Farmacisti assolti: per i giudici non c’è stata nessuna truffa all’Azienda sanitaria trentina
Secondo l'accusa alla Monte Albano e al dispensario di Marco, dal 2011 al 2017, si sarebbe fatta la cresta sui pannoloni per incontinenti e sulle lancette o gli aghi per diabetici
MORI. Nessuna truffa ai danni dell'Azienda sanitaria: la farmacia Monte Albano di Mori e il dispensario di Marco hanno agito correttamente. La corte d'appello di Trento ha assolto i due titolari Francesco Kostner e Roberto Candioli perché il fatto non sussiste.
Confermata la sentenza di assoluzione di primo grado anche per i nove dipendenti e per la stessa farmacia, condannata in tribunale a Rovereto ad una multa di 51.600 euro. L'Asl, tra l'altro, dovrà restituire i 10mila euro versati come previsionale e, infine, i giudici hanno sbloccato il denaro sequestrato e confiscato.
Si chiude dunque con un metaforico liberi tutti la vicenda dei presidi sanitari sui quali, stando al pm Fabrizio De Angelis, i due farmacisti avrebbero fatto la cresta. Tanto che la procura contestava - ed è stato ribadito anche ieri in appello - l'associazione a delinquere finalizzata appunto alla truffa con un danno che i magistrati lagarini calcolavano di oltre 4 milioni di euro.Per i giudici, invece, non c'è stato alcun illecito ma tutto si è svolto a regola d'arte, anche la gestione dei presidi.
Per i protagonisti di questa amara storia giudiziaria, insomma, è la fine di un incubo. Perché secondo l'accusa, come detto, alla Monte Albano e al dispensario di Marco, dal 2011 al 2017, si sarebbe fatta la cresta sui pannoloni per incontinenti e sulle lancette o gli aghi per diabetici. Sulla carta i clienti avrebbero dovuto portare ogni mese un'autorizzazione che indicava le quantità di materiale da ritirare gratuitamente e, in base a quanto consegnato, la farmacia avrebbe dovuto poi chiedere il rimborso all'Azienda sanitaria. E qui entra in ballo l'inchiesta.
Per l'ufficio inquirente, infatti, la farmacia avrebbe fatto figurare ritiri completi anche quando i pazienti non avevano preso tutti i presidi di cui avevano diritto. In altre parole avrebbero gonfiato i rimborsi. E il sistema era tale per cui, a detta della procura, tutti erano coinvolti, dipendenti compresi. Di qui l'imputazione di associazione a delinquere. Le difese (per i titolari gli avvocati Claudio Tasin e Claudio Luciano Luchi, per la farmacia Claudio Losi) hanno sempre sostenuto una tesi opposta: non c'è mai stata alcuna scorrettezza e, se ci contesta qualche irregolarità come anticipi sulla consegna dei presidi del mese successivo, lo si deve all'assoluta buona fede e comunque commessa solamente per agevolare i pazienti.
E soprattutto non si può contestare ai nove dipendenti di aver assecondato una truffa dei loro titolari senza averci guadagnato un solo euro. Una ricostruzione che ha convinto la corte che, non a caso, ha assolto tutti perché il fatto non sussiste. Il reato, dunque, non c'è. E a questa conclusione era già giunto il tribunale due anni fa quando aveva sentenziato l'assoluzione con formula piena nei confronti dei lavoratori della Monte Albano e del dispensario marcolino. Alice Candioli e Valeria Candioli (difese dagli avvocati Claudio Tasin e Claudio Luchi), Tiziana Huez (Andrea Colorio), Andrea Cont (Fulvio Carlin), Massimo Nai Oleari, Claudio Feller, Marianna Bafaro, Ilaria Bertolini e Claudia Perenzoni (tutelati dall'avvocato Paolo Dal Rì) non hanno quindi mai commesso illeciti.
In primo grado gli unici ritenuti colpevoli (per la gestione dei presidi diretti a dodici clienti) furono i due farmacisti, condannati per truffa aggravata a un anno e mezzo di reclusione con sospensione condizionale e con la pena accessoria del divieto di stipulare contratti con la pubblica amministrazione.
Quanto alla farmacia, fu condannata, ai sensi della legge sulla responsabilità penale delle persone giuridiche, a una multa di 51.600 euro. Ora queste condanne sono state cancellate dalla corte d'appello. Che ha pure revocato la confisca del denaro sequestrato e che sarà restituito.