Sei nuovi punti di controllo contro il rischio di "invasione" di cinghiali
Si teme un ulteriore aumento del numero di animali presenti nel basso Trentino, autorizzate nuove postazioni di controllo in cui si potranno utilizzare anche i visori notturni. I cacciatori: "Tutta colpa delle introduzioni abusive a scopo venatorio"
TRENTO Agricoltori in piazza contro i cinghiali
AVIO. La convivenza col cinghiale potrebbe diventare problematica nel territorio del Baldo.
E per evitarlo il Comune ha assegnato un contributo economico straordinario di 1800 euro alla Riserva cacciatori.
Servirà a coprire le spese previste, nella richiesta dello scorso aprile del rettore dell’associazione, per allestire sei postazioni di controllo della fauna suide selvatica sulla montagna aviense.
L’area da tenere sott’occhio (o binocolo infrarossi) è sul confine Veneto, nel rispetto della normativa aggiornata a marzo dalla giunta provinciale coi nuovi habitat della specie (stabili o meno) secondo il criterio che questa è problematica per gli impatti sulle colture agricole e gli equilibri ecologici e faunistici.
In Trentino si prevede che l’attività di controllo (cioè abbattimenti e catture, in vigore dal 2011) dei cinghiali e degli ibridi possa essere svolta «anche al di fuori dei periodi di caccia e nelle zone in cui è vietata, per motivi sanitari, per la tutela del suolo, per la selezione biologica, per tutelare il patrimonio storico-artistico e le produzioni zoo-agroforestali e ittiche»; in via sperimentale, sarà così fino al 2023.
L’altra novità introdotta a marzo era l’uso dei visori notturni per «evitare dopo il primo abbattimento la fuga degli altri», sempre allo scopo «d’abbassare la densità della specie», deliberavano la giunta e l’assessora Zanotelli che, in quei giorni, aveva incontrato anche l’amministrazione di Avio, il corpo forestale e i rappresentatoti dei cacciatori locali: «Il loro operato è fondamentale, anche per il mantenimento del paesaggio e del bosco». La giunta Fracchetti è tornata sul punto e valutato «l’interesse pubblico connesso all’attività di controllo del cinghiale, ormai stabilmente presente anche nel territorio del Comune di Avio, tant’è che nel 2020 ci sono stati alcuni abbattimenti in località malga Dossoli e Prà Alpesina».
La “minaccia” di una presenza stabile pare quindi più di un’ipotesi sul limite occidentale.
«È intenzione della Riserva di caccia di Avio preparare il territorio a un’eventuale ulteriore e più consistente entrata dei cinghiali allestendo degli appostamenti in punti strategici al fine di intervenire in tempi brevi qualora la specie dovesse attestarsi», spiega la giunta adottando l’atto di indirizzo che condivide «la finalità di monitorare la specie, intervenendo tempestivamente qualora dovesse attestarsi stabilmente», un’eventualità già vista in altri frangenti.
È l’associazione Cacciatori trentini a ricordare nel suo ultimo report (2018) un ritorno che preoccupa: in Trentino «le probabili introduzioni abusive con tutta probabilità a scopo venatorio» sono attestate negli anni ’80 e in Vallagarina sono fatte «risalire a immissioni effettuate negli anni settanta» fra Dolcè e Peri, con le prime segnalazioni di una colonia in sinistra Adige nel 1987; i prelievi diventano «significativi dal 2008-2009 con quasi 40 abbattimenti» l'anno; un incremento legato a «spontanee migrazioni dal veronese».
In destra Adige la situazione è un po’ diversa: fino al 2018 erano segnalate singole presenze, anche se sul Baldo nel 2014 i cacciatori registrano «un preoccupante, continuo ma poco rilevabile aumento», anch’esso dovuto, «pare, al rilascio illegale di quattro-cinque soggetti poco a sud del confine provinciale orientale».
Sul Baldo sopra Nago e Torbole invece l’eliminazione è particolarmente intensa nel 2017 per il fatto che la popolazione s’è ibridata col maiale. E a proposito di scambi di Dna l’ultimo rischio viene dall’Est Europa, è la famosa pesta suina africana, pericolosa e non poco per gli allevamenti.
Il confine ovest col Veneto dunque conterà sei nuovi punti di controllo e di caccia: ogni postazione costerà «300 euro, pari al costo del materiale da costruzione», spiega la giunta.