortler e l’ingegnere Chiara Lo Cicero del Via, in platea c’erano l’intera giunta comunale, due consiglieri della Comunità di Valle, il Comitato «No discarica» e i rappresentanti dei viticoltori. Più di 250 persone.
«Sicuramente il problema è stato sottovaluto: la discarica inerti, prevista dal 1990, sta preoccupando l’amministrazione, i cittadini di Pilcante e non, perciò vogliamo aprire una discussione seria. - ha esordito il sindaco - Alla conferenza di servizi il Comune farà osservazioni su controlli, viabilità, tipo di materiali scaricati e impatto sul paesaggio, così capiremo cosa si può fare per limitare i disagi. I problemi ci sono, bisogna affrontarli e risolverli assieme».
Oltre che calda la sala era pronta a vibrare ogni alzata di scudi, con applausi di scherno, interruzioni e repliche, anteponendo preoccupazioni concrete alle rassicurazioni tecniche.
È toccato al direttore del Via iniziare la presentazione dell’ipotesi discarica, sostituito poco dopo per un lieve mancamento dalla referente Chiara Lo Cicero, che ha illustrato la procedura: «Il Via valuta il progetto, com’è proposto, se il sito è idoneo dal punto di vista ambientale, sanitario, geologico, viabilistico, della popolazione, della biodiversità, del paesaggio, del patrimonio. Il cittadino ha diritto di conoscere l’istruttoria. Per dare massima trasparenza la notizia è stata data s’un giornale. Siamo nella fondamentale fase pubblica, in tempo per partecipare tutti assieme». Ma l’annuncio dell’avvio della conferenza di servizi ha acceso le proteste. «Non è la fine ma l’inizio dei lavori: ci sarà l’Appa, l’Apss, i servizi geologico, minerario, strade, risorse idriche e energetiche, le associazioni ambientaliste e imprenditoriali, il Muse; il Comune c’aiuterà sui problemi che dalla scrivania non capiamo, poi sospenderemo l’iter per la richiesta integrazioni posticipando i termini in funzione d’esse».
Spiegate le autorizzazioni assorbite (paesaggistica, di discarica, emissioni) e come formulare le osservazioni, la parola è passata ai progettisti. Ai non addetti ai lavori la Montana ha dato la definizione legale di rifiuto inerte sottolineando la differenza fra discariche controllate e abusive. È stato poi descritto il progetto, le misure di sicurezza e i modelli di analisi di rischio. Infine i punti più criticati: controlli, in capo alla ditta, e richieste di deroga a triplicare la concentrazione di metalli pesanti. Chi porterà i materiali non è chiaro. La lista dei conferenti, perlopiù con sede fuori regione, non è definitiva: «Sono esempi di aziende sul mercato», hanno detto il project manager Federico Bernar e il responsabile commerciale Pietro Simone.
Le prime osservazioni tecniche sono state del comitato: «Manifestiamo il nostro fermo dissenso al progetto, che è difforme dalle priorità dichiarate dalla Via: - ha detto l’avvocato Eccheli - è inaccettabile il traffico di camion sulla provinciale: 64 al giorno di media con picchi di 128; è inaccettabile lo smaltimento di rifiuti in deroga, contaminanti, metalli pesanti e tossici: il paese, case, scuole, asili, ciclabili, aree sportive, è a meno di 500 metri. L’analisi del rischio sversamenti è inaccettabile: è un modello matematico astratto, non concreto».
Così i controlli: «A Pilcante abbiamo precedenti gravi; il progetto non dà garanzie; la bonifica è in sfregio ai criteri paesaggistici e al Piano cave».
L’idea d’incompatibilità è stata ribadita da Marcello Cavagna dell’Associazione tutela del territorio: «Difficilmente troviamo nella Comunità della Vallagarina tali materiali, quindi si suppone vengano da fuori. Ciò esula dallo scopo di una discarica comprensoriale».
Più movimentato il botta e risposta lanciato dal veterinario Claudio Soini, che col microfono è salito sul palco: «Il progetto comporta pregiudizio per popolazione, territorio, suolo, acqua e aria. La bagnatura col percolato chimicamente genera arricchimento. Chiediamo che l’amministrazione s’opponga. La nostra patria non è sacrificabile».
Altri pareri contrari sono arrivati dai consiglieri di Comunità Bellorio e Fiorini. Stefano Dorigatti di Coldiretti ha osservato: «Il problema riguarda tutti gli agricoltori. Non possiamo permetterci succeda qualcosa alla falda, molti pozzi alimentano ettari di campagna. Si parla di Trentino sostenibile; ciò va in un’altra direzione». Una valutazione fatta anche dell’agronoma Elisabetta Bernardi: «Gli inerti citati non sono inalterabili bensì elementi chimici che diventano cianati. Per lavoro analizzo terreni: nei suoli vicini a discariche legali e controllate il cloro è 49 volte più alto. Aria, acqua, fenomeni atmosferici, ciò che succederà ai terreni agricoli è imprevedibile. L’unica certezza sarà il deprezzamento dell’unico patrimonio che abbiamo. Si dice che la discarica è l’unica destinazione ma in altre cave si fa biologico, apicoltura, turismo».
Il medico Gianbattista Martinelli ha ricordato che «la Bassa Vallagarina è stata stuprata dal punto di vista sanitario. Abbiamo già un’alta concentrazione di tumori. Secondo l’Oms, nell’inerte per riempire l’enorme cratere della cava Manara ci sono: «Cadmio e tallio, altamente tumorali, polmone e prostata; arsenico, fegato, colon, rene; nichel, polmone; mercurio, prostata e fegato; piombo, polmone. Non cito gli idrocarburi dei camion».