La scomparsa di Pietro Tomei: «Come è possibile fuggire da una Casa di Riposo?»
A porsi l’interrogativo è il consigliere Filippo Degasperi (Onda) che chiede alla Provincia di fare chiarezza: «sensori, sorveglianti e cancelli: nulla ha funzionato». Tomei, con deficit psichico, è scomparso nella notte il 15 marzo dopo essersi allontanato dalla “Cesare Benedetti”
IL FATTO Si cerca un uomo che si è allontanato dalla casa di riposo a Mori
LE RICERCHE Ancora nessuna notizia di Pietro Tomei
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MORI. Nella notte dello scorso mercoledì 15 marzo Pietro Tomei, 59 anni, è scomparso dopo essere "scappato" dalla casa di riposo Cesare Benedetti di Mori, dove era ospite da anni in quanto non autosufficiente per un importante deficit intellettivo dovuto ad un pregresso incidente. L'imponente macchina della protezione civile trentina lo ha cercato dappertutto per dieci giorni. Fin dalle primissime ore dalla sua scomparsa.
Indirizzati dalle telecamere che vigilano su Mori, che hanno permesso di seguirne il percorso dalla rsa fino a dove la strada provinciale devia verso l'area Casotte, i vigili del fuoco lo hanno cercato dalle campagne del fondovalle alle propaggini del Baldo; hanno battuto palmo a palmo i ruderi dell'ex Alumetal; hanno camminato nelle acque dell'Adige; si sono immersi nelle profondità delle dighe di Mori e di Ala, macinando chilometri su chilometri spingendosi fino ad Avio e poi più giù, verso Caprino Veronese, affidandosi ai cani molecolari e usando pure i droni. Ma niente. Dove è finito Tomei, resta un mistero.
Ma oggi, a più di un mese dalla scomparsa, c'è chi chiede di fare luce su di un altro mistero che grava su questa vicenda. Ovvero: come ha fatto Tomei ad uscire dalla casa di riposo? Lo domanda la pone con un'interrogazione a Piazza Dante il consigliere provinciale di Onda Filippo Degasperi che, evidentemente ben informato circa dinamiche di lavoro interne e dotazioni della casa di riposo moriana, ha depositato un testo articolato. «Nonostante la tempestività dell'allarme - scrive - e le poderose ricerche protrattesi per giorni di lui (Tomei, ndr) non c'è nessuna traccia. Da tempo ormai di lui non si parla più. A distanza di un mese dalla sua scomparsa appare lecito porsi una domanda. Come ha fatto ad allontanarsi indisturbato? Il paziente aveva più volte manifestato il desiderio o istinto di fuggire e numerosi erano stati i precedenti tentativi, non solo suoi».
«Per problemi comportamentali da mesi lui ed altri pazienti erano stati collocati in un nucleo speciale da cui allontanarsi avrebbe dovuto essere impossibile. Nella sua camera sembra, infatti, fosse posizionato un sistema di sensori che indicavano per quanto tempo l'ospite lasciava vuoto il proprio letto. La porta della sua camera, si dice, fosse munita di allarme. La porta di accesso/uscita del nucleo era predisposta per essere ermeticamente chiusa e munita di un codice. È vero, una Rsa è una struttura aperta, ma non per tutti, soprattutto non per quelli come lui (Tomei, ndr). Le porte dell'edificio, inoltre, si aprono automaticamente per l'uscita ma, all'esterno, ben tre cancelli si frappongono a chi, specie di notte, imbocca la porta. Quella notte però, nulla di tutto ciò sembra avere funzionato».
Di qui le domande: «Come mai i sistemi di allarme non hanno funzionato? Come ha potuto un uomo in quelle condizioni uscire con così tanta facilità da un nucleo predisposto appositamente per chi necessita di vigilanza costante? Su chi ricade la responsabilità?». La Apsp Cesare Benedetti, contattata dall’Adige, ha rifiutato di commentare.