Il lago di Loppio sta scomparendo: estate caldissima e inverno secco, i pesci (anche immessi illegalmente) muoiono
Nel fondo del bacino in comune di Mori molte le specie «rilasciate» (compresi i pesci rossi), ma resta il problema della mancanza di portata: la competenza è della Provincia
MORI. Boccheggia ormai il lago di Loppio, con la fauna ittica che rischia di essere sterminata. Sembra una morte annunciata quella del biotopo che negli ultimi due anni era tornato ad avere dimensioni apprezzabili, grazie alle piogge e alle nevicate.
«Ma sta alla Provincia intervenire per trovare una soluzione. Visto che tutti sanno che il laghetto ha un andamento ciclico. L'invaso si riempie per le precipitazioni e poi tende, nel giro di qualche anno, a svuotarsi in assenza di una fonte costante di riempimento» dice il sindaco di Mori.
Difatti dopo un'estate canicolare e un inverno secco e con scarse, finora, precipitazioni, lo specchio d'acqua si è ridotto, lasciando i pesci quasi in secco. Da qui il tam tam di tanti amanti della natura che chiedono un intervento per salvare le numerose specie ittiche autoctone e non.
«La gestione del Loppio è della Provincia - ribadisce il sindaco di Mori -. Negli ultimi anni era stato popolato di pesci forse in modo non controllato. Visto che bisogna essere autorizzati dall'ente Bacini montani, che ne ha anche la sorveglianza. Ma è anche vero che non si deve far passare in secondo piano che prima di tutto le sorgenti, se potabili, devono essere utilizzate per le comunità».
In effetti negli ultimi tempi gli amanti del Loppio e dell'importante sito dell'isola di Sant'Andrea hanno sperato nel ritorno dello storico bacino. Va ricordato che l'area è un biotopo tutelato, una cosiddetta "zona speciale di conservazione" e una riserva provinciale. Quindi è vietato sia prelevare specie presenti sia immettere nuove specie animali o vegetali. Però di fatto non pochi, chiamiamoli così, "volontari" avevano ripopolato la fauna non autorizzati, mettendone a repentaglio l'equilibrio. Infatti è noto che nello specchio d'acqua ci siano i carassi dorati, ovvero i pesci rossi. Mentre l'alborella assai diffusa in quelle acque sarebbe autoctona.
«Per immettere una specie ittica ci vuole l'autorizzazione del veterinario e della Provincia - aveva precisato qualche mese fa Stefano Martini, presidente dell'Unione pescatori del Trentino - perché alcune specie possono essere invasive, cioè riprodursi tanto e causare danni all'equilibrio ecologico dell'area».
Perciò nel lago si è sviluppata una fauna acquatica che ora, col prosciugamento, è rimasta sul fondo. A segnalare la situazione, mesi or sono, il gruppo Facebook Citizen Science Muse, che si avvale della collaborazione degli esperti del Museo delle Scienze di Trento.
Peraltro sulla scomparsa e poi sulla rinascita del laghetto l'amministrazione moriana si è soffermata in più occasioni. Una delle ultime risale allo scorso aprile. In quella circostanza il Consiglio comunale aveva discusso sulla nuova vena, trovata durante i lavori della galleria Adige Garda, all'altezza del passo San Giovanni. In un cunicolo di emergenza del tunnel, si era rinvenuta una fonte idrica della portata di circa 30 litri al secondo.
Nel corso del dibattito consiliare si era trovato un vasto consenso fra maggioranza e opposizione sul fatto che andava messa subito in sicurezza. Per poter decidere in un secondo momento come utilizzarla: se per scopi civili o per il ripristino del lago di Loppio. «Può essere un'ipotesi subordinata a quella dell'uso civile - aveva osservato in quell'occasione il sindaco -. Nel caso in cui l'acqua non fosse potabile, si dovrebbe valutare l'eventualità di indirizzarla verso il lago. Però all'inizio aveva una portata di 20-30 litri al secondo e veniva pompata nel lago. Dopo, il flusso è diminuito a 10 litri al secondo».