Crisi cardiaca giocando a tennis Anziano salvato col defibrillatore
Defibrillato in campo e massaggiato per circa mezz'ora prima di essere elitrasportato al Santa Chiara di Trento, dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico.
Ora è ricoverato in ospedale, dove è cosciente e le sue condizioni sono stabili. È andata più che bene ad un 75enne di Torino, B. B., che ieri mattina a Mori, sul campo del circolo tennis, ha visto la morte in faccia.
Lo hanno salvato la presenza di due medici in pensione e, soprattutto, la prontezza di riflessi dell'arbitro, che ha adoperato il defibrillatore automatico portatile che il campo ha in dotazione.
Tutto è successo ieri mattina sul campo del Circolo tennis Mori. Verso le 10.30, nell'ambito di un torneo nazionale over 70, B.B., 75enne torinese, all'improvviso si è accasciato al suolo.
«Eravamo al momento dal cambio campo, sul tre a due, quando l'ho visto cadere» acconta l'arbitro, Marco Michelotti di Arco, professore al liceo Maffei di Riva del Garda. Le condizioni dell'anziano sono subito apparse molto gravi. «Aveva gli occhi sbarrati e rantolava - ricorda Michelotti -. Fortunatamente nella squadra del circolo tennis di Arco tra gli atleti vi era un medico in pensione, e tra il pubblico c'era anche suo fratello, medico anch'egli. Lo hanno subito massaggiato e iniziato la respirazione bocca a bocca. Io sono andato a prendere il defibrillatore del campo, la cui presenza avevo verificato prima dell'inizio del match. Abbiamo applicato le piastre e erogato quattro scariche, alternandole al massaggio cardiaco, così come la macchina indicava».
Nel giro di 15 minuti sono arrivati i sanitari di Trentino Emergenza, che hanno continuato le manovre salvavita. Una volta stabilizzato il paziente è stato possibile trasportarlo all'elicottero, nel frattempo arrivato da Trento.
«Avevo paura che morisse, devo dire di aver temuto il peggio - spiega Michelotti -. È stato fortunato. Questo episodio dimostra ancora una volta che la presenza dei defibrillatori e di personale addestrato al loro impiego, come lo siamo noi arbitri, è qualcosa che fa la differenza tra la vita e la morte. E che il controllo preventivo dei presidi salvavita e delle certificazioni mediche agonistiche non è un "fastidio" da sbrigare in fretta ma pratiche fondamentali che giustamente la legge rende obbligatorie».